RIFORMA PENSIONI 2025, PERCHÉ GLI ASSEGNI SARANNO PIÙ BASSI
Gli assegni delle pensioni saranno meno ricchi l’anno prossimo e nel 2026 a causa del calo dei coefficienti di trasformazione che si applicano ai montanti contributivi. Lo segnala ItaliaOggi, spiegando che a parità di età e contribuzione, chi andrà in pensione nel 2015 avrà un importo più basso rispetto a chi riuscirà ad andarci entro la fine dell’anno. Viene fatto l’esempio di un lavoratore di 67 anni che ha accantonato 400mila euro di contributi: gli spetta una pensione di 22.892 euro annui se ci va nel 2024, invece perde 460 euro, che corrispondono a circa 35 euro al mese, se invece lascia il mondo del lavoro l’anno prossimo.
Ciò è il riflesso di un decreto del Ministero del Lavoro che ha stabilito i coefficienti di trasformazione da applicare nel prossimo biennio. Se si tiene conto delle revisioni avviate nel 2009, siamo al settimo aggiornamento, anche questo negativo, dopo l’unico positivo dell’ultimo biennio. Dall’analisi dell’andamento dei coefficienti nel tempo emerge che il calo è di ben 2.112 euro rispetto al 2009.
RIFORMA PENSIONI 2025, STANGATA PER MILLE PENSIONATI IN BULGARIA
C’è poi una stangata che riguarda solo alcuni pensionati all’estero, da cui l’Inps vuole delle tasse arretrate. A darne notizia è Il Giornale, ricordando che l’istituto previdenziale insieme all’Agenzia delle Entrate dopo 35 anni si aspetta imposte retroattive da circa mille pensionati in Bulgaria. Infatti, per tutti questi anni hanno ricevuto le pensioni senza trattenute, ora però c’è un cavillo burocratico che cambia tutto. Era una convenzione specifica a consentire agli italiani che vivono in Bulgaria di essere esenti dalla tassazione, ma dall’anno scorso le regole sono cambiate e, quindi, l’importo è diminuito.
I pensionati coinvolti nella riforma pensioni 2025 si sono subito attivati per far arrivare la loro protesta al Ministero dell’Economia, infatti l’avvocato Margherita Kosa ha mandato una lettera al viceministro Maurizio Leo a nome dell’Associazione pensionati italiani in Bulgaria, denunciando “conguagli fiscali elevati e sanzioni severe, che sono retroattive fino a sette anni“, ma anche ricordando che la “Bulgaria ha chiesto all’Italia di rivedere questa interpretazione per evitare violazioni del diritto europeo, ma l’Italia ha rifiutato“.