La riforma pensioni 2025 va delineata in modo adeguato ma soprattutto sostenibile. Il Governo avrebbe una scadenza ordinaria ristretta: circa 11 giorni (entro il 20 ottobre 2024) per presentare la nuova Legge di Bilancio davanti a Bruxelles.

Ai dati odierni si suppone che questa scadenza non verrà rispettata, e lo slittamento sarà prorogato di almeno 15/20 giorni. In questi giorni di fuoco proseguono le discussioni ai tavoli tecnici del Governo, dove tra i partiti politici vi sono delle trattative in corso.



Riforma pensioni 2025: tra minime e misure in scadenza

La prima novità sulla riforma pensioni 2025 potrebbe riguardare il rialzo della pensione minima. Forza Italia spinge molto nell’ottenimento di questo incremento, e da Palazzo Chigi le intenzioni sembrano altrettanto positive, ma resta da capirne la fattibilità in bilancio. Per colmare il gap economico i tecnici starebbero pensando all’introduzione di nuovi incentivi economici mirati a far restare sul lavoro anche coloro che hanno maturato i requisiti per poter andare in pensione.



La soluzione potrebbe prevedere di potenziare l’attuale bonus Maroni, che può esser richiesto dai soggetti che hanno acquisito i requisiti per Quota 103.

Misure temporanee in scadenza

La riforma pensioni 2025 potrebbe contenere o meno, le misure attualmente in scadenza entro fine anno (31 dicembre 2024). Si tratta dell’Ape Sociale, dell’Opzione Donna e di Quota 103. Per mantenerle occorre considerare il budget necessario e gli spazi possibili in manovra. Tuttavia, l’uscita dal lavoro anticipata dovrebbe esserci soltanto con queste misure temporanee, che ancora una volta verrebbero confermate ma soltanto “temporaneamente” e non strutturalmente. Una delle ultime notizie che quasi sicuramente diventeranno presto realtà, è legata al “silenzio-assenso” del fondo TFR da destinare in una pensione complementare. Per i neo-assunti questa possibilità potrebbe diventare un obbligo (in misura fissa al 25% di accantonamento).



Mentre per i lavoratori più anziani questa soluzione potrebbe restare soltanto una opzione facoltativa. A stabilirlo saranno sempre i conti pubblici su cui stanno lavorando i tecnici del Governo.