RIFORMA PENSIONI 2024, L’IPOTESI DI FLESSIBILITÀ DAI 64 ANNI

Sembra che il Disegno di legge sulla riforma delle pensioni che il Cnel metterà a punto entro l’autunno potrà avere una certa importanza nel dibattito sul futuro della previdenza. Secondo Il Sole 24 Ore, infatti, il gruppo di lavoro del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro starebbe valutando l’introduzione di un sistema di flessibilità per consentire il pensionamento anticipato a 64 anni, senza però il requisito anagrafico minimo che contraddistingue il sistema delle Quote, anche se è prevedibile che serviranno almeno 20 anni di contributi o un importo minimo della pensione, come avviene attualmente nel sistema contributivo pieno, per poter lasciare il lavoro. Il Cnel potrebbe inserire anche una soglia massima di flessibilità a 72 anni.



RIFORMA PENSIONI 2024, L’INGRESSO DIFFICILE NELLA MANOVRA

In questo modo sarebbe anche tutelato che intende restare sul posto del lavoro per vedere incrementare l’importo del futuro assegno. Si tratta di un sistema a flessibilità piena con penalizzazione implicita per chi andrà in pensione prima (prenderà un assegno di importo inferiore a chi invece resterà a lavoro), anche se la soglia minima di 64 anni potrebbe scontentare i sindacati, che chiedono invece una flessibilità a partire dai 62 anni. Va comunque detto che il ddl che il Cnel metterà a punto difficilmente potrà entrare a far parte della Legge di bilancio o di un suo collegato. Dunque la sua entrata in vigore potrebbe essere rinviata al 2026 oppure ai primi mesi del 2025. Molto dipenderà non solo dalla volontà politica, ma anche dalla disponibilità di risorse.



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