LA RICHIESTA DI CONAPO

Come riporta il sito del TG Rai regionale, una settantina di vigili del fuoco valdostani ha partecipato a un incontro presieduto dal Capo Reparto Stefano Salvato del comando di La Spezia, responsabile dell’ufficio pensioni del Conapo, nel quale “si è parlato del sistema previdenziale in vigore in Italia per i pompieri: per il Corpo nazionale si va in pensione a 60 anni, ma il Corpo valdostano, i cui contributi confluiscono nella cassa previdenziale degli Enti Locali, bisogna appunto aspettare i 67. La beffa sta nel dover cambiare ruolo, perché l’ordinamento regionale prevede in ogni caso la cessazione dal servizio a 60 anni.  Il Conapo ricorda che ‘questa come altre disparità sono state oggetto di attenzione del Governo Regionale, che circa due anni fa ha presentato alla Commissione Paritetica la bozza di un disegno di legge per equiparare il sistema previdenziale dei vigili del fuoco valdostani a quelli nazionali. Ad oggi però non vi è ancora un formale riscontro di questo difficoltoso iter legislativo che porrebbe fine a questa disparità di trattamento a fronte dello svolgimento delle stesse mansioni e delle medesime competenze istituzionali’”.



LE NOVITÀ PER GLI STATALI

In un articolo pubblicato su pamagazine.it viene ricordato che “la stretta del governo alle formule che consentono l’uscita dal lavoro in deroga alle norme ordinarie frenano l’esodo degli statali. Secondo i calcoli della relazione tecnica della legge di Bilancio, quest’anno appena 3 mila dipendenti pubblici (su un totale di 17 mila) chiederanno il prepensionamento. Davvero molto pochi, considerando che nei tre anni precedenti questa opzione è stata attivata da 55 mila soggetti”. In tal senso occorre ricordare che tra le misure di riforma delle pensioni contenute nella manovra “è stato rivisto il taglio alle pensioni dei dipendenti pubblici: niente penalizzazione sul calcolo dell’assegno di vecchiaia e sui trattamenti anticipati purché maturati entro il 31 dicembre 2023. Si applicherà, invece, la riduzione delle aliquote di rendimento per tutte le pensioni anticipate con sistema misto maturate dal 2024, con un taglio che però si alleggerisce per il personale sanitario. Di contro, dal 2025 si allungano le finestre di decorrenza per le pensioni anticipate, che a regime (dal 2028) dureranno addirittura nove mesi”.



IL GENDER GAP DA CHIUDERE

Su Econopoly, blog del sito del Sole 24 Ore, è stato pubblicato un testo premiato da Tortuga Call for Policy Papers, realizzato da Marika Fasola, assistente di ricerca presso l’Università Bocconi, e dedicato al divario pensionistico tra donne e uomini. Un testo che si conclude con queste parole: “La discriminazione e i tradizionali ruoli di genere hanno un impatto significativo sul divario pensionistico tra uomini e donne. Sicuramente, la crescente emancipazione femminile e la riduzione della discriminazione, soprattutto nel mercato del lavoro, possono portare a una significativa riduzione del divario di genere nelle pensioni e a una diminuzione del rischio di povertà nella vecchiaia per le donne. Tuttavia, è fondamentale che i legislatori sostengano questo processo, evitando che il divario si ampli ulteriormente e, possibilmente, introducendo meccanismi redistributivi per affrontare tempestivamente il problema”.



RIFORMA PENSIONI, LA CIRCOLARE UIL

In una circolare inviata a tutte le strutture della Uil, la Segretaria confederale Vera Buonomo presenta le novità di riforma delle pensioni derivanti dalla Legge di bilancio, ricordando che “il ricalcolo contributivo, che era già previsto per Opzione Donna, è stato” introdotto “anche per Quota 103. Con tale ricalcolo viene penalizzato fortemente il montante contributivo accumulato fino al 1995, determinando per gli iscritti, la cui pensione rientra nel calcolo misto, una forte penalizzazione del futuro assegno pensionistico, con riduzioni dell’importo che arrivano in molti casi al 30%”. La sindacalista aggiunge che di fatto la pensione anticipata prima dei 67 anni diventa poco conveniente per i lavoratori. Questo sia per il restringimento dei requisiti di accesso che per l’allungamento delle finestre di uscita”.

LE PAROLE DI BUONOMO

Una simile valutazione viene fatta anche per l’Ape sociale, “per la quale è stato introdotto l’estensione del requisito di accesso da 63 anni a 63 anni e 5 mesi”. Per Buonomo, considerando anche il blocco parziale delle indicizzazioni e l’anticipo dell’adeguamento dei requisiti per l’accesso alla pensione anticipata all’aspettativa di vita, “appare evidente come questo sia un disegno complessivo di riforma del sistema previdenziale volto ad un forte inasprimento delle prestazioni, che dietro alla giustificazione della sostenibilità finanziaria del sistema, nasconde la volontà di fare cassa sui più deboli, cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati, come avviene ormai da diversi anni”.

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