Trovare una riforma pensioni 2025 soddisfacente per tutti o comunque per la maggior parte dei contribuenti italiani e coi pochi fondi a cui oggi il Governo può attingere è quasi una impresa “impossibile”.
Il problema però sarebbe di carattere storico, culturale e organizzativo. Alla fine degli anni ’70 con la diffusione della cultura neoliberale gli esponenti politici hanno cominciato a redistribuire il denaro seguendo un modello di “disuguaglianza tra le classe sociali”. E allora oggi come va risolto?
Riforma pensioni 2025: gli obblighi della Repubblica
La nostra Costituzione impartisce degli obblighi specifici alla Repubblica italiana:
Rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Dunque per trovare una soluzione alla riforma pensioni 2025 potremmo parlare delle proposte della Lega o di rendere strutturali alcune misure in vigore e a rischio scadenza, ma il punto non è unicamente questo bensì è connesso all’organizzazione del sistema italiano.
Ad oggi uno dei problemi più sottovalutati è basato sull’invecchiamento della popolazione italiana e alla decrescita demografica nel nostro Bel Paese. A ciò va tenuto conto di chi è il principale responsabile dell’erogazione delle pensioni italiane: i contributi pensionistici versati dai “più vecchi”.
E se invece la spesa previdenziale venisse finanziata totalmente o parzialmente dagli incassi fiscali globali?
La trasformazione fiscale
Piuttosto che complicare la burocrazia attorno alla riforma pensioni 2025 e cercare delle soluzioni per contenere la spesa previdenziale si potrebbe replicare il modello attuato dalla Nuova Zelanda, dalla Danimarca e dall’Australia: finanziare gli assegni pensionistici tramite le imposte di base.
Finanziando le pensioni grazie alle tasse versate dalle varie classi sociali si andrebbe a creare un equilibrio economico senza eguali. Per riuscirci è chiaro che occorrerebbe apportare delle regole più rigide, come ad esempio abbassare il livello di tolleranza sull’evasione fiscale italiana.
Un investimento di questa tipologia potrebbe abolire i problemi di chi ha buchi previdenziali, dei giovani precari e di chi non ha potuto lavorare costantemente con evidenti problemi nel versare i contributi ai fini pensionistici nel lungo periodo.