FORNERO REPLICA A MOLINARI

Nel suo intervento in aula, Riccardo Molinari, capogruppo della Lega, ha ricordato che la riforma pensioni targata Fornero, non positiva per gli italiani, è stata voluta dall’Europa. Ospite di Tagadà, l’ex ministra del Lavoro ha spiegato che forse viene ancora tirata in ballo “perché fa comodo, elettoralmente, trovarsi dei nemici. E dire alle persone che se non stanno bene, le cose non vanno bene, c’è un colpevole. Di volta in volta il colpevole può essere l’Europa, possono essere gli immigrati, può essere una singola persona che ha messo il nome a una riforma. Se Molinari ha un po’ di cervello lo sa benissimo, ma non vorrà mai ammetterlo, che quella riforma non è stata fatta per compiacere l’Europa, ma è stata fatta perché la crisi di allora era molto diversa da quella di oggi e rischiavamo di non poterle pagare le pensioni in essere. Poi che sia stata fatta bene, male, questo lo lascio giudicare ad altri, ma non l’abbiamo fatta perché ce lo diceva l’Europa, l’abbiamo fatta perché era necessario ridare credibilità al nostro Stato quanto alla possibilità di ottenere credito”.



LE PAROLE DI CIMBRI

Intervenendo nel corso del webinar “Il nuovo welfare di comunità e l’alleanza tra pubblico, privato e no-profit nel contesto emergenziale attuale”, organizzato oggi dal think tank Welfare Italia e promosso dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House – Ambrosetti, Carlo Cimbri ha toccato un tema riguardante la riforma pensioni. “L’Italia ha un’aspettativa di vita elevata, che non è tuttavia accompagnata da un trend di incremento demografico. Abbiamo bisogno di allargare la base di cittadini che nel nostro Paese lavorano, producono, pagano tasse, contribuiscono alle pensioni e alla vita della comunità. Sì a un’immigrazione controllata e volta all’integrazione: poche regole ma estrema severità nel rispetto delle stesse, con pari diritti se si rispettano questi punti. C’è bisogno di regolamentazione, confronto, normative ad hoc”, sono le parole del Ceo di Unipol riportate da affaritaliani.it. Per Cimbri, “le assicurazioni posso rivestire ruolo importante per favorire la ripresa economica. Sono investitori di lungo periodo che ben supportano investimenti in una fase di rilancio dell’economia affiancandosi all’intervento dello Stato”.



QUATTORDICESIMA PENSIONI: COSA CAMBIA A LUGLIO

Nell’attesa di capire se effettivamente il Governo Conte ha intenzione di bloccare definitivamente la riforma pensioni di Quota 100 dopo la scadenza del 2021 (con ipotesi di Opzione Donna e Ape social che tornano oggetto di discussione), in termini di maggior concretezza per il popolo dei pensionati da luglio arriverà una breve ma importante “boccata d’ossigeno” con la consueta “Quattordicesima Inps”. La somma prevista in aggiunta all’assegno pensionistico normale arriverà ma non per tutti: il “bonus” spetta, anche in regime di Covid-19, ai pensionati che abbiano compiuto almeno 64 anni con un reddito complessivo fino ad un massimo di 2 volte il trattamento minimo. In attesa di aver l’esatta percezione di quanti saranno coinvolti quest’anno dall’attesissimo assegno “maggiorato” di luglio, negli Stati generali in corso con il Governo Conte si discuterà anche di previdenza e di rilancio del sistema che nei prossimi mesi potrebbe pagare anch’esso la crisi economica post-Covid: in particolare, i Governo dovrà preparare un piano per evitare lo scalone che si formerà tra 2021 e 2022 per via della fine Quota 100. (agg. di Niccolò Magnani)



LE RICHIESTE USB AL GOVERNO

Nei giorni scorsi l’Usb ha manifestato davanti a villa Pamphili per l’avvio degli Stati generali dell’economia. L’Unione sindacale di base, che avrebbe poi partecipato all’evento, ha ribadito con l’occasione “che è impossibile anche solo immaginare che le risorse sul tavolo siano utilizzate per sostenere un sistema delle imprese che ha dato pessima prova di sé, soprattutto in questo periodo. Riaffermeremo invece quelle che sono le vere esigenze generali dei lavoratori e dei cittadini: una sanità pubblica, una scuola funzionante e pubblica, reddito per tutti, salario e lavoro per i disoccupati e per i lavoratori”. L’Usb ha poi presentato al Governo un dossier con proposte economiche “per indirizzare il nuovo corso verso le esigenze dei lavoratori e dei cittadini”. Tra queste anche “l’aumento dei salari e delle pensioni per favorire la domanda e quindi la crescita”. Per l’Usb, dal punto di vista fiscale è invece necessario ripristinare “le aliquote progressive crescenti al crescere dei patrimoni, patrimoniale progressiva oltre i 500.000 euro”.

LE PAROLE DI SCHIRÒ

Angela Schirò promuove il Family Act, evidenziando che si tratta di “un disegno organico di misure pensate per le famiglie con figli”, “una iniziativa moderna e progressista che ha l’obiettivo, di cui si parla da tempo ma finora con scarsi risultati, di sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, contrastare la denatalità, valorizzare la crescita dei figli, e favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile”. La deputata del Partito democratico eletta all’estero, come riporta Askanews, ricorda che “il welfare state per la famiglia in Italia è stato sempre improntato ad un modello che sostiene più gli anziani (pensionati) che le famiglie (con figli); la redistribuzione delle risorse italiana va appunto nella direzione delle pensioni, mentre la quota destinata alla famiglia è ancora esigua”. Tra l’altro, come in altri Paesi mediterranei, si spende poco “per i servizi di cura, considerando tali spese come un costo e non come un investimento nel futuro del Paese. Ecco questo disegno di legge sembra essere invece un investimento per il futuro del Paese”.

RIFORMA PENSIONI, DPCM SU ANTICIPO TFS IN GU

C’era attesa per una misura di fatto approvata con la riforma pensioni del Governo Conte-1, ma che ha impiegato un anno e mezzo per diventare realtà. Come spiega pensionioggi.it, infatti, è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dpcm relativo all’anticipo del Tfs/Tfr per i dipendenti pubblici che vanno in pensione. Il prestito bancario, che consente un anticipo fino a 45.000 euro, potrà essere richiesto anche da quanti sono andati già in quiescenza, ma non è chiaro se potranno farvi ricorso anche quanti hanno utilizzato o utilizzeranno il cumulo contributivo, mentre sembra ne saranno esclusi coloro che non useranno Quota 100 o i tradizionali canali di pensionamento di vecchiaia o di anzianità.

I PASSAGGI PER ARRIVARE AL PRESTITO

Ci saranno alcuni passaggi prima di poter avere l’anticipo della liquidazione. Anzitutto bisognerà chiedere all’ente erogatore del Tfs/Tfr la certificazione “del diritto all’anticipazione. Entro 90 giorni dalla richiesta l’Ente Erogatore rilascerà, in presenza dei requisiti richiesti, la certificazione con l’indicazione dell’ammontare complessivo del Tfs/Tfr spettante”. A questo punto ci si potrà rivolgere a una delle banche convenzionate, aderenti quindi all’accordo quadro stipulato da Abi e ministeri dell’Economia e del Lavoro, per stipulare il contratto di anticipo per poi attendere la somma al massimo per massimo 45 giorni. Il prestito verrà rimborsato alla banca attingendo direttamente al Tfs/Tfr del richiedente tramite l’ente erogatore dello stesso. L’istituto di credito godrà anche di una garanzia pubblica sull’anticipo erogato.