I DATI DELL’OSSERVATORIO ENPAIA-CENSIS
Come riporta Italpress, dal terzo report dell’Osservatorio Enpaia-Censis del mondo agricolo su “Gli italiani e il welfare plurale: nuovi modelli di tutela sociale” emerge che “i disequilibri strutturali legati alla demografia regressiva sono stati affrontati con provvedimenti che hanno reso l’accesso alla pensione più difficile o subordinato a riduzioni di reddito. Il rialzo dell’età pensionabile o il taglio della pensione in caso di scelta di anticipare il proprio pensionamento rispetto all’età di riferimento prevista, sono indicatori delle difficoltà crescenti del sistema previdenziale di garantire la copertura dalla vecchiaia con la stessa ampiezza ed efficacia di cui hanno beneficiato le generazioni precedenti di pensionati”. Inoltre, “il 73,8% degli italiani, secondo l’Osservatorio, ritiene che nel futuro prossimo non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni degli anziani che escono dal mercato del lavoro. Nello specifico, lo pensa il 71,7% dei giovani, il 76,0% degli adulti e il 71,3% degli anziani”.
LA CIRCOLARE UIL SULLA RIFORMA PENSIONI 2024
Dopo le ultime posizioni espresse dai sindacati nazionali sulla riforma pensioni 2024 contenuta in Manovra e in vista del cantiere da far “ripartire” nei prossimi mesi, la Segretaria Confederale UIL Vera Buonomo ha inviato una circolare a tutte le strutture del sindacato sparse nel Paese allegando uno schema riassuntivo comprensivo delle principali modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2024, in materia previdenziale, a cura del Servizio Fisco e Previdenza della Uil Nazionale.
Il ricalcolo contributivo, che era già previsto per Opzione Donna, è stato infatti introdotto anche per Quota 103, sottolinea la Uil di Bombardieri in commento alla riforma approvata nella Finanziaria: «Con tale ricalcolo viene penalizzato fortemente il montante contributivo accumulati fino al 1995, determinando per gli iscritti, la cui pensione rientra nel calcolo misto, una forte penalizzazione del futuro assegno pensionistico, con riduzioni dell’importo che arrivano in molti casi al 30%». L’analisi svolta chiarisce, secondo il sindacato, di un restringimento dei requisiti di accesso oltre che l’allungamento delle finestre di uscita, per l’erogazione dell’assegno dal momento della decorrenza: ciò significa, denuncia la sigla, «che si rende la pensione anticipata una scelta poco conveniente a lavoratori e alle lavoratrici prima del raggiungimento dei 67 anni di età (requisito pensione di vecchiaia)». (agg. di Niccolò Magnani)
I DATI DI FON.TE
Come riporta il sito del Corriere della Sera, il fondo di previdenza complementare dei dipendenti di aziende del terziario, commercio e servizi, Fon.TE, ha chiuso “chiude il 2023 con +6% di nuovi iscritti e arriva a 5,4 miliardi di patrimonio. Per il Presidente Maurizio Grifoni: ‘Si tratta di risultati molto positivi. Significativo il rendimento relativo al comparto dinamico, pari al + 10,19%. Percentuali importanti anche per il rendimento del comparto crescita, pari al +7,89%. Il comparto conservativo fa registrare un rendimento altrettanto consistente, pari al + 4,03%. Risultati incoraggianti, inoltre, sono stati conseguiti dal comparto sviluppo, il cui rendimento fa segnare un +6,92%”. Grifoni evidenzia anche che “nel quadro economico attuale serve rafforzare gli incentivi fiscali al fine di mobilitare risorse dirette a rilanciare l’economia reale italiana, potenziando, al contempo, l’educazione previdenziale e finanziaria fin dai primi cicli scolastici”.
LE PAROLE DI PACIFICO
Secondo Marcello Pacifico, “l’inclusione delle professionalità scolastiche tra quelle gravose e che meritano l’anticipo pensionistico senza penalizzazione rappresenta un passaggio imprescindibile verso il risollevamento dell’istruzione italiana, perché, oltre che un’equa risposta al problema delle malattie professionali crescenti tra chi insegna e opera a scuola, su cui pesa tanto l’imbarazzante silenzio di chi amministra e governa il comparto, permetterebbe un ringiovanimento della categoria, oggi tra le più vecchie al mondo”. Come riporta orizzontescuola.it, secondo il Presidente nazionale dell’Anief, “con accorgimenti fiscali e finanziamenti mirati si raggiungerebbero risultati rilevanti per i lavoratori e indirettamente per tutto il Paese”. In questo senso, “portare la fiscalità tributaria al 9%, ovvero alla media dell’Unione europea, ma senza costo Irpef” “produrrebbe un incremento del 40% per la spesa sociale, quindi anche per la previdenza, e a beneficiarne sarebbe pure l’incidenza sul Pil che scenderebbe dal 16% al 12%”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI INPS SUGLI ANTICIPI
In un articolo pubblicato su Sanità 24, inserto del Sole 24 Ore, Claudio Testuzza spiega che dai dati Inps emerge che nel 2023 “gli assegni anticipati liquidati sono stati 218.584, il 16,09% in meno dei 260.483 erogati nel 2022. Le pensioni di vecchiaia sono state 296.153 in calo del 2,38%. Il fenomeno del minor accesso alla pensione nel confronto con gli anni precedenti ha sostanzialmente interessato tutte le gestioni previdenziali dell’ente. L’Inps specifica che il Fpld (Fondo lavoratori dipendenti) ha totalizzato 376.753 pensioni nel 2022 e 327.558 nel 2023. Seguono la gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 148.544 e 116.952, artigiani (92.141 e 83.900), commercianti (82.140 e 73.503), parasubordinati (42.425 e 41.431) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (39.872 e 33.024)”.
IL GENDER GAP IN AUMENTO
Testuzza ricorda anche che “a causa delle restrizioni introdotte dalla Legge di bilancio per il 2023, le lavoratrici non hanno, tra l’altro, potuto utilizzare, come in passato, il canale di uscita anticipata, ancorato al metodo contributivo, di Opzione donna. Che ha fatto registrare un crollo, con 11.255 trattamenti liquidati lo scorso anno, meno della metà dei 24.644 del 2022”. Si è ampliato così il gender gap previdenziale e sono giunte critiche da parte delle opposizioni e dei sindacati: “Il Pd punta l’indice contro il duro attacco del governo a Opzione donna e ribadisce di essere pronto a rilanciare questa misura. Mentre il M5S parla di scelte scellerate dell’esecutivo Meloni. Dal fronte sindacale, la Cgil torna ad accusare il governo di aver peggiorato la legge Fornero e la Uil sottolinea che le donne continuano ad essere penalizzate”.
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