PENSIONE MEDICI, INTESA VICINA NELLA MAGGIORANZA

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, “dopo numerosi tentativi di approvarla sembra arrivata la volta buona per la misura che prevede l’estensione dell’età pensionabile dei medici a 72 anni fino al 2025. La misura è al centro di un emendamento al decreto Milleproroghe finora accantonato e che potrebbe essere riformulato dal Governo per approvarlo in questi giorni: l’intesa all’interno della maggioranza c’è già, ma si stanno ancora discutendo alcuni importanti dettagli a partire dalla perdita per chi rimarrà in servizio, sempre su base volontaria, della possibilità di conservare anche l’eventuale incarico dirigenziale (a esempio quello da primario). La possibilità di far restare in corsia i camici bianchi altri due anni – una misura su cui lavora da tempo Luciano Ciocchetti (Fdi) – nasce con l’esigenza di provare ad arginare il fenomeno della carenza di sanitari negli ospedali e fermarne l’esodo che prevede circa 40mila medici pronti alla pensione da qui al 2025”.



LA “RICETTA” DI LANDINI SULLA RIFORMA PENSIONI

In una lunga intervista al “Fatto Quotidiano”, il Segretario generale della Cgil Maurizio Landini riflette sulla necessità di una riforma pensioni, non prima però di un forte intervento sulla tassazione delle rendite immobiliari: dando seguito alla richiesta di aumentare i contratti di lavoro, il leader della Cgil – sempre più in triangolazione con il Pd di Schlein e il M5s di Conte – non cita direttamente la patrimoniale ma fa intendere che la strada dovrebbe essere quella già imbracciata di recente da Elsa Fornero.



«Noi abbiamo chiesto di detassare gli aumenti dei contratti nazionali, ma anche una riforma fiscale che è di segno contrario alla legge delega votata dal Parlamento», spiega Landini al “Fatto”, sottolineando come la necessità oggi per sostenere il lavoro è una lotta all’evasione e un intervento «sui sistemi di tassazione: in Italia rendita finanziaria e immobiliare sono tassate meno dei salari e delle pensioni». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI SBARRA

Per Luigi Sbarra, “è apprezzabile la disponibilità del Presidente Meloni a metter mano in modo organico alle regole previdenziali, cominciando dal costruire una pensione di garanzia per i giovani, come chiede la Cisl. Ma bisogna avviare subito il tavolo e allargare il dialogo anche a tutte le materie del capitolo ‘crescita’, aprendo una stagione di corresponsabilità sociale su tutti i dossier economici e sociali”. Secondo il Segretario generale della Cisl, come riporta ecodaipalazzi.it, occorre “dare stabilità e qualità al lavoro e impulso alle politiche attive, alla formazione e alle competenze. Bisogna dare seguito agli impegni presi dal Governo nei mesi scorsi, dando forma a una strategia nazionale per la sicurezza in tutti luoghi della produzione e dare profondità al tavolo sulle regole pensionistiche per introdurre forti dosi di flessibilità, inclusività, sostenibilità, sociale”. Il tutto passa da un un “Accordo della Responsabilità” “che deve unire il fronte sociale riformatore superando veti incrociati, pregiudiziali ideologiche, e vecchi e nuovi benaltrismi”.



LA NOTA DELLA CISL SCUOLA

Presto verranno riaperte le istanze Polis per la domanda di cessazione dal servizio del personale scolastico che intende accedere alle misure di riforma delle pensioni previste dalla Legge di bilancio. Ci sarà tempo fino al 28 febbraio per presentare domanda, anche per i dirigenti scolastici. Come ricorda la Cisl Scuola di Roma e Rieti, dall’incontro tra sindacati e ministro dell’Istruzione è emerso un dettaglio importante che “riguarda il caso delle lavoratrici che, avendo già presentato la domanda di cessazione con ‘opzione donna’ e per le quali si è conclusa con esito positivo la verifica del diritto a pensione, intendano ora presentare una nuova domanda di riconoscimento delle condizioni per l’accesso all’Ape sociale (esclusivamente entro il 31 marzo 2024). Le stesse potranno, una volta avuta comunicazione dall’Inps circa l’esito positivo della relativa istruttoria, comunicare tempestivamente alla competente struttura territoriale dell’Inps la rinuncia alla domanda di pensionamento con ‘opzione donna’ già in precedenza prodotta”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI GRONCHI

In un articolo pubblicato su lavoce.info, Sandro Gronchi evidenzia che la trasformazione in assegno della pensione anticipata potrebbe “preludere a una flessibilità a carattere universale che rada al suolo l’attuale foresta di requisiti anagrafico‑contributivi differenziati in base a condizioni soggettive opinabili, come la data e l’età d’inizio dell’attività lavorativa, l’usura o la gravosità del lavoro svolto, l’inabilità propria o dei familiari, la disoccupazione, il genere, il numero dei figli e chi più ne ha più ne metta. I requisiti richiesti dall’assegno universale dovrebbero essere un’anzianità contributiva sufficiente a garantirne l’adeguatezza e un’età sufficiente a limitarne la durata onde prevenire rimborsi eccessivi, forieri di scalini fra l’assegno stesso e la successiva pensione”.

LA SCELTA DI INARCASSA

L’economista ricorda anche che “su tale sentiero virtuoso si è incamminata Inarcassa (cassa autonoma degli ingegneri e architetti), il cui sistema contributivo supera quello pubblico anche sotto altri aspetti. Per mettere ordine in quest’ultimo, non servono governi ‘ragionieri’. Occorre invece alzare lo sguardo oltre la successiva finanziaria per progettare riforme intelligenti e, all’occorrenza, audaci, cioè pronte a farsi carico di costi recuperabili nel lungo periodo. Forse l’Europa saprebbe riconoscere l’intelligenza e perdonare l’audacia”. Vedremo se il Governo Meloni accoglierà questo “invito” di Gronchi, visto che in diverse occasioni si è parlato della volontà di arrivare a un riforma organica del sistema pensionistico entro l’arco della legislatura.

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