LE PAROLE DI DAMIANI E CARROZZONI
Il Senatore di Forza Italia Dario Damiani, come riporta Ansa, evidenzia che “da quando il centrodestra governa, i dati positivi sono numerosi, come quelli sul taglio della pressione fiscale, certificato dall’Istat solo qualche giorno fa, e sull’aumento delle pensioni minime che, dalle previsioni dell’Inps, nel 2024 saliranno a 614,77 euro. Due battaglie storiche di Forza Italia che si concretizzano grazie alla serietà delle politiche di centrodestra. Stiamo concretizzando le promesse fatte ai cittadini in campagna elettorale, andiamo avanti per realizzare il programma di governo con una squadra solida e coesa con l’obiettivo di rilanciare la nostra economia”. Il Presidente del Coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia di Rieti, Matteo Carrozzoni, come riporta formatrieti.it, ricorda invece che con la Legge di bilancio il Governo mostra “attenzione anche alle pensioni con ‘Quota 103’, rivalutazione al 100% per le più basse e aumenti percentuali decrescenti per pensioni superiori”.
LE INCOGNITE SULLA RIFORMA PENSIONI DI QUOTA 41
La tempistica per raggiungere una piena riforma pensioni resta tra le priorità del Governo, come ribadito dalla Premier Meloni in conferenza, ma non è detto che possa avvenire nell’immediato per l’anno 2024: come riportano le fonti del “Sole 24 ore”, la Lega continua ad insistere sull’adozione della riforma Quota 41, ovvero la possibilità di uscita con 41 anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica.
La vicenda sarà affrontata al ritorno del tavolo con le parti sociali richiesto dal Governo per le prossime settimane: in attesa di una risposta dei sindacati – Cisl ha aderito all’appello, Uil e Cgil ancora nicchiano – l’eventuale Quota 41 dovrebbe comunque essere vincolata al metodo contributivo, secondo quanto stabilito dal MEF. La Lega non sembra contraria a questo punto ma vorrebbe anticipare i tempi per una riforma che altrimenti rischia di allungarsi fino almeno al 2025: scrive il “Sole”, «Se la riorganizzazione del sistema previdenziale dovesse slittare verso la fine della legislatura, il governo sarebbe comunque chiamato a fare i conti con l’incognita-2025». Nel Def di aprile se ne saprà di più ma di sicuro con l’eventuale Quota 41 spostata a fine legislatura, occorrerebbe capire come fare con il rinnovo di Quota 103 (proroga o adozione della Quota 104, 63 anni d’età e 41 di versamenti), Ape social e Opzione Donna. (agg. di Niccolò Magnani)
LA POSSIBILE MOSSA NEL MILLEPROROGHE
Secondo Il Sole 24 Ore, nell’iter parlamentare del Decreto Milleproroghe potrebbe rispuntare la norma, ritirata dal Governo in occasione della Legge di bilancio, per alzare l’età pensionabile dei medici a 72 anni. Intanto, come riporta lavocedelpatriota.it, Enoch Soranzo, vicepresidente del Gruppo Consiliare regionale veneto di Fratelli d’Italia, ricorda la proposta avanzata che mira a “modificare la normativa esistente, consentendo l’attribuzione di incarichi temporanei a medici in quiescenza o pensione di vecchiaia per attività ambulatoriali, che saranno gestiti con una programmazione temporanea e controllata, basata sui dati raccolti dal monitoraggio regionale. In questo modo vogliamo ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane esperte, garantendo una gestione efficiente delle attività ambulatoriali per ridurre le liste d’attesa in modo significativo”. La proposta, specifica Soranzo, riguarderebbe l’utilizzo di “medici in quiescenza o in pensione da non più di dieci anni”.
LE PAROLE DI PETRUCCI
Come riporta Ansa, Simona Petrucci, Senatrice di Fratelli d’Italia evidenzia: “La revisione dell’Irpef, il contenzioso tributario, gli sgravi per i lavoratori, gli interventi per i redditi medio bassi e la riduzione progressiva della pressione fiscale: ecco i pilastri di un fisco finalmente equilibrato e giusto, per il quale continueremo a lavorare anche in futuro. Se a tutto questo aggiungiamo gli aumenti delle pensioni, in arrivo già da questo mese, abbiamo la dimostrazione di quanto il nostro governo sia davvero presente e vicino ai bisogni della gente. Lo abbiamo promesso in campagna elettorale e lo stiamo facendo: lo Stato torna ad essere a misura di cittadino”. Intanto l’avvocato Patrizia Polliotto, Presidente del comitato regionale piemontese dell’Unione nazionale consumatori spiega che con gli aumenti previsti delle bollette per le famiglie piemontesi stimati in circa 700 euro nel 2024, a farne le spese saranno soprattutto le “fasce più deboli: anziani over 75 con pensioni minime, bonus sociale e alle prese con gravi contesti di disabilità”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI TESTUZZA
In un articolo pubblicato su Sanità 24, Claudio Testuzza ricorda che “le entrate complessive dell’Inps ammontano a 530 miliardi. Il gettito contributivo è di 260 miliardi. Le uscite complessive sono di 504 miliardi. Le uscite per pensioni ammontano a 283 miliardi. Per pareggiare questi bilanci, in sostanziale cronica passività, i trasferimenti posti a carico del bilancio dello Stato devono necessariamente concorrere al ripiano dei disavanzi delle singole gestioni”. Non va poi dimenticato che “pochi contributi da redditi modesti o addirittura inesistenti daranno solamente possibili interventi assistenziali e non certo pensioni. Soluzioni miracolistiche non ce ne sono e ancorché fossero disponibili i risultati li avremmo non prima di 20-25 anni. E allora bisognerà puntare a portare a galla una buona parte dei lavoratori “invisibili” presenti nel Paese”.
LE MOSSE PER AUMENTARE LE ENTRATE
In questo senso Testuzza ricorda che secondo l’Istat sono circa 3 milioni le persone che svolgono un’attività in nero e i mancati contributi superano i 10,4 miliardi di euro. “Appare, altresì, necessario incentivare ulteriormente l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, visto che siamo fanalino di coda in Europa per il tasso di occupazione femminile (pari al 50 per cento circa). Bisognerà rafforzare le politiche che incentivano la crescita demografica”, oltre ad “allungare la vita lavorativa delle persone (almeno delle persone che svolgono un’attività impiegatizia o intellettuale). E poi, è necessario innalzare il livello di istruzione della forza lavoro che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l’Ue. E, infine, nell’immediato distinguere i trattamenti pensionistici da quelli assistenziali”.
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