Le novità contenute nella riforma pensioni 2025 coinvolgeranno tutti, sia coloro che sono già titolari di un trattamento previdenziale, sia chi uscirà dal lavoro già dall’anno prossimo. I cambiamenti riguarderanno le minime, la rivalutazione e l’adeguamento ai costi della vita e la possibilità di accedere alle misure di pensionamento anticipato.
Le novità del 2025 in ambito di pensionamento non sono tantissime, anche perché il Governo non ha voluto/potuto dar priorità ad una riforma completamente differente rispetto a quella attuale. Il motivo è riconducibile ad una mancanza di fondi sufficienti a rivoluzionare il sistema.
Riforma pensioni 2025: quali sono le novità?
La prima novità della riforma pensioni 2025 riguarda la rivalutazione delle stesse. Non è certamente un meccanismo nuovo, ma ciò che è diverso è la percentuale di adeguamento che passa allo 0,8% da applicare ai trattamenti previdenziali entro 4 volte la pensione minima.
La rivalutazione comporterà ad un aumento sulle pensioni – minimo e non per tutti – applicando una soglia massima pari a 4 volte il trattamento minimo. Superato questo tetto (più di 5 volte il minimo previsto) la rivalutazione scenderà al 75%, con un incremento che passa allo 0,6%.
Soltanto per le pensioni minime (nel 2025 ammonteranno a 603€ mensili) è prevista – oltre alla rivalutazione allo 0,8% – una percentuale aggiuntiva del 2,2%.
Misure di pre pensionamento
La riforma pensioni 2025 conterrà Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 103. Prima dei cambiamenti tali misure sarebbero scadute – senza proroga – il 31 dicembre di quest’anno.
Una misura che agevolerà di tanto è la vecchiaia prevista per le donne lavoratrici con figli. Prima dell’attuale variazione lo sconto prevedeva 4 mesi per ogni figlio fino ad un massimo di un anno per tre o più figli, estesa a 16 mesi d’anticipo per le lavoratrici che invece hanno quattro o più figli.
Rinnovato anche il bonus Maroni, che prevede uno sgravio contributivo al fine di aumentare lo stipendio in busta paga per coloro che hanno deciso di continuare a lavorare pur avendo maturato i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia.
Uscire con la previdenza integrativa
I rendimenti provenienti dalla previdenza integrativa o complementare, possono essere accumulati per raggiungere i requisiti minimi previsti dalla pensione di vecchiaia. Una novità importante per chi non ha potuto versare i contributi in modo uniforme e con continuità a causa del precariato.
Le regole sono semplici: per aderire alla pensione di vecchiaia è indispensabile raggiungere almeno l’importo pari all’assegno sociale, per quelle anticipate contributive l’importo dev’essere uguale a tre volte l’assegno sociale e per le mamme lavoratrici (con almeno un figlio) occorre raggiungere 2,8 volte l’assegno minimo (o 2,6 per chi ha più figli).