RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA
Luigi Sbarra non ha dubbi. Intervistato da Repubblica spiega infatti che il tavolo sulla riforma pensioni con il Governo “va aperto subito, dobbiamo neutralizzare il pericolo che dal primo gennaio i lavoratori si trovino davanti a uno scalone di 5 anni. Ribadiamo la necessità di consentire un accesso flessibile alla pensione a partire da 62 anni. E riteniamo che 41 anni di contributi siano sufficienti per accedere alla pensione, a qualunque età”. Il Segretario generale della Cisl aggiunge che “per le donne chiediamo un anno di contribuzione in meno per ogni figlio, e per i giovani, che hanno percorsi lavorativi discontinui, la pensione di garanzia”. Sbarra evidenzia anche che “per i giovani vanno valorizzati alternanza scuola-lavoro e apprendistato, bisogna potenziare l’assegno di ricollocazione, allargandolo anche ai percettori di Naspi, e il Fondo Nuove Competenze: l’obiettivo deve essere quello di sottrarre le persone alla solitudine e all’inattività”.
O’LEARY CONTRO LA TASSA SUI BIGLIETTI AEREI
Come spiega in un’intervista al Sole 24 Ore, Michael O’Leary ha avuto degli incontri con i ministri Giorgetti e Garavaglia per illustrare il piano di investimenti e le richieste di Ryanair all’esecutivo italiano. «I nostri piani per l’Italia sono ambiziosi, ma il Governo deve capire che per le compagnie aeree continuare a pagare la tassa municipale su ogni biglietto aereo è uno spreco di risorse che servono soltanto a pagare le pensioni ai dipendenti di Alitalia. Abbiamo chiesto la cancellazione per quattro anni di questa tassa per tutti, solo così si possono liberare risorse e creare posti di lavoro soprattutto negli aeroporti italiani. Vogliamo ripartire da Ciampino come progetto post pandemia con il raddoppio della nostra presenza dagli attuali 100 voli al giorno, circa 5 ogni ora, a 200 voli. Al momento questa crescita non è possibile per le restrizioni ai movimenti e per le norme sull’inquinamento acustico. I nuovi aerei meno rumorosi del 40% e con meno emissioni inquinanti del 16% consentono il superamento delle restrizioni, è una scelta politica».
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI CGIL SU RDC E PDC
Come riporta ilpescara.it, la Cgil Abruzzo-Molise ha analizzato alcuni dati del Rapporto Inps relativi ai beneficiari del Reddito di cittadinanza, evidenziando come “l’identikit delle persone coinvolte dimostra che sono soggetti caratterizzati da livelli considerevoli di esclusione sociale: la gran parte delle persone che sono all’interno dei nuclei familiari percettori di Reddito o Pensione di Cittadinanza (3.133.322) sono minori (1.350.894) e disabili (589.052) con difficoltà fisiche o psichiche non percettori di pensioni di invalidità”. Per il sindacato “questi numeri smentiscono definitivamente le lamentele di ristoratori, albergatori e balneatori che avrebbero difficoltà a trovare personale stagionale per il fatto che i giovani non vogliono perdere il reddito di cittadinanza, confermando le ragioni del sindacato che da anni denuncia sfruttamento in questo settore dell’economia, legato ad assunzioni part-time con orari ben più ampi rispetto a quelli dichiarati”.
RIFORMA PENSIONI, LA SOLUZIONE PIÙ FACILE PER IL GOVERNO
Secondo quanto riporta Il Messaggero, “la trattativa sul dopo Quota 100 e sul futuro assetto delle pensioni è ancora lontana dall’entrare nel vivo”. Il tavolo di confronto sulla riforma pensioni chiesto dai sindacati, infatti, potrà partire solo dopo che si sarà messa a punta la riforma degli ammortizzatori sociali. “Dunque l’orizzonte è quella della Legge di bilancio, nella quale dovranno essere concretamente specificate le regole in vigore dal gennaio del prossimo anno. In assenza di interventi si ricadrebbe automaticamente nelle regole della Legge Fornero, salvo gli ‘aggiustamenti’ del 2017”, vale a dire essenzialmente l’Ape sociale. Secondo il quotidiano romano, il Governo potrebbe confermare ed eventualmente ampliare questa forma di anticipo pensionistico senza impegnare troppe risorse.
IL NUMERO DI PENSIONATI
Il Messaggero spiega anche che la proposta dei sindacati, “ovvero la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età (impropriamente chiamata ‘Quota 41’) sarebbe molto più onerosa per il bilancio pubblico. Un’altra possibile misura di riforma pensioni è quella che viene detta Quota 102, in quanto consentirebbe l’ingresso in quiescenza a 64 anni con almeno 38 di contribuzione. Intanto, come riporta Adnkronos, il Rapporto annuale Inps segnala che “i pensionati italiani al 31 dicembre 2020 sono pari a circa 16 milioni, di cui 7,7 uomini e 8,3 donne”. In rapporto al contesto macroeconomico “la dinamica della spesa pensionistica evidenzia un rallentamento della crescita a partire dal 2014”.
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