ALLARME PENSIONI DAL NUOVO DEF: PARLA MAURO MARINO

Intervistato da “Finanza Nowl’esperto di pensioni e politiche previdenziali, Mauro Marino, segnala un nuovo campanello d’allarme per la costruzione di una nuova riforma pensioni oltre la legge Fornero: dal Def appena presentato dal Governo in CdM con le sole linee tendenziali – in quanto in estate uscirà un nuovo documento dopo la messa a punto delle regole Ue sulla stabilità – per quanto riguarda le pensioni «non c’è assolutamente nulla».



Secondo Marino non si può dunque parlare di riforma e occorrerà attendere almeno un altro anno, con la messa a punto di due o tre istituti pensionistici nella prossima Manovra in attesa di un vero intervento strutturale: «la situazione è sempre quella, che tra l’altro il costo delle pensioni aumenta in maniera esponenziale, aumenta perché c’è l’inflazione che è stata molto corposa in questi due anni». Secondo quanto sottolineato da Marino in diretta con “Finanza Now”, gli stessi provvedimenti lanciati negli ultimi anni da tutti i Governi per la riforma pensioni non sono affatto particolarmente «onerosi, perché tra opzione donna, quota 103 e app sociale pochissime persone hanno potuto accedere a questo istituto, pochissimi con un costo per l’erario bassissimo». (agg. di Niccolò Magnani)



IL GENDER GAP IN CRESCITA

Come viene ricordato in un articolo pubblicato su Sanità24, sezione del sito del Sole 24 Ore, “le differenze di genere sul mercato del lavoro si riflettono anche sulle pensioni, che per le donne sono più basse. Aumenta, infatti il divario tra gli importi delle pensioni degli uomini e quelle delle donne. Le pensionate italiane percepiscono infatti un assegno medio mensile di 1.242 euro, 472 euro in meno rispetto ai 1.714 euro incassati mediamente dagli uomini”. Ma viene anche evidenziato che “se la donna non raggiunge al più presto una parità, soprattutto economica con l’uomo, le economie mondiali non saranno in grado di affrontare crisi inaspettate e drammatiche come quella causata dal Covid-19, e il dramma della sofferenza economica si esacerberà anche nelle pensioni”. Inoltre, “un recente rapporto della Commissione europea rivela che le pensioni maschili sono circa il 40% più alte di quelle femminili e che ci sono forti differenze tra i Paesi. Ci sono, per esempio, punte del 45-46 per cento in Olanda e Germania e soglie al di sotto del 15 per cento in vari Stati dell’Est europeo”.



LE INCERTEZZE DOPO IL DEF

Nel Documento di economia e finanza approvato dal Governo già in versione più “snella” del solito non c’è traccia di interventi in ambito previdenziale. Secondo pamagazine.it, “quasi sicuramente ci vorrà più tempo del previsto per la riforma delle pensioni, ancora in alto mare. Il capitolo previdenza, complice la voragine che ha creato il Superbonus nei conti pubblici, sembra essere temporaneamente sparito dall’agenda di governo. Le misure ponte varate con l’ultima legge di bilancio, però, da Quota 103 in modalità “penalizzante” alla proroga di Ape sociale e Opzione donna, dovrebbero concludere la loro corsa alla fina di quest’anno. Insomma, il tempo stringe”. E domina l’incertezza sul futuro di queste misure. Il timore è che, in caso di proroga, vengano previsti ulteriori paletti rispetto a quelli già introdotti per quest’anno, rendendo di fatto poco utilizzabili questi strumenti di anticipo pensionistico. Non resta, quindi, che aspettare.

LA RICERCA DI GOLDMAN SACHS

Come riporta Teleborsa, da “una ricerca di Goldman Sachs Asset Management sui fondi pensione, che ha coinvolto 126 gestori di fondi e top manager in tutta Europa, che gestiscono patrimoni con una dimensione compresa fra meno di 500 milioni di dollari e più di 50 miliardi” emerge che “sono numerosi i fondi pensione europei che investono in sostenibilità e questo perché, dati i loro obiettivi di lungo termine, sono i soggetti più adatti a colmare il deficit di investimenti necessario a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, che è pari ancora a 4 trilioni di dollari, soprattutto nelle infrastrutture energetiche, idriche e di trasporto”. Stando al sondaggio,  l’attenzione degli investitori verso gli investimenti sostenibili “è sia una questione finanziaria, sia di mitigazione del rischio e di generazione di rendimenti”. In particolare, “quasi un terzo degli intervistati (il 30%) afferma che il motivo principale per implementare un approccio di investimento sostenibile è la responsabilità fiduciaria propria di un gestore”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ALBINI

Come riporta Il Sole 24 Ore, nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare per il controllo delle forme previdenziali, Pierangelo Albini, direttore dell’area lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria, ha ricordato che potrebbero esserci situazioni di fondi o enti dei professionisti che potrebbero richiedere un intervento dell’Inps come accaduto con l’Inpgi. Si tratta di “situazioni da processare con adeguata attenzione”, in quanto “gli oneri di queste operazioni” di fatto “ricadrebbero sulla fiscalità generale”. L’invito di Confindustria è quello di procedere a un monitoraggio per non rischiare di essere impreparati a “un destino che mi sembra, per certi Fondi e per certe Casse, ineludibile”.

GLI EFFETTI DELL’INVERNO DEMOGRAFICO

Albini ha quindi espresso la necessità di fissare delle regole per non doversi trovare impreparati e ha anche ricordato la situazione di “inverno demografico” in cui si trova il nostro Paese che è preoccupante, visto che i residenti “sono ininterrottamente in calo da nove anni” (dai 60,3 milioni del 2013 si è scesi nel 2023 sotto i 59 milioni) e in futuro vi sarà “una decrescita persino più accentuata”, che condurrà “a 58,1 milioni nel 2030, a 54,4 nel 2050, fino a 45,8 milioni nel 2080”. Il fenomeno, secondo viale dell’Astronomia, “ha, già nell’immediato, effetti sulla sostenibilità del sistema di welfare pubblico”, dato che “il progressivo aumento della speranza di vita e la diminuzione della popolazione attiva sul mercato del lavoro fanno lievitare l’indice di dipendenza degli anziani”. 

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