LE PAROLE DI BINI SMAGHI

A margine del Salone del Risparmio in corso a Milano, Simone Bini Smaghi, Vice Direttore Generale ARCA Fondi Sgr, ha spiegato al Giornale d’Italia che “tra i temi più importanti di questo salone e che più ci stanno a cuore c’è sicuramente quello dei giovani e della previdenza complementare, perché credo che sia un tema veramente molto importante per il nostro Paese. È un tema che sta diventando sociale. Abbiamo visto come sta andando la previdenza pubblica, le difficoltà che ci sono, quello che è stato eliminato come rivalutazione sulle pensioni, l’allungamento dell’età lavorativa. Oggi per i giovani il tema più importante è la loro pianificazione finanziaria, che deve passare in primis attraverso l’adesione al fondo pensione perché chiaramente questo è il cuore della loro strategia e della loro pianificazione”. Vedremo se ci sarà una qualche forma di incentivazione dell’adesione alla previdenza complementare che è stata auspicata da più parti.



I DATI SULLA SPESA PENSIONI DI UNIMPRESA: CRESCE IMPATTO SUL PIL MA PER ORA I CONTI TENGONO

Il Centro Studi di Unimpresa, alla vigilia della presentazione del Def (qui tutti i dettagli, ndr), ha presentato una vasta analisi sulla spesa pubblica italiana evidenziando l’alto valore di “impatto” rappresentato dalla spesa per le pensioni. In attesa di una riforma pensioni effettiva e normativa che faccia uscire il Paese dalla legge Fornero, i dati sulla previdenza restano enormi: 340 miliardi di euro è la cifra di spesa raggiunta nel 2024 per soli assegni previdenziali, di fatto il 16% del prodotto interno lordo del Paese.



Come spiega Unimpresa, è il valore più alto dal 2022 al 2026 secondo le prime stime: «In valori assoluti, la spesa pensionistica si è attestata a 297 miliardi e 317 miliardi nel biennio scorso, mentre nei prossimi due anni arriverà rispettivamente a 350 miliardi e 361 miliardi». Come spiega a commento del report presentato in questi giorni il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, «riteniamo che il governo di Giorgia Meloni stia ben gestendo le casse dello Stato, di fatto in linea con l’esecutivo guidato da Mario Draghi, improntando tutto alla prudenza». La crescita del Pil fissata dal Def all’1% e il deficit confermato al 4,3%, occorrerà attendere i prossimi sviluppi dopo le Europee per valutare se il piano di spesa pubblica del Paese rimarrà quello attuale o se verrà modificato anche in vista delle possibili regolamentazioni “nuove” della prossima Commissiona Europea.



LE PAROLE DI PACIFICO

Di fronte all’ipotesi che l’anno prossimo si arrivi a Quota 104, dall’attuale Quota 103, Marcello Pacifico evidenzia che “di fatto nella scuola si è sta sempre più rompendo il patto generazionale: una 30enne giovane insegnante precaria andrà in pensione dopo mezzo secolo di lavoro e con un assegno intorno al 70% dell’ultimo stipendio. Non lo diciamo noi ma il sistema di simulazione ‘pensami’, simulatore dei sistemi pensionistici, messo a disposizione dall’Inps”. Come riporta orizzontescuola.it, secondo il Presidente nazionale dell’Anief occorre quindi una finestra pensionistica specifica per il personale scolastico, per via del maggior rischio “di incorrere nel burnout rispetto al resto della pubblica amministrazione. Chi governa la scuola non può continuare a fare finta di nulla: per dare una risposta efficace al problema, basterebbe dare applicazione alle stesse regole in vigore oggi per i dipendenti delle forze armate e prevedere il riscatto gratuito degli anni di formazione e universitaria più l’eventuale integrazione dei fondi bancari”.

LE PAROLE DI FIGUCCIA

Vincenzo Figuccia, membro dell’Assemblea regionale siciliana, come riporta siciliaogginotizie.it fa sapere che “in conformità con la norma nazionale, proporrò, alla prima occasione possibile in aula in Assemblea Regionale, un emendamento che prevede per il personale dipendente della regione siciliana, iscritto al Fondo Pensioni della regione siciliana, l’opportunità di riscattare periodi contributivi nel limite massimo di anni cinque. Consentendo così al personale stesso di coprire quei periodi contributivi che dovessero risultare privi di contribuzione e tali da costituire i cc.dd. ‘vuoti contributivi’, con onere a carico del personale richiedente”. Per l’esponente della Lega, “l’approvazione di questo emendamento renderebbe giustizia andando a colmare un vuoto normativo regionale, e permettendo al personale dipendente della regione siciliana, che con il versamento dei contributi mancanti, di poter andare in pensione prima, qualora abbia raggiunto i requisiti”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI GUARINO

Come ricorda Mara Guarino in un articolo sul sito di Itinerari previdenziali, “nel 2022 la spesa pensionistica relativa a tutte le gestioni previdenziali INPS e alle Casse dei liberi professionisti, al netto della quota GIAS, è ammontata a 247,589 miliardi (erano 238,271 nel 2021), con un incremento del 3,9%, imputabile in minima parte alla fisiologica rivalutazione delle rendite all’inflazione e, in misura maggiore, all’aumento del numero dei pensionati di questi ultimi anni, a propria volta ascrivibile a misure di anticipazione quali Quota 100 o Quota 102″. Si tratta in ogni caso di numeri che sembrano compatibili con un sistema sostenibile, a patto che vengano però tenuti sotto controllo i meccanismi di anticipo pensionistico.

I DISAVANZI DI ALCUNE GESTIONI

Guarino ricorda che sulla sostenibilità del sistema incide positivamente il fatto che a seguito della ripresa post-pandemica sono tornate “a crescere le entrate contributive, risalite nello slancio post Covid-19 fino a 208.264 milioni di euro nel 2021 e che hanno invece toccato quota 224.943 milioni nel 2022, ultimo anno di rilevazione disponibile per le elaborazioni del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Migliora di riflesso il saldo – negativo – tra entrate e uscite, pari a 22.645 milioni di euro (contro i circa 30 dell’anno precedente), su cui incidono però pesantemente i disavanzi di alcune gestioni”. Bisognerà, quindi, prestare attenzione a queste gestioni, limitare la spesa assistenziale che è spesso impropriamente imputata a quella pensionistica e contenere al massimo le deroghe alla Legge Fornero che comportano aggravi di spesa per lo Stato.

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