IL POST QUOTA-100 E I SINDACATI

Martedì 27 luglio prossimo, come noto, i sindacati sono stati convocati dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando per iniziare a discutere il tema cruciale delle pensioni: il tavolo sulla riforma previdenziale, dopo diversi rinvii, arriva nell’ultima finestra possibile prima della pausa estiva, ma si tratterà solo di un confronto preliminare in vista del vero tavolo previsto per il rientro delle attività a settembre. Con la scadenza della Quota 100, le associazioni, i lavoratori e anche i firmatari della legge del Governo Conte-1 (Lega e M5s) si dicono preoccupati per quanto possa avvenire da gennaio 2022. Lo “scalone” di 5 anni (invece che 62 si passerà a 67 anni di uscita da lavoro) preoccupa e l’obiettivo del Governo è quello di evitarlo il più possibile: la consulenza di Elsa Fornero a Palazzo Chigi sul tema pensioni agita ancora di più parte della maggioranza, con i sindacati che insistono sulla linea di una Quota 41 non trovando però condivisione piena nell’Inps e nemmeno al Mef (per motivi economici). In più, è prevista comunque prima della riforma pensioni la “rivoluzione” degli ammortizzatori sociali che potrebbe far slittare sempre più a ridosso della Manovra il “destino” del post-Quota 100. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LA SITUAZIONE DELLE DONNE

I recenti dati del monitoraggio Inps sulle pensioni evidenziano che le donne in quiescenza incassano circa 500 euro al mese in meno rispetto agli uomini. Un problema che, evidenzia l’Anief, riguarda da vicino il mondo della scuola, dove l’80% del personale è fatta da donne nella metà dei casi over 55 e quindi vicine all’età di pensionamento. Come riporta ilfaroonline.it, per il Presidente nazionale dell’Anief Marcello Pacifico, “le donne vengono penalizzate durante la vita professionale e anche da pensionate. Lo Stato non fa nulla per venire loro incontro. Nemmeno una forma di anticipo pensionistico degna di questo nome: basta dire che dal 2022, a parte l’Ape sociale rivolta a poche categorie, l’unica modalità per lasciare il servizio potrebbe essere quella di Opzione Donna”, che comporta il ricalcolo contributivo dell’assegno con un perdita netta del 30-40%.



LE PAROLE DI PACIFICO

Il sindacalista ricorda ancora che “Quota 100, seppure in cambio di una riduzione della pensione, ha comunque garantito negli ultimi tre anni un’opportunità di anticipo pensionistico a partire dai 62 anni di età. Come del resto già si fa per i militari. È la stessa età che Anief chiede da tempo di prendere in considerazione per fare uscire i lavoratori che operano in una condizione di rischio, anche biologico e pure questo non riconosciuto, almeno nella scuola”. Senza dimenticare l’età media degli insegnanti, pari a 52,5 anni, con gli over 60 più che raddoppiati in dieci anni. “La morale è quindi: in pensione tardi e male. Dove vogliamo arrivare?”, conclude Pacifico.



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