MESSAGGIO INPS SULLA QUATTORDICESIMA

Con un messaggio diffuso oggi, l’Inps ha ricordato che nel mese di luglio procederà a erogare la quattordicesima sulle pensioni di molti italiani. Tra le altre cose l’Istituto nazionale di previdenza sociale evidenzia che sono stati valutati, “nel caso di prima concessione, tutti i redditi posseduti dal soggetto nell’anno 2019 (rientrano in tale casistica tutti coloro che negli anni precedenti non abbiano percepito la somma aggiuntiva)”. Inoltre, “nel caso in cui il soggetto titolare di pensione abbia in corso una procedura di recupero su una quattordicesima degli anni precedenti, risultata non dovuta, in tutto o in parte a seguito delle verifiche reddituali a consuntivo, sulla quattordicesima del 2019 viene recuperato, in tutto o in parte, il debito residuo”. Quanto all’età, che rappresenta un requisito importante per avere diritto alla quattordicesima, l’Inps specifica che “la somma aggiuntiva viene attribuita d’ufficio sulla mensilità di pensione di luglio 2019 ai soggetti che rientrano nei limiti reddituali stabiliti e che, alla data del 30 giugno 2019, hanno un’età maggiore o uguale a 64 anni”.



RIFORMA PENSIONI, LE MISURE NEL DL CRESCITA

Al Senato è stato approvato il decreto crescita, che è stato quindi convertito in legge. Nel provvedimento ci sono alcune misure che hanno a che fare con il tema di riforma pensioni. Anzitutto, è stato introdotto il maxi scivolo per i prepensionamenti nelle imprese con più di 1.000 dipendenti, che consente un anticipo fino a 5 anni dai requisiti pensionistici nel caso si affronti una fase di ristrutturazione o riorganizzazione. Inizialmente i contratti di espansione, questo il nome della misura, prevedevano un anticipo pensionistico massimo di 7 anni. Resta comunque il carattere sperimentale fino alla fine del 2020 per la nome. In ambito pensionistico c’è anche da segnalare l’allargamento della cosiddetta flat tax per i pensionati che dall’estero si trasferiscono nei piccoli comuni del Sud e delle Isole. L’aliquota forfettaria sui redditi del 7% varrà infatti per 9 anni e non per 5 come previsto inizialmente. Infine, per quanto riguarda i giornalisti, è previsto che l’Inpgi preveda a una riforma per riequilibrare i conti entro 12 mesi.



PENSIONI, QUOTA 100: LE PAROLE DI ARMILIATO

Con un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social Orietta Armiliato ribadisce la sua posizione sulla novità principale di riforma pensioni spiegando che Quota 100 “ha sicuramente giovato a qualcuno, ovvero a chi avendo 62 anni di età e 38 di contributi ha deciso di chiudere con il mondo del lavoro, ma è una misura iniqua che più iniqua di questa veramente era difficile realizzarne una”. Per meglio spiegarsi, l’amministratrice del Cods ricorda che Quota 100 “non è adatta alle esigenze delle donne, non corrisponde ai requisiti necessari ai precoci, non cancella la Monti/Fornero, non si paga se non alzando il debito pubblico anche se calmierato dal prelