I SINDACATI SCRIVONO A DRAGHI: “INCONTRO SULLE PENSIONI”
Dalla fine di Quota 100 all’allargamento dell’Ape Sociale, dai dubbi su Quota 41 e contratti di espansione, fino all’ultima proposta di Boeri e Perotti sulla flessibilità in uscita: i temi all’ordine del giorno per la prossima riforma pensioni sono parecchi e i sindacati chiedono al più presto un incontro con il Governo per dirimere tutti i punti chiave in vista della prossima Manovra di Bilancio.
In una lunga lettera inviata al Premier Mario Draghi, i leader di Cgil, Cisl e Uil sostengono l’urgenza di discutere «per la riforma fiscale, la riforma delle pensioni, della scuola e della PA», passando poi ai «provvedimenti relativi alla concorrenza, alla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, alle necessarie scelte di politica industriale, del sistema dei trasporti sostenibile e di rafforzamento dello Stato Sociale che intrecciandosi con gli investimenti previsti nel Pnrr siano in grado di realizzare nuove filiere produttive e di servizi sociali e di creare lavoro stabile con particolare attenzione ai giovani e alle donne», sostengono Landini, Sbarra e Bombardieri.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI BOERI-PEROTTI
Andare in pensione a 63 anni ma con un importo più basso a partire dal 1 gennaio 2022: su “Repubblica” i due economisti Tito Boeri e Roberto Perotti hanno presentato questa mattina una nuova proposta di riforma pensioni per poter assicurare comunque maggior flessibilità in uscita senza però ricorrere a misure simili alla Quota 100 per spesa pubblica e “impegno” dello Stato.
«Si può andare in pensione quando si vuole, a partire da 63 anni, ma accettando una riduzione attuariale, che oggi si applica alla sola quota contributiva, sull’intero importo della pensione, cosi come proposto dall’Inps 6 anni fa», scrivono i due economisti riguardo alla loro idea di riforma che «farà rumore». Mentre infatti il Governo e i sindacati cercano di trovare una quadra per l’allargamento della platea dell’Ape Sociale – e mentre la Lega, con l’appoggio del sindacato Ugl, vorrebbe restaurare la Quota 100, magari con qualche ritocchino – Boeri e Perotti riflettono sui potenziali vantaggi della loro proposta.
QUOTA 100, ORA COSA SUCCEDE
La riduzione attuariale pensata dai due economisti per la nuova riforma pensioni significherebbe oggi «una riduzione media di un punto e mezzo per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione offerta da quota 100; in futuro ancora meno – continuano Boeri e Perotti su “Rep” – dato che le generazioni che andranno in pensione nei prossimi anni avranno una quota contributiva più alta su cui la riduzione è già comunque applicata in caso di pensione anticipata». In questo modo, si potrebbe trovare una riduzione importante della disparità di trattamento tra le pensioni “miste” e quelle contributive, dato che «permetterebbe anche ai titolari di quest’ultime di andare in pensione prima, purché abbiano almeno 20 anni di contributi e una pensione superiore ad una soglia minima (attualmente circa 1450 euro al mese) per non rischiare di finire in condizioni di indigenza, soprattutto quando incoraggiati fortemente dall’impresa a lasciare». Al momento la soglia di 1.450 euro è troppo al di sopra della soglia di povertà Istat, ragiona l’ex presidente Inps: si potrebbe dunque abbassarla a 1000 euro (2 volte la pensione minima) rendendo così «più ampia la platea potenzialmente interessata alla pensione anticipata». Il Governo Draghi che sta cercando di trovare le fila al suo interno per una proposta unitaria sulle pensioni da lanciare nella prossima Manovra guarderà con attenzione alla proposta dei due economisti, anche perché potrebbe essere un buon punto di incontro tra la richiesta di flessibilità e la non eccessiva spesa pensionistica.