L’ANALISI DI TESTUZZA

In un articolo pubblicato su Sanità 24, inserto del Sole 24 Ore, Claudio Testuzza evidenzia che in tema di riforma della pensioni “il susseguirsi di quote e di modifiche normative crea incertezza tra i lavoratori, visto che le regole sulla base delle quali prendere una delle scelte più importanti della propria vita, cioè quando andare in pensione, cambiano con troppa frequenza. Queste misure temporanee poi rischiano di alimentare un sentimento di iniquità tra coetanei. Le quote generano categorie di persone che accedono a vantaggi negati ad altri per il solo fatto di rientrare casualmente in determinati criteri. Tutto questo perché non si è voluto aprire il discorso sulla flessibilità in uscita che, con il sistema di calcolo contributivo della pensione, appare, come già più volte sottolineato dalla stessa professoressa Fornero, poter dare serenità a un settore che viene considerato solamente un bancomat e un terreno di scontro politico”.



PENSIONI ALL’ESTERO, I PAESI PIÙ CONVENIENTI DOVE “SVERNARE”

Se per il 2024-2025 la riforma pensioni in Italia resta un obiettivo importante ma comunque complesso da imbastire, una possibile “soluzione-tampone” per i tanti pensionati del nostro Paese potrebbe essere quella di… svernare in altri lidi. Dopo che il Portogallo ha imposto un giro di vite piuttosto stretto sui benefici fiscali che per anni rendeva appetibile il Paese lusitano per i pensionati italiani e di mezza Europa, vi sono altri “paradisi fiscali” per le pensioni sparse per il Vecchio Continente.



Nell’inchiesta di “Libero Quotidiano” si evidenzia come vi sia in sostanza “zero tasse” aggiunte sull’assegno previdenziale in Albania e Slovacchia, mentre altre aree comunque non sfavorevoli per potersi recare a vivere la propria pensione vi sono Cipro e Tunisia (prelievo minimo del 5%) o la Grecia, con tassazione al 7% per un periodo di 15 anni a patto di essere però stati residenti fiscali nel paese per i 5 dei 6 anni precedenti al trasferimento. (Agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI MOLINARI

Come riporta il sito del Tempo, il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, ospite della trasmissione di Rete 4 “Prima di domani” ha detto che “il tema delle pensioni è quello su cui non siamo ancora riusciti a mantenere le promesse elettorali. Anche se l’obiettivo di quota 41 resta un obiettivo di legislatura. Questo è un dato di fatto. Abbiamo utilizzato le risorse disponibili che erano poche. E i pochi soldi disponibili sono stati utilizzati per aiutare le persone in difficoltà, con l’adeguamento al 100% dell’inflazione delle pensioni fino a 4 volte la minima, quindi aiutando chi ha di meno, e mettendo la maggior parte dei fondi sull’aumento degli stipendi per i lavoratori che guadagnano di meno. Quindi confermando il taglio del cuneo fiscale”. Su Lo Spiffero, Vilmo Modoni evidenzia però che “se la riforma Fornero ha portato l’austerità previdenziale in Italia (130 miliardi di risparmi facendo cassa sulle pensioni usati dal 2011 al 2030 per diminuire il debito pubblico), gli interventi del governo sostenuto da Salvini ne hanno accentuato l’effetto”.



LA TESI DI PERFETTO

In un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, Claudio Maria Perfetto sostiene che “se nel 2024 si continuerà a sottovalutare l’impatto della trasformazione digitale sull’occupazione, e a non prendere nella dovuta considerazione la necessità di applicare delle nuove imposte sui robot e sull’intelligenza artificiale, non sarà possibile varare una Riforma Pensioni migliorativa di quella attuale da poter rendere operativa già nel 2025”. L’esperto previdenziale sottolinea, infatti, che “se non si applicheranno nuove imposte sui robot e sull’intelligenza artificiale, si potrà andare incontro ad una perdita di entrate fiscali, che derivano per il 73 per cento dal reddito di lavoro e per il 17 per cento dalle imprese (come viene evidenziato a pag. 13 nello studio “A Tax on Robots?” della ricercatrice Germana Bottone pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in settembre 2018)”. Dal suo punto di vista, occorre provvedere “al recupero di entrate dalla ‘evasione fiscale-contributiva’ robotica (entrate che servirebbero per avere più pensioni/pensionati)”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA

Come riporta Ansa, secondo Luigi Sbarra, occorre mettere in priorità “il tema di restituire al sistema pensionistico e previdenziale italiano profili di equità, di sostenibilità, di flessibilità e di inclusività”. Il Segretario generale della Cisl auspica che il confronto con il Governo sulla riforma delle pensioni “riparta presto, noi abbiamo le nostre proposte anche unitarie: pensiamo che tra le tante questioni urgenti da affrontare c’è da negoziare una pensione contributiva di garanzia per i giovani e per le donne, rilanciare la previdenza complementare dare strutturalità e allargare l’Ape sociale e poi negoziare misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Noi siamo pronti: chiediamo al Governo e alla ministra del Lavoro di procedere urgentemente a riprendere il confronto in cammino”.

LA PETIZIONE DELLA CIDA

Intanto, come riporta il sito del mensile Economy, la Cida prosegue la raccolta firme per la petizione “Salviamo il ceto medio”, con cui si chiede, tra le altre cose, di “separare nel sistema pensionistico l’assistenza dalla previdenza”. La confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità evidenzia anche che “il nostro Paese continua a basare tutte le politiche sociali sui redditi lordi dichiarati che non rappresentano un quadro fedele della realtà visto che solo il 14% degli italiani dichiara almeno 35mila euro di reddito lordo e paga il 63% di tutta l’Irpef. Il resto rimane quasi totalmente a carico di lavoratori dipendenti e pensionati.  Inoltre, non è più tollerabile che, a coloro che hanno un reddito pensionistico superiore a 4 volte il trattamento minimo Inps, venga applicata persistentemente una tassa occulta derivante dal mancato riconoscimento della perequazione spettante”.

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