RIFORMA PENSIONI 2025, LA NOVITÀ PER I DIPENDENTI PUBBLICI
Tra le nuove misure previste nella Legge di bilancio 2025 c’è anche l’eliminazione del “limite ordinamentale” nel settore pubblico che fa sì, come ricorda Repubblica, che dall’anno prossimo il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia verrà portato a 67 anni. Tale requisito potrà essere aumentato nei prossimi anni in base all’aspettativa di vita. Sempre a proposito del settore pubblico, le amministrazioni potranno trattenere in servizio quei lavoratori che, volontariamente, accetteranno di svolgere attività di tutoring o affiancamento ai nuovi assunti o di rimanere comunque in servizio per esigenze organizzative, fino ai 70 anni. Questa norma non riguarderà magistrati, avvocati e Procuratori dello Stato.
RIFORMA PENSIONI 2025, LA NECESSITÀ DI SEPARARE PREVIDENZA E ASSISTENZA
Intanto, come ricorda Il Sole 24 Ore, da un dossier curato dalla direzione centrale studi e ricerche, dalla direzione contabilità e servizi fiscali e dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps emerge che c’è una parte non irrilevante di uscite pensionistiche che sono in realtà legate all’assistenza, pari ad almeno 15 miliardi di euro. Dati che rilanciano il dibattito sulla riforma pensioni 2025, sulla necessità di separare assistenza e previdenza nel bilancio dell’Inps anche per dare una più corretta comunicazione sul dato relativo alla spesa pensionistica in rapporto al Pil. Ma questo obiettivo non sembra molto semplice da raggiungere, anche perché il confine tra le due voci di spesa sta diventando piuttosto labile con il passare degli anni.
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