Il Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha parlato della riforma pensioni 2025 spiegando i motivi per cui attualmente – secondo il suo parere – è inutile fare delle supposizioni e ipotizzare quel che potrebbe non diventare mai realtà.

Durante un intervento ha spiegato:

Leggo un sacco di cose strane, di fantasia, che non so nemmeno io. Prima di tutto bisogna avere il quadro, quando lo avremo potremo definire gli interventi.



Riforma pensioni 2025: la risposta a metà settembre

Per poter comprendere in che modo la riforma pensioni 2025 possa essere realizzata è indispensabile attendere il piano strutturale nel medio periodo. Dopo l’arrivo e la valutazione del Consiglio dei Ministri allora si potrà parlare di concretezza.

Fino ad allora – come accennato dal Ministro Giorgetti – le ipotesi restano prive di concretezza. L’obiettivo è trovare delle misure che possano essere in linea con il Piatto di Stabilità con l’Unione Europea, e qui si riscontreranno non poche difficoltà per decidere se poter prorogare o meno quelle in scadenza (Quota 103; Opzione Donna e Ape Social).



La spesa previdenziale è un costo vivo proprio come qualunque altra misura o welfare aziendale, motivo per cui non è possibile anticipare con certezza quel che accadrà ma è indispensabile attendere il piano strutturale di bilancio.

Il ritorno alla Fornero

Il rischio maggiore – e forse tra i più realizzabili – è di tornare alla Fornero. Una volta stabilite le risorse finanziarie per la prossima Manovra di Bilancio sarà possibile stabilire quali misure temporanee introdurre nella riforma pensioni 2025.

Si tratta – quasi sicuramente – di misure temporanee in quanto non vi sono gli strumenti finanziari adeguati per poterle rendere strutturali. Forza Italia spinge ad aumentare gli assegni minimi, la Lega punta ad introdurre Quota 41 e sulla Fornero si punta a renderla meno rigida.



Ad assorbire le spese nella prossima Manovra di Bilancio saranno le riduzioni dell’Irpef e i tagli del cuneo fiscale. Due soluzioni che però lasceranno poche risorse finanziarie sia per l’intera riforma pensioni che per permettere un’uscita anticipata dal lavoro.