PENSIONI, LE PAROLE DI BOMBARDIERI
A conferma di quanto scrivevamo l’altro giorno, cioè della necessità per i sindacati di giocare “in difesa” in tema di riforma delle pensioni, Pierpaolo Bombardieri oggi ha evidenziato che per via del nuovo Patto di stabilità “sono previste traiettorie di rientro che comporteranno inevitabilmente tagli sullo stato sociale, su sanità e sulle pensioni”. Il Segretario generale della Uil ha aggiunto che “noi siamo qui per ricordare al Governo che questo non potrà succedere, altrimenti non staremo con le mani in mano”. Una conferma, appunto, del fatto che per le organizzazioni dei sindacati (è facile supporre che la posizione del leader della Uil possa essere sposata dalla Cgil e probabilmente anche dalla Cisl, seppur con toni diversi) la difesa degli assegni in essere è molto più importante dell’introduzione di misure di pensionamento anticipato nella prossima Legge di bilancio. Non resta che vedere se alle dichiarazioni di Bombardieri ne faranno seguito altre sulla stessa linea da parte di esponenti sindacali.
IL NUOVO OSTACOLO AI PENSIONAMENTI ANTICIPATI
Non arrivano buone notizie dall’Istat per quel che riguarda i conti pubblici italiani. L’Istituto nazionale di statistica ha infatti comunicato che il 2023 si è chiuso con un deficit/Pil al 7,4%, in salita rispetto al 7,2% precedentemente stimato. Tra l’altro questo è il dato ufficiale che verrà trasmesso alla Commissione europea, che inevitabilmente il 18 giugno aprirà una procedura di infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo. Il peggioramento dei conti, dovuto principalmente all’effetto del Superbonus, avrà ripercussioni anche sul fronte della riforma delle pensioni, visto che gli spazi già stretti per nuove forme di pensionamento anticipato di fatto ora quasi si azzerano. Tanto più che di mezzo c’è anche la Commissione europea, che non ha mai nascosto la sua contrarietà a misure di flessibilità pensionistica come quelle varate in passato. In queste condizioni c’è sicuramente meno possibilità di ribattere alle osservazioni di Bruxelles.
RIFORMA PENSIONI, ANTICIPI: UN PROBLEMA NON SOLO DI CONTI
Nelle analisi sui temi di riforma delle pensioni di queste settimane ci si sta concentrando molto sugli aspetti economici che rendono difficili, se non impossibile, introdurre nuove forme di flessibilità nella Legge di bilancio che verrà predisposta in autunno, ma si stanno forse trascurando le collegate ricadute di carattere politico. Il programma del centrodestra, infatti, è abbastanza chiaro circa la volontà di introdurre forme di pensionamento anticipato, in particolare con Quota 41 che consentirebbe l’ingresso in quiescenza a fronte di un’anzianità contributiva di 41 anni, ma si parla anche dell’aumento delle pensioni minime, con l’obiettivo di arrivare a mille euro al mese, che è stato ribadito anche di recente da Antonio Tajani, Segretario di Forza Italia.
GLI OBIETTIVI DEI PARTITI SULLE PENSIONI
E in effetti è il partito fondato da Silvio Berlusconi a premere principalmente per il raggiungimento di questo obiettivo di programma, mentre per Lega e Fratelli d’Italia è meno prioritario. Chiaramente continuare ad aumentare l’importo degli assegni, come si è già cominciato a fare tramite una supervalutazione riservata agli over 75, non può che far crescere la spesa pensionistica, cosa che a sua volta porta a restringere ulteriormente gli spazi disponibili per il varo di misure di flessibilità pensionistica. Dunque, al momento di predisporre la prossima Legge di bilancio, ci si potrebbe trovare nella situazione di dover privilegiare un obiettivo (aumento delle minime o pensionamenti anticipati) a discapito dell’altro. A meno che non si decida di rinunciare (almeno momentaneamente) a entrambi.
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