GIORGETTI: QUOTA 102 SOLO PER GLI STATALI

La novità del giorno in tema di riforma delle pensioni è Quota 102. E stando a quanto riporta il sito del Messaggero il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti avrebbe proposto durante la cabina di regia “di distinguere, ai fini dell’anticipo della pensione, gli statali dagli altri lavoratori privati e applicare soltanto ai primi la ‘quota 102’ proposta dal ministro Daniele Franco per la fase di transizione dopo la fine di quota 100”. Intanto Gherardo Zei, Presidente di Federmanager Roma, intervistato da ilquotidianodellazio.it, spiega che “per quanto riguarda i nostri pensionati siamo al loro fianco per difendere le loro pensioni dalle accuse assurde che siano pensioni d’oro e pronti a lottare insieme a loro contro i tagli indiscriminati degli assegni pensionistici, allo stesso modo in cui siamo al fianco dei colleghi in servizio per difendere il loro lavoro da ristrutturazioni selvagge che ci vedono sempre come prime vittime e categoria di lavoratori meno tutelata”.



LA RIFORMA PENSIONI RESTA IN SALITA

Nella Cabina di regia odierna sul Documento Programmatico di Bilancio (qui il focus, ndr) i rappresentanti dei partiti di maggioranza hanno espresso tutti i loro dubbi e perplessità in merito all’ipotesi di Quota 102 come prossima legge previdenziale in Manovra di Bilancio.

L’accordo infatti non c’è in quanto sia la Lega che il Pd nutrono non pochi dubbi sull’impostazione dell’intervento: per il Carroccio serve più flessibilità e un impianto molto più simile alla Quota 100, mentre il Centrosinistra vorrebbe un meccanismo più selettivo di sostegno a chi svolga lavori usuranti (la lista delle 92 professioni individuate dalla Commissione Damiano) e alle donne. Infine, Italia Viva chiede di non destinare alle pensioni «una parte sproporzionata della manovra», spiega il responsabile economico Luigi Marattin, puntando invece molto più sul taglio delle tasse (e qui con l’accordo di Lega e Forza Italia). (agg. di Niccolò Magnani)



IL GOVERNO PENSA A QUOTA 102 PER LA MANOVRA

Si avvicina il momento di mettere a punto la Legge di bilancio e in tema di riforma pensioni andrà trovata una soluzione per il post-Quota 100. A quanto pare nella maggioranza sarebbe emerso la proposta di varare una Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) della durata di due anni, in modo da evitare il cosiddetto “scalone” di cinque anni che scatterebbe dal prossimo 1° gennaio. In questo modo si darebbe poi modo al prossimo esecutivo di trovare una misura più “strutturale” di flessibilità pensionistica. Il costo di Quota 102, stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore, sarebbe di circa 1,5-2 miliardi di euro. Pare però che questa misura non possa soddisfare la Lega che difficilmente potrà portare a casa una proroga di Quota 100. C’è da dire che Quota 102 è stata “bocciata” anche da Elsa Fornero. Vedremo quali saranno le decisioni effettive del Governo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, posto che la Legge di bilancio va approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre e quindi per il momento si potrebbero solamente indicare le risorse da dedicare al capitolo previdenziale.



LE PAROLE DI BONOMI

Carlo Bonomi non ha mai nascosto la sua contrarietà a Quota 100. Anche nel corso dell’ultima Assemblea di Confindustria ha criticato apertamente la misura di riforma pensioni varata nel 2018. E, come riporta Radiocor, il numero uno degli industriali, è tornata sul tema. A margine dell’assemblea di Confindustria Brescia, ha detto infatti che “Quota 100 è una manovra che non è mai stata da noi apprezzata, perché scarica sulle future generazioni i costi. Da qui al 2028 ci costerà ancora 18 miliardi di euro questo provvedimento. È ovvio che c’è uno scalone a fine anno e sarà difficile spiegare alle persone qual è la differenza tra un giorno e l’altro su come si andrà in pensione”. Secondo Bonomi si dovrebbe “lavorare in maniera seria sui lavori usuranti, quello è veramente un capitolo che va affrontato perché ci sono dei lavori che obiettivamente non si può pensare che vadano in pensione all’età che è prevista oggi”. Il Presidente di Confindustria sembra quindi aprire alla cosiddetta Super Ape Social.

RIFORMA PENSIONI, APE CONTRIBUTIVA BOCCIATA DALL’ANIEF

La proposta di riforma pensioni formulata da Pasquale Tridico, ribattezzata Ape contributiva, non sembra trovare molti sostegni. Come riporta ilfaroonline.it, l’Anief ritiene che si tratti di un’ipotesi non sostenibile “per i lavoratori. Ad iniziare da quelli della scuola”. Marcello Pacifico, Presidente nazionale del sindacato, evidenzia che “decurtare l’assegno pensionistico in modo pesante non è una proposta fattibile, ancora meno per i docenti e Ata della scuola che già partono da stipendi modesti”. “Noi – aggiunge Pacifico – continuiamo a pensare che l’anticipo pensionistico non possa trasformarsi in un ricatto. Per la scuola, poi, continuiamo a sostenere che vanno introdotti gli stessi parametri di accesso alla pensione previsti per i lavoratori delle forze armate, così da far lasciare il servizio a tutti a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza”.

LE PAROLE DI GANGA

L’Ape contributiva non trova d’accordo nemmeno la Cisl, il cui Segretario confederale Ignazio Ganga, intervistato da pensionipertutti.it, ricorda che la proposta prevede anche “limiti alla possibilità di cumulare eventuali altri redditi da lavoro”. Il rischio principale di questa formula di anticipo pensionistico, secondo la Cisl, è rappresentato dal fatto che “sarebbe economicamente insostenibile per la gran parte dei lavoratori, e finirebbe per consentire l’anticipo solo ai pochi che possono vantare retribuzioni elevate. Per noi la flessibilità deve poter essere accessibile a tutti e quindi l’assegno deve essere calcolato su tutti gli anni lavorati. Saranno poi i lavoratori a fare i calcoli di convenienza”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI