LE PAROLE DI CUZZILLA

Come ricorda vconews.it, il 28 febbraio si terrà l’Open Day dedicato alla firma della petizione “Salviamo il Ceto Medio”, promossa da Cida, il cui Presidente Stefano Cuzzilla evidenzia che “la categoria dirigenziale si fa portavoce di tutte le forze produttive e intraprendenti del nostro Paese, che pur essendo essenziali per la generazione del Pil, la creazione di posti di lavoro e il dinamismo dell’economia, sono da troppo tempo trascurate dalla politica. Ci riferiamo a tutti i contribuenti da lavoro o da pensione da 35 mila euro lordi in su che pagano il 63% di tutta l’Irpef e che anche in quest’ultima legge di bilancio vengono penalizzati e demoralizzati. Vi chiediamo di unirvi a noi firmando la petizione per tutelare non solo la classe media, continuamente vessata da provvedimenti falsamente redistributivi che minacciano seriamente i valori della professionalità e del merito ma anche il Paese. Insieme vogliamo costruire un sistema più equo e giusto, orientato al lavoro, alla crescita, alle imprese, a stipendi più elevati e a pari opportunità”.



L’INIZIATIVA DELLA FNP-CISL

La Fnp-Cisl ha deciso di dar vita a Rovigo a un Centro di indirizzo e ascolto dedicato a fornire un orientamento e un accompagnamento “agli anziani che manifestano la necessità di ottenere informazioni sui servizi offerti nel territorio da istituzioni e associazioni”. Come riporta rovigo.news, “lo scopo principale del Centro sarà, quindi, quello di tutelare principalmente i soggetti fragili della comunità offrendo, anche attraverso i servizi della Cisl, informazioni e soluzioni in tema di pensioni, disabilità, non autosufficienza, lotta alla povertà, denuncia alle autorità giudiziaria di abusi, (con particolare attenzione alle forme di violenza nei confronti delle donne), nonché di fornire ascolto all’anziano solo ed orientarlo sulle risorse e opportunità presenti sul territorio”. Sarà, pertanto, possibile avere un aiuto anche di fronte alle problematiche relative all’importo degli assegni.



LA PROPOSTA DI SANDRO SCOPPA

Sandro Scoppa, sul blog di Nicola Porro, propone una riforma delle pensioni all’insegna della privatizzazione della previdenza, muovendosi sulle orme tracciate dal Cile all’inizio degli anni Ottanta. Quindi, “per uscire dalla crisi, evitando il collasso e il conflitto generazionale che si profila, non è discutibile che occorra innanzitutto intervenire con la liberalizzazione del settore della previdenza, che sottrarrebbe la stessa al monopolio pubblico per rimetterla a gestori privati operanti nel mercato e in concorrenza tra di loro, pronti a soddisfare le necessità e i bisogni di protezione degli individui-consumatori. Questi, con le loro scelte, decreterebbero il successo o l’insuccesso delle iniziative intraprese dai citati gestori privati, per i quali i risultati delle loro attività avrebbero valore monetario ed essere controllati tramite il calcolo economico”. Inoltre, bisognerebbe introdurre il “metodo di finanziamento a capitalizzazione su basi private” al posto dell’attuale sistema a ripartizione.



IL COEFFICIENTE PER RIVALUTARE IL TFR

Come ricorda Il Sole 24 Ore, “a gennaio il coefficiente per rivalutare le quote di Tfr accantonate al 31 dicembre 2023 è 0,377313”. Per determinare tale coefficiente “si parte dall’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati ‘senza tabacchi lavorati’ diffuso ogni mese dall’Istat. In particolare, si calcola la differenza in percentuale tra il mese di dicembre dell’anno precedente e il mese in cui si calcola la rivalutazione. Poi si calcola il 75% della differenza a cui si aggiunge, mensilmente, un tasso fisso di 0,125 (su base annua 1,500). La somma tra il 75% e il tasso fisso è il coefficiente di rivalutazione”. Il quotidiano di Confindustria ricorda che “in caso di corresponsione di una anticipazione del Tfr, il tasso di rivalutazione si applica sull’intero importo accantonato fino al periodo di paga in cui l’erogazione è effettuata. Per il resto dell’anno l’aumento si applica, invece, solo sulla quota al netto dell’anticipazione, quella che rimane a disposizione del datore”.

RIFORMA PENSIONI, LE NOVITÀ PER GLI ISCRITTI INPGI

Come riporta Italia Oggi, in base a quanto comunicato dall’Inpgi, i giornalisti freelance che guadagnano meno di 1.535 euro al mese corrono rischi sul fronte pensionistico. “Solo a fronte di un pagamento di contributi mensile calcolato su tale importo, infatti, l’Inpgi riconosce un mese di anzianità utile ai fini della pensione (quindi 399 euro mensili ovvero 4.788 euro annuali)”. Il contributivo soggettivo per i giornalisti che svolgono attività autonoma giornalistica, invece, è confermato per quest’anno “in misura del 12% del reddito imponibile. Per le quote di reddito eccedenti 24.000 euro, il contributo è elevato al 14%. Il contributo integrativo, per il quale il giornalista ha diritto di rivalsa nei confronti del committente, è pari al 4% del reddito”.

LE CONDIZIONI PER LA PENSIONE ANTICIPATA

Il quotidiano economico ricorda anche che “chi è iscritto all’Inpgi matura il diritto alla pensione di vecchiaia al compimento di 66 anni di età, a condizione che risultino versati e accreditati in suo favore almeno 20 anni di contributi effettivi. Nessun’altra condizione, oltre ai predetti requisiti di età e di contributi, è posta per la pensione di vecchiaia. In alternativa, si può maturare il diritto alla pensione anticipata, cioè a 63 anni con almeno 20 anni di contributi o, indipendentemente dall’età, al perfezionamento di 40 anni di contributi, a condizione, però, che la pensione maturata risulti pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale”. Il che vuol dire che “è necessario che il trattamento maturato sia almeno pari a 10.420,99 euro lordi annui”.

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