LE PROSPETTIVE NEGATIVE SULLE PENSIONI

Gli ultimi dati relativi alle previsioni di crescita del nostro Paese non sono confortanti e potrebbero avere conseguenze non certo positive in tema di riforma pensioni. Come sottolinea trend-online.com, “i numeri massacrano l’Italia. La crescita economica del nostro paese è inferiore alle attese: a rischio il lavoro e la pensione di molte persone. Un’impresa su tre è a rischio chiusura, 3,6 milioni di posti di lavoro stanno traballando, la sostenibilità legata all’universo pensione si fa sempre più debole. Il rischio di un autunno nero, sotto tutti i fronti, diventa sempre più realistico: già oggi un terzo degli Italiani è in crisi di liquidità”. E naturalmente c’è da chiedersi, “in questo scenario, quali saranno le prospettive che il lavoro dei più giovani. E cosa dovrà aspettarsi chi andrà in pensione: un nuovo taglio?”. La situazione non è quindi positiva e non si vedono all’orizzonte decisioni che possano essere favorevoli a chi è già in pensione o a chi aspira ad andarci.



PROIETTI CHIEDE RIFORMA FISCALE

Domenico Proietti, oltre a sostenere la necessità di una riforma pensioni all’insegna della flessibilità a partire dai 62 anni, da tempo ritiene necessaria una riforma fiscale che, come evidenzia in una nota, “deve porsi l’obiettivo di tagliare le tasse a chi le tasse le paga anche per promuovere una ripresa dei consumi con beneficio di tutte le attività produttive”. In questo senso, quindi, per il Segretario confederale della Uil, “la vera pace fiscale che tutte le forze politiche dovrebbero attuare è quella con gli oltre 36 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati italiani che fanno regolarmente il loro dovere con il fisco. Anzi, i lavoratori dipendenti ed i pensionati prima pagano le tasse e poi prendono lo stipendio e la pensione”. Secondo il sindacalista è di conseguenza evidente che “pensare di fondare la ricostruzione economica del Paese su un condono fiscale significherebbe riprodurre i peggiori errori del passato oltre ad essere una beffa per tutti gli italiani onesti”, compresi i pensionati.



PENSIONATI CONFARTIGIANATO “NOI IGNORATI”

Con un duro attacco al Governo e alla gestione del settore pensioni durante l’emergenza Covid-19, i pensionati di Confartigianato riuniti nell’ANAP di Rimini denunciano «Si allarga la povertà tra i pensionati e i provvedimenti assunti dai Governi negli ultimi anni hanno accentuato la disparità fiscale a loro sfavore». È il presidente Enzo Nisi a sfogarsi su Rimini Today dopo gli ultimi dati regionali e nazionali che nulla di buono dicono neanche sul prossimo futuro: «La perdita del potere d’acquisto delle pensioni dovuta al ridimensionamento, quando non all’azzeramento, della rivalutazione annuale in base all’inflazione, a cui si somma l’aumento della pressione fiscale, soprattutto a livello locale ha comportato una svalutazione dei trattamenti che arriva, secondo alcuni studi, anche al 10%». Eppure, attaccano ancora i pensionati di Confartigianato che chiedono una seria riforma sul fronte previdenziale «i pensionati sono stati del tutto ignorati dai vari provvedimenti presi dagli ultimi Governi, a cominciare dall’assegno di 80 euro (portato poi a 100) in favore dei lavoratori dipendenti per finire con la recente riduzione del cuneo fiscale, sempre e solo per i lavoratori dipendenti». (agg. di Niccolò Magnani)



SALVINI RILANCIA QUOTA 41

Matteo Salvini ha difeso ancora la riforma pensioni con Quota 100, rilanciando poi anche l’idea di introdurre la Quota 41. Ospite della trasmissione Carta Bianca, in onda su Rai 3, come riporta pensionipertutti.it, il leader della Lega ha respinto le critiche alla misura pensionistica fortemente voluta dal Carroccio arrivate dal giornalista Alessandro Barbano, spiegando anche di essere orgoglioso “di avere smontato la legge Fornero, che era infame, ingiusta, iniqua, tanto che persino il Governo ha detto che per tutto il 2021 verrà confermata, perché non ci fosse stata quota 100 il virus avrebbe fatto i disastri”. Salvini ha quindi aggiunto che “dopo che uno per 40 anni si spacca la schiena in fabbrica secondo me si è meritato la pensione, perché il mio obbiettivo è quota 41: dopo 41 anni di lavoro uno si merita di godersi i propri figli e i propri nipoti”. L’ex ministro dell’Interno ha quindi di fatto ribadito dei concetti già espressi in passato e che sono stati anche al centro di alcune dichiarazioni del suo collega di partito Claudio Durigon.

I FIASCHI DI M5S

In un articolo pubblicato su L’Opinione delle libertà, ma tratto da stanzediercole.it, Ercole Incalza evidenzia tutti i fallimenti delle politiche promosse dal Movimento 5 Stelle, compresa la riforma pensioni degli ex parlamentari, che ha appena visto bocciato il taglio dei vitalizi al Senato. Incalza ritiene “sia utile leggere quanto ha detto l’avvocato dei senatori ricorrenti l’ex senatore Paniz: ‘Varie sentenze della Corte costituzionale e una massiccia giurisprudenza hanno fissato le regole di base di un taglio delle pensioni. Nessuno dei 5 paletti che rendono giuridicamente potabile un taglio previdenziale era rispettato’. Ora resta da capire cosa accadrà alla Camera dove il contenzioso sui vitalizi è ancora in corso. Sicuramente sarà molto difficile che prenda corpo un provvedimento diverso da quello del Senato. Insisto questo fallimento era scontato perché è pura follia incrinare l’assetto normativo consolidato”. Vedremo in effetti quali saranno le ripercussioni della pronuncia della Commissione Contenziosa del Senato sulla decisione alla Camera.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CELASCHI

Guido Celaschi, Presidente dell’Associazione nazionale anziani e pensionati aderente a Confartigianato, evidenzia che i provvedimenti varati negli ultimi anni hanno accentuato la disparità fiscale a sfavore dei pensionati, determinando quindi un allargamento del numero di poveri tra di loro. Nel mirino, in particolare, finiscono le misure di riforma pensioni che hanno ridotto la rivalutazione degli assegni. “Il ridimensionamento, quando non all’azzeramento, della rivalutazione annuale in base all’inflazione, a cui si somma l’aumento della pressione fiscale, soprattutto a livello locale, ha comportato una svalutazione dei trattamenti che arriva, secondo alcuni studi, anche al 10%”, spiega Celaschi.

LA RICHIESTA DELL’ANAP-CONFARTIGIANATO

Dal suo punto di vista, poi, “i pensionati sono stati del tutto ignorati dai vari provvedimenti presi dagli ultimi Governi, a cominciare dall’assegno di 80 euro (portato poi a 100) in favore dei lavoratori dipendenti per finire con la recente riduzione del cuneo fiscale, sempre e solo per i lavoratori dipendenti. Sono necessari dunque interventi urgenti per assicurare ai pensionati un trattamento equo che permetta loro di vivere una vita dignitosa, anche perché sempre più pensionati stanno scivolando verso la condizione di povertà relativa, se non in quella assoluta”. Una situazione aggravata, oltretutto, dalla crisi determinata dal coronavirus. Per Celaschi, quindi, “non si comprende proprio come ben 16 milioni di cittadini siano ‘invisibili’ per la nostra classe politica!”.