Il focus della riforma pensioni 2025 sembra essere incentrato sul superamento della Legge Fornero. In questo articolo riportiamo quanto sostenuto da Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e pubblicato da Morningstar. Tratterà argomenti quali: Quota 41 e la vecchiaia anticipata.
Riforma pensioni 2025: il pensiero di Brambilla
Dal centro studi per la previdenza sociale Brambilla parla di cosa non potrebbe includere la riforma pensioni 2025 e un primo punto molto discutibile è la famosa Quota 41 (che permette di uscire dal lavoro dopo aver versato 41 anni di contributi previdenziali al di là dell’età anagrafica).
La misura non farebbe quadrare i conti: innanzitutto risulterebbe eccessivamente costosa per il Governo, e in secondo luogo a lungo termine sarebbe un flop dato che i soggetti che hanno iniziato a lavorare a 14, 15, 16 e 17 anni prima o poi esauriranno.
Secondo Brambilla per poter raggiungere i requisiti previsti nel patto di stabilità (almeno attestarsi all’1,3-1,4% sul PIL) occorre abolire le spese (e quindi anche le misure attualmente in vigore).
L’altro punto da trattare è la famosa riforma pensioni della Fornero che ha diviso la platea di beneficiari: da un lato coloro che hanno lavorato dall’1 gennaio del ’96 e su cui si tiene conto dei contributivi puri e dall’altro il famoso sistema misto.
La soluzione secondo Brambilla sarebbe unificare tutto senza imbattersi in disuguaglianze che creerebbero dei conflitti. Un sistema quasi “obbligatorio” dato che le pensioni vengono pagate con il versamento dei contributi e non è finanziato dalle imposte fiscali.
Sulla vecchiaia anticipata c’è da poco da dire a parer di Brambilla, che lui manterrebbe i 64 anni d’età e 38 di contributi previdenziali versati.