RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PACIFICO

L’Anief torna a chiedere una misura di riforma pensioni che consenta al personale della scuola un accesso anticipato alla quiescenza. Il Presidente nazionale del sindacato, Marcello Pacifico, come riporta Teleborsa, evidenzia che “non si può obbligare a rimanere fino a 67 anni anche chi è sfinito e chiede solo di vedere materializzarsi un suo diritto, stiamo assistendo ad una evidente ingiustizia. Che si somma a quella del mancato riconoscimento della sindrome di burnout, al non adeguamento stipendiale ai rischi biologici che comporta la professione. Negare delle forme di pre-pensionamento alla categoria scolastica significa poi caricare il sistema sanitario nazionale, perché risulta alta la percentuale di docenti e Ata attorno ai 60 anni con patologie per motivi legati allo stress da lavoro correlato”.



LA RICHIESTA DI QUOTA 96

Il sindacalista ricorda che l’Anief continua “a chiedere al ministro del Lavoro e delle politiche sociali di introdurre ‘Quota 96’ e di estendere l’Ape Sociale a tutto il personale e non solo ai colleghi della primaria, oltre a quelli dell’infanzia che già ne beneficiano”. L’anticipo pensionistico è “un’esigenza diventata ancora più forte con la pandemia da Covid19: lo stress da lavoro correlato è cresciuto, perché i docenti hanno operato e continuano ad operare in condizioni ambientali difficili, spendersi e a fare loro metodi didattici alternativi e da adattare ai bisogni formativi dei singoli alunni, alternando didattica a distanza e in presenza, lavorando non di rado a centinaia di chilometri da casa per anni senza possibilità di tornare ad abbracciare figli e parenti. Bisogna permettere al personale della scuola di lasciare il lavoro a 62 anni, senza tagli all’assegno di quiescenza”.



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