MARATTIN: QUOTA 100 VA ABOLITA
Intervistato da fanpage.it, Luigi Marattin spiega che dal suo punto di vista la riforma pensioni con Quota 100 andrebbe abolita. “Persone più esperte di me dicono che è impopolare affermarlo, ma o diciamo cose impopolari o non ne usciamo fuori. È un errore e va abolita: non posso consentire a chiunque di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi, io ho sempre avuto un’altra opinione. Questa possibilità la devi dare a chi fa lavori gravosi e usuranti. A chi se lo ‘merita’, tra virgolette, perché ha fatto un lavoro per cui si è spaccato la schiena. Magari possiamo estenderlo a più categorie, ma non a chiunque”. Secondo il deputato del Partito democratico, quindi, Quota 100 “va sostituita con misure analoghe ma rivolte solo ai lavori gravosi”. “La Commissione dice che da quando siete al governo voi il rapporto tra debito e Pil continua a salire e fattori aggravanti sono le riforme strutturali, non proseguite o smontate, che erano stato intraprese nella scorsa legislatura. L’esempio è quota 100, ma ci anche altre cose”, aggiunge Marattin, rivolto a Luigi Di Maio a proposito del giudizio della Commissione Ue sull’Italia.
LA POSIZIONE DEL CODS SU QUOTA 100 E OPZIONE DONNA
Orietta Armiliato, con un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ribadisce che “Quota 100 è una misura costosa, non supera certamente la Monti-Fornero, esclude l’esercizio alle donne, ed è transitoria. Se fosse stata affiancata a una manovra espansiva, che creasse appeal verso gli investitori e dunque riavviasse quel circolo virtuoso che si chiama creare lavoro (roba che sembra dimenticata…), forse avrebbe prodotto quel turnover necessario a creare occupazione ma, non è andata così, contribuendo solo a creare ulteriore debito”. Armiliato torna anche a evidenziare che, rispetto a Opzione donna, “si potrebbe pensare di chiedere fin da ora l’estensione innanzitutto per le lavoratrici nate nel 1961, senza ombra di dubbio ma, si potrebbe andare oltre come abbiamo proposto noi del Cods”, ovvero fino al 31 dicembre 2013. Resta il fatto che “oggi, alla luce della spada di Damocle rappresentata dalla procedura d’infrazione da parte della Commissione europea che possiede un’alta percentuale di rischio di applicazione, avanzare qualsiasi proposta e soprattutto essere presi in considerazione, risulta come impresa ardua piuttosto che no…”.
RIFORMA PENSIONI, SALVINI: FAREMO QUOTA 41
Anche Matteo Salvini ha replicato alla Commissione europea, come ha fatto Luigi Di Maio, tenendo tra l’altro il punto sulla riforma pensioni varata dal Governo. Secondo quanto riporta l’Ansa, il leader della Lega, che si trovava a Perugia nel suo tour elettorale per sostenere i candidati impegnati al ballottaggio di domenica, ha detto che “sulla legge Fornero siamo solo all’inizio. La lettera dell’Ue ci dice che abbiamo sbagliato a iniziare a smontarla e ad approvare ‘quota 100’. Io rispondo educatamente che siamo solo all’inizio perché l’obiettivo è quota 41”. Salvini ha quindi colto l’occasione per rilanciare quello che lui stesso aveva nei mesi scorsi indicato come un obiettivo di legislatura, quello appunto di Quota 41. “Andare in pensione dopo 41 anni di fabbrica, di negozio o di ospedale mi sembra il minimo. Quindi sarà un bel confronto tra due prospettive diverse, di vita”, ha aggiunto, facendo capire che per raggiungere il traguardo di Quota 41 bisognerà superare le resistenze dell’Ue riguardo le riforme delle pensioni.
DI MAIO ALL’UE: QUOTA 100 NON SI TOCCA
Luigi Di Maio, con un post su Facebook, ha commentato la decisione presa dalla Commissione europea circa la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Il vicepremier scrive che “andremo in Europa e ci metteremo seduti al tavolo con responsabilità, non per distruggere, ma per costruire”. Ci tiene però a precisare “che come sento parlare di doveri, mi piacerebbe sentir parlare anche di diritti. Diritti degli italiani e delle loro famiglie! Non chiedo tanto: diritti! Che tradotto significa la possibilità di aiutare le famiglie, le imprese, le scuole, la nostra sanità. Quindi rimbocchiamoci le maniche tutti. E con ‘tutti’, intendo anche Bruxelles! Per ultimo due cose: Quota 100 non si tocca e, sia chiaro, le pensioni degli italiani non si toccano!”. Dal suo punto di vista, infatti, “non è concepibile che un Paese con 6 milioni di disoccupati reali e migliaia di aziende che producono sotto il loro potenziale venga messo in croce perché vuole investire sulla crescita, il lavoro e la riduzione delle tasse”.
RIFORMA PENSIONI, CAZZOLA CONTRO CONTRATTO DI ESPANSIONE
Giuliano Cazzola non sembra gradire la novità di riforma pensioni inserita nel decreto crescita, che, nelle aziende con più di 1.000 dipendenti, potrebbe portare a un pensionamento anticipato fino a sette anni. “Il contratto di espansione prevede un programma e con le parti sociali a fare da garante i lavoratori sono più garantiti, ma sette anni sono veramente troppi”, dice infatti l’ex deputato all’agenzia Sir, Servizio Informazione Religiosa. Dal suo punto di vista, “il rischio, come per il decreto Quota 100, è quello di non far crescere l’occupazione”. Questo concretamente vorrebbe dire che “chi va via non viene sostituito e di fatto aumentano solo i pensionati e non gli occupati”. Il giuslavorista ricorda anche che in passato “prepensionamenti di questo tipo si sono fatti per situazioni di crisi, in determinati settori, e non a livello generale”. Cazzola è tornato anche su Quota 100, ribadendo che “non ha portato occupazione, perché di fatto chi se ne va non viene sostituito”.
