LA RICHIESTA DEL NUOVO SINDACATO CARABINIERI ER

Come riporta ravennanotizie.it, il Segretario generale del Nuovo sindacato carabinieri dell’Emilia-Romagna Giovanni Morgese ha scritto una lettera aperta alle istituzioni chiedendo un intervento urgente di fronte al rischio di una riforma delle pensioni che preveda l’innalzamento dei requisiti per il collocamento in quiescenza del personale non dirigente delle forze armate e di polizia. “Oggi pare che in Italia si voglia costituire ‘un’armata di veterani’, ‘di anziani’ ovvero di persone che, in gran maggioranza, usciranno quotidianamente da casa per dismettere i panni di nonni amorevoli e indossare una divisa per difendere il territorio nazionale e la sicurezza dei cittadini o magari per recarsi in teatri operativi al di fuori dei confini nazionali!”, evidenzia il sindacalista, ricordando le recenti circolari “da parte di talune Amministrazioni” in cui si chiede “di rimanere snelli, atletici e salutisti”. “Tutto lo sforzo che viene richiesto sarà premiato alla fine? Certo! Con pensioni sempre meno dignitose e fondi integrativi mai costituiti”.



LA PIATTAFORMA UNITARIA FNP-SPI-UILP DI MATERA

Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil di Matera e Basilicata hanno presentato una piattaforma unitaria a base del nuovo ciclo di confronto, contrattazione sociale e mobilitazione con il Comune di Matera, gli altri Comuni della Provincia, gli Ambiti Socio-Territoriali e l’Azienda Sanitaria di Matera. Come spiega sassilive.it, tra i punti della piattaforma uno riguarda la tutela del potere d’acquisto, anche perché dopo il rialzo dei prezzi avvenuto a livello locale a partire dalla elezione della città di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, “si è sovrapposta nell’ultimo anno una significativa recrudescenza del processo inflattivo a livello Nazionale e Internazionale – generato da una esplosione dei prezzi energetici e delle materie prime – che accentua una forte erosione del potere d’acquisto, in particolar modo dei redditi fissi da lavoro e da pensione, con un impatto molto rilevante sulle retribuzioni e sulle pensioni medio-basse e basse, talché sempre più famiglie rischiano di essere sospinte in situazioni di marginalità economica sociale”.



LA RICHIESTA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

Oggi a Grosseto è iniziata una mobilitazione del Partito della Rifondazione Comunista che proseguirà anche domani. In un comunicato riportato da grossetonotizie.it si legge: “Ci mobilitiamo per pretendere che il governo intervenga immediatamente contro il caro bollette, bloccando gli aumenti come in Francia e in Spagna; tagliando i profitti delle grandi aziende che distribuiscono e vendono il gas e l’energia elettrica; colpendo la speculazione finanziaria sui meccanismi di formazione dei prezzi di gas ed elettricità; eliminando oneri di sistema obsoleti, dare finalmente un taglio ad accise, addizionali regionali e iva, tasse pagate in prevalenza dai ceti popolari. Raccoglieremo anche le firme contro il ripristino della legge Fornero sulle pensioni, su cui proprio in questi giorni si discute nei tavoli tra Governo e sindacati, avanzando le nostre proposte per: la pensione a 60 anni o con quaranta di contributi; per le donne, pensione a 55 anni o 35 di contributi; non più pensioni sotto i mille euro; l’adeguamento integrale delle pensioni all’inflazione. Le firme raccolte verranno utilizzate per promuovere e sostenere ordini del giorno nei Consigli comunali e consegnate ai Prefetti per farle arrivare al Governo”.



IL PENSIONOMETRO

Il sito del Corriere della Sera ha deciso di mettere a disposizione dei suoi lettore “il Pensionometro, il simulatore che calcola età della pensione e assegno previdenziale. Su misura e con stime personalizzate”. Spesso, infatti, è difficile capire quando si potrà andare in quiescenza e soprattutto con quale importo sull’assegno. Vengono citati alcuni casi. Per esempio, “un 30enne lavoratore dipendente di oggi, che abbia iniziato a lavorare a 25 anni, potrà andare in pensione tra i 66 ed i 68 anni e mezzo, con una pensione compresa tra il 70% ed il 79% dell’attuale stipendio. A patto però di avere una carriera continua di oltre 40 anni fino all’età della pensione, altrimenti il valore della pensione potrebbe scendere, anche sensibilmente. Un lavoratore autonomo 40enne invece potrebbe andare in pensione tra i 65 ed i 67 anni circa, con una pensione compresa tra il 55% ed il 61%. Un 50enne dipendente invece potrebbe andare in pensione tra i 65 ed i 66 anni circa, con una pensione pari al 65%-70% del suo reddito, sempre in caso di continuità lavorativa”.

RIFORMA PENSIONI, L’ATTESA PER LA CIRCOLARE INPS

Tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio c’è anche l’estensione dell’Ape social agli edili, che potranno andare in pensione anticipata a 63 anni con 36 di contributi. Tuttavia, resta da capire quando potranno effettivamente farlo perché, come ricorda il Segretario della Fillea-Cgil di Palermo Piero Ceraulo, a oggi “c’è ancora incertezza per il riconoscimento del diritto all’accesso alla pensione, perché l’Inps non ha emanato la circolare specifica”. Il sindacalista, come riporta palermotoday.it, evidenzia che “la modalità dell’uscita anticipata per i lavori gravosi, in un settore al primo posto per gli infortuni mortali, con tanti  operai ultrasessantenni tra le vittime, è da tempo al centro delle nostre richieste”. Non resta quindi che attendere la circolare dell’Inps.

LE PAROLE DI CORBELLO (ASSOPREVIDENZA)

E a proposito di attesa in campo previdenziale, Il Sole 24 Ore spiega che nelle prossime settimane dovrebbe arrivare il decreto del Mef sulle modalità di applicazione di alcune delle norme europee sui Pepp, i Prodotti pensionistici individuali paneuropei. Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza, auspica che “che questo sia il momento di adeguare la normativa italiana a quella di altri Paesi europei, anche prevedendo l’applicazione dell’aliquota Irpef sulle prestazioni, ma riducendola in base agli anni di adesione alla previdenza complementare, perché si deve valorizzare la permanenze di lungo periodo nei fondi. Invece credo che ai Pepp si applicherà la stessa disciplina dei fondi e così quelli italiani avranno difficoltà rispetto a quelli di altri Paesi”.

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