Le decisioni da prendere per la riforma pensioni 2025 si fanno sempre più vicine ma anche complesse. Entro il 30 agosto il Governo Meloni dovrebbe trovare le risorse idonee per poter promuovere, confermare o abrogare parte delle misure attive ma in scadenza entro la fine dell’anno.
Si tratta di Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103. Tra le soluzioni più plausibili potrebbe trovar spazio Quota 41 Light di Salvini e Durigon e l’inclusione di una somma da accantonare obbligatoriamente al TFR per garantire un fondo per la previdenza complementare.
Riforma pensioni 2025: le soluzioni più probabili
Nella riforma pensioni 2025 potrebbe esserci la possibilità di prevedere e destinare il 25% del TFR per garantirlo in un fondo pensionistico complementare. Secondo Durigon la soluzione sarebbe idonea per far sì che in futuro i giovani possano giovare di un assegno previdenziale più dignitoso.
Qualora dovessero sorgere dei problemi – anche di natura costituzionale – il Governo incontrerà i sindacati a settembre per discuterne. E inoltre se la percentuale dove essere eccessiva allora si potrebbe ridurre dal 25% al 10% oppure 5%.
Verso il sistema contributivo
Il problema di Quota 41 Light è il metodo contributivo. Questo conteggio vedrebbe una riduzione dell’assegno previdenziale (di circa il 20% o perfino 30%) che equivarrebbe ad un guadagno inferiore per i futuri pensionati.
In Italia d’altronde i metodi di calcolo dell’assegno previdenziale sono tre: quello contributivo che si applica per chi ha iniziato a lavorare dopo l’1° gennaio del 1996 (con meno di 18 anni di contributi), quello retributivo fino al 31 dicembre 2011 e del contributivo fino all’1° gennaio 2012.
Mentre chi ha già versato 18 anni di contributi entro il 31 dicembre del 1995 godrà del sistema misto.
I bonus in manovra
Il Governo sta valutando di inserire in manovra finanziaria dei bonus che possano posticipare l’erogazione dell’assegno previdenziale (come ad esempio includendo il vecchio bonus Maroni).
L’esecutivo potrebbe applicare una stretta sulle rivalutazioni dell’assegno previdenziale così da evitare la penalizzazione nei confronti dei pensionati.