VITALIZI, MANCA LA RIFORMA IN SICILIA
A quanto pare non tutte le Regioni si sono adeguate alla riforma pensioni degli ex consiglieri chiesta dal Governo. Vincenzo Figuccia, deputato dell’Udc all’Ars e leader del Movimento Cambiamo la Sicilia, ricorda che in Sicilia ancora non si è provveduto a varare la legge sui vitalizi e questo potrebbe portare al taglio di trasferimenti per circa 70 milioni di euro. Come giustificare una posizione simile, innanzi a migliaia di lavoratori siciliani, figli del sistema contributivo che di certo non avranno mai pensioni di quell’entità? Con quale pudore dirlo ai nostri pensionati che hanno lavorato tutta una vita per una piccola pensione? Come spiegarlo a quei ragazzi disoccupati che vedono la pensione come un miraggio? Che lo si fosse stabilito con un voto in Aula, con la fantomatica commissione speciale o con una determina dell’ufficio di Presidenza, si sarebbe già dovuto tagliare senza se e senza ma”, sono le parole di Figuccia, che intende portare la questione nell’aula dell’Ars, riportate da palermotoday.it.
RIFORMA PENSIONI, UE CONTRO QUOTA 100
Oggi sono attese le raccomandazioni della Commissione europea sui conti pubblici dei Paesi membri, che saranno accompagnate da un focus specifico sul debito pubblico dell’Italia. Repubblica ha anticipato parti di questo documento, in cui si mette in particolare sotto tiro la riforma pensioni con Quota 100, che “cancella in parte gli effetti positivi delle riforme delle pensioni e indebolisce la sostenibilità del bilancio italiano nel lungo termine. Fa salire la spesa pensionistica, togliendo risorse a investimenti e istruzione, danneggia la forza lavoro e la crescita potenziale”. Critiche non nuove, in realtà, quelle di Bruxelles sulle mosse previdenziali dell’Italia. Ogni provvedimento adottato negli anni successivi alla Legge Fornero è risultato infatti “non gradito” alla Commissione, che però sembra aver apprezzato ancora meno una misura come Quota 100 accompagnata dal Reddito di cittadinanza, di fatto le due misure simbolo dei due partiti di maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle, nella Legge di bilancio 2019.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GOTTI TEDESCHI
Piero Angela, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha parlato di demografia e anche del perché gli interventi di riforma pensioni hanno priorità rispetto a quelli per la famiglia: i pensionati votano, i neonati no, ha detto il volto noto della scienza in tv. Ettore Gotti Tedeschi, intervistato da notizieprovita.it, evidenzia come “la scelta di non fare figli non è economica. Io, ad Angela, parafrasando il detto ‘nasce prima l’uovo o la gallina?’, chiederei: ‘Si deve esser ricchi per fare figli o si diventa ricchi facendo figli?’ (e gli suggerirei di riflettere bene prima di rispondere…)”. Ad avere interesse a cambiare la situazione, per l’economista, sarebbero i pensionati stessi, “nell’intento di promuovere un ciclo economico che produca reddito per pagare proprio le loro pensioni. Detto ciclo positivo che crea ricchezza, differentemente da quanto osservano taluni, inizia non quando i nati raggiungono un’età ‘produttiva’, ma viene avviato subito appena si crea il progetto matrimoniale orientato a generare figli”.
RIFORMA PENSIONI, IL CONTRATTO DI ESPANSIONE
L’ultima novità in tema di riforma pensioni si chiama “contratto di espansione” ed è contenuta in un emendamento al decreto crescita che ancora sta compiendo il suo iter parlamentare di conversione. Come spiega Il Sole 24 Ore, si tratta di una misura sperimentale per il 2019 e il 2020 per sostituire i contratti di solidarietà espansiva, consentendo nelle imprese con più di 1.000 dipendenti un pensionamento anticipato fino a sette anni. Come precisa Repubblica, “le aziende potranno utilizzare questa norma solo nel caso in cui stiano per avviare o abbiano avviato processi di reindustrializzazione e riorganizzazione, e quindi si trovino di fronte all’esigenza di ‘modificare le competenze professionali in organico’”.
LA NORMA PER EVITARE NUOVI ESODATI
Grazie a un accordo con sindacati più rappresentativi e ministero del Lavoro, si potranno “mandar via i dipendenti a sette anni dalla pensione, versando però loro un’indennità ‘commisurata al trattamento pensionistico lordo’ maturato al momento in cui si conclude il rapporto di lavoro. Se invece il lavoratore è vicino alla pensione anticipata ‘il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto, con esclusione del periodo già coperto dalla contribuzione figurativa a seguito’ del licenziamento. Nell’accordo andrà indicato anche il numero di nuove assunzioni. È previsto, per evitare il rischio di nuovi esodati, che “leggi e altri atti aventi forza di legge non possono in ogni caso modificare i requisiti per conseguire il diritto alla pensione in vigore al momento dell’adesione al contratto di espansione”. Per la misura sono stati stanziati 40 milioni per il 2019 e 30 per il 2020.