LE PAROLE DI POERIO

In un articolo pubblicato su startmag.it Michele Poerio evidenzia che “l’assistenza ha come preciso obiettivo quello di tutelare i soggetti in condizione di bisogno; è attuata direttamente dallo Stato, dalle Regioni e dagli Enti Locali attraverso erogazioni economiche o mediante prestazioni sociali specifiche, comunque con risorse derivanti dalla fiscalità generale. La previdenza ha diversa origine ed obiettivo: si alimenta attraverso i contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro durante l’attività lavorativa per maturare il diritto, al termine della prestazione lavorativa, ad una ‘retribuzione differita’, su cui si sono spese pagine, argomentazioni e sentenze da parte della Corte costituzionale”. Dal suo punto di vista, quindi, la separazione, nei bilanci Inps, tra prestazioni previdenziali ed assistenziali si può e si deve fare ed a tal fine occorre, oltre ad un risveglio di dignità ed onestà politica, aumentare anche l’efficienza della macchina organizzativa attraverso una banca dati dell’assistenza e di una anagrafe centralizzata dei lavoratori attivi”.



TRIDICO SULLA RIFORMA PENSIONI FORNERO, IL NODO DELLE DONNE

Criticando le modifiche fatte dal Governo Meloni sulla riforma pensioni “Opzione Donna”, l’ex Presidente INPS Pasquale Tridico – che ha confermato oggi di volersi candidare alle Elezioni Europee con il Movimento 5Stelle – torna sull’origine della Legge Fornero, sostenendo che anche oggi il problema è che «le donne difficilmente maturano 41 anni e 10 mesi di contributi». Fino al 2022, sostiene Tridico intervistato a “L’aria che tira” su La7, le donne andate in pensione con Opzione Donna erano 20mila donne, mentre nel 2023 con le modifiche del Governo il dato è sceso a 2mila donne in pensione.



«Il problema è che raramente maturano questi anni di contribuzione», osserva ancora il prossimo candidato M5s alle Europee, «le donne da noi lavorano di meno con tasso di occupazione molto più basso e sono quelle che si prendono la Fornero in pieno fino ai 67 anni». Qui il professore ed economista rileva che il primo anno di istituzione della riforma pensioni con il Governo Monti, nel 2012, «ci fu un salto per il pensionamento femminile da 60 a 67 anni, un salto netto di 5 anni. Per questo s’inventarono tanti scivoli e tante salvaguardie». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI RIZZETTO

Secondo Walter Rizzetto, “il quotidiano La Repubblica continua a diffondere delle mistificazioni sulle pensioni pur di attaccare l’esecutivo Meloni. Siamo l’unico Governo che è finalmente intervenuto per garantire maggiore giustizia sociale alla generazione dei “millennials”. Per loro abbiamo eliminato il requisito di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione di vecchiaia: un vincolo inaccettabile che richiedeva un intervento per riportare equità”. Il Presodente della commissione Lavoro della Camera evidenzia che “per riconoscere il sacrosanto diritto alla pensione di vecchiaia a tutti i lavoratori del sistema contributivo, è stato necessario poi stingere le maglie sulle pensioni anticipate, nell’ottica della sostenibilità del sistema pensionistico e dei conti dello Stato. Abbiamo prestato fede ai nostri impegni confermando le precedenti forme pensionistiche anticipate, di natura sperimentale, nella consapevolezza che questo Paese ha bisogno di interventi strutturali e non di misure temporanee. Ed infatti tra i nostri obiettivi vi è quello di procedere ad una adeguata Riforma nell’arco temporale della Legislatura”.



LE PAROLE DI NANNICINI

Come noto, ieri è stato firmato un importante accordo tra Italia e Albania sulle pensioni. Ma Tommaso Nannicini ci tiene a precisare che “in realtà si tratta di una battaglia che viene da lontano. Iniziata con una mobilitazione civile dei tanti albanesi che vivono in Italia per il riconoscimento dei loro diritti. E culminata con un emendamento alla legge di Bilancio per il 2022 che ha stanziato 200 milioni in dieci anni per consentire sia agli italiani che hanno lavorato in Albania sia agli albanesi che hanno lavorato qui di ricongiungere i contributi versati e avere accesso alla pensione. La platea di interessati non è banale: tra 200 mila e 300 persone in dieci anni”. L’ex Senatore del Pd evidenzia che il lavoro fatto nel 2022 è poi finito “in un cassetto. Diciamo che si è perso nei passaggi di un comma. E ora viene ritirato fuori. Ma si tratta dello stesso testo negoziato dal Governo Draghi e delle stesse risorse”.

RIFORMA PENSIONI, LA NOVITÀ SUI FONDI DI PREVIDENZA ITALIA

Secondo quanto riporta Repubblica, ci sono novità importanti riguardo il comitato “Previdenza Italia” e i 29,5 milioni di euro che il Governo Conte 1 gli aveva assegnato nel 2019. I fondi, ricorda il quotidiano romano, nello scorso luglio erano stati dirottati ad Assoprevidenza grazie a un emendamento di Italia Viva. Successivamente, però, a dicembre, con il Decreto Milleproroghe la norma era stata cancellata- “Cos’è successo? Si è mosso il presidente onorario di quel comitato (comitato privato, nato su impulso di una risoluzione della Camera del 2011), Silvano Moffa (ex An), sollecitando un intervento diretto della premier Giorgia Meloni. Intervento andato a buon fine. La vicenda sembrava chiusa”.

GLI EMENDAMENTI AL MILLEPROROGHE

Ma ora sembra riaprirsi in maniera inaspettata, perché “arrivano emendamenti al Milleproroghe in discussione alla Camera. Uno a firma Boschi (Iv) chiede il ripristino dei soldi ad Assoprevidenza. Altri due sono di Giulio Cesare Sottanelli, deputato di Azione: uno uguale a quello di Boschi, l’altro per destinarli all’Ocf, organismo dei consulenti finanziari, di cui però lui è membro del direttivo dal 2020, come agli atti della Camera. Ocf presieduto da Mauro Maria Marino, ex senatore Pd di solida corrente renziana. Attivismo centrista inspiegabile. Previdenza Italia, oltre a Moffa, ha tra i soci fondatori anche Antonino Foti (ex Fi) e Gianfranco Verzaro”. Resta da vedere cosa succederà a questi emendamenti. Ci si potrebbe ritrovare alla fine nella stessa situazione di luglio. Tutto sta a vedere chi voterà a favore insieme a Italia Viva e Azione.

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