RIFORMA PENSIONI 2025, VERSO LA MANOVRA

Nella prossima Legge di bilancio, come ricorda Il Manifesto, potrebbe essere inserito un allungamento delle finestre previste per l’ingresso in pensione da tre a sei mesi. Questo vorrebbe dire che potrebbero volerci fino a sei mesi almeno per poter incassare il primo assegno pensionistico una volta finito di lavorare, con il rischio per alcune persone di restare senza fonti di reddito per quel periodo di tempo. Il quotidiano romano evidenzia anche che nella manovra non ci sarà la pensione di garanzia per i giovani, in grado di garantire almeno 990 euro lordi al mese a 65 anni di età dopo 40 anni di attività, ma probabilmente l’obbligo di trasferire una quota del Tfr ai fondi pensione, misura che secondo la Cgil potrebbe “fruttare” in futuro ai lavoratori tra i 22 e 122 euro al mese.



RIFORMA PENSIONI 2025, LA PROPOSTA DI DE BORTOLI

A proposito di fondi e previdenza complementare, Ferruccio de Bortoli, in un articolo pubblicato su L’Economia, inserto del Corriere della Sera, spiega che per incentivare le adesioni si potrebbe anche ampliare la quota di deducibilità fiscale oltre la cerchia dei familiari, in modo che gli anziani possano “aiutare” i giovani, versando per loro e ottenendone un beneficio in sede di dichiarazione dei redditi, anche se non legati da un rapporto di parentela. Lo Spi-Cgil, intanto, si prepara alle mobilitazioni di piazza nelle città italiane contro un nuovo intervento che limiti la rivalutazione delle pensioni, anche se sembra che il Governo nella Legge di bilancio non intenda prorogare il blocco parziale in scadenza a fine anno, né introdurne di nuovi.



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