DURIGON E OPZIONE DONNA
Partecipando ieri a un evento organizzato da Affari & Finanza, inserto economico di Repubblica, dedicato alla previdenza, Claudio Durigon ha detto di sperare di riuscire a prorogare Opzione donna nella prossima Legge di bilancio. Anche se è noto che con i paletti previsti si tratta di un misura che può essere utilizzato da poche italiane. Il sottosegretario al Lavoro ha anche ammesso che non era possibile abrogare la Legge Fornero per gli alti costi che questo avrebbe comportato, ma ha tuttavia evidenziato che dei piccoli cambiamenti sono stati fatti e altri ne saranno fatti. Sembra però difficile, visto appunto il problema delle coperture, ipotizzare ampie deroghe. Per Durigon, infine, è sbagliato ritenere che una riforma delle pensioni possa durare per sempre, perché al massimo può durare dieci anni. Considerando che la Legge Fornero risale al 2011, i tempi sarebbero, quindi, più che mai maturi per un ridisegno complessivo del sistema pensionistico italiano.
RIFORMA PENSIONI, L’EMENDAMENTO AL DDL LAVORO
Associato spesso alle misure di riforma delle pensioni, il contratto di espansione ha subito forse una sorte peggiore di quella toccata a Opzione donna e Quota 103, dal momento che con l’ultima Legge di bilancio non è stato rinnovato. Tuttavia, potrebbe presto ritornare in vita grazie al ddl lavoro che è in discussione alla Camera. È stato infatti presentato un emendamento presentato dalla maggioranza che lo reintrodurrebbe per le aziende con almeno 200 dipendenti. In questo modo potrebbe di nuovo essere possibile, a seguito di un accordo coi sindacati “approvato” dal ministero del Lavoro, prevedere dei prepensionamenti agevolati con un anticipo fino a cinque anni rispetto ai requisiti per la quiescenza.
LE RICHIESTE SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Vedremo se l’emendamento sarà approvato o meno, anche se vi è un certo ottimismo al riguardo dato che dovrebbe essere appoggiato dalla maggioranza e che i costi per le casse pubbliche sono piuttosto limitati. Intanto dagli operatori del settore arrivano richieste di interventi sul fronte della previdenza complementare, per esempio l’ampliamento dell’importo deducibile dalla dichiarazione dei redditi, dato che sempre più spesso ci sono lavoratori che versano anche in favore di familiari, o il passaggio da un modello tassazione basato sui rendimenti annuali in fase di accumulo a un sistema che sposti l’imposizione fiscale al momento in cui la pensione complementare viene effettivamente erogata, in modo che tra l’altro si riesca ad avere un montante più elevato, fondamentale anche ai fini della determinazione dell’importo della rendita.
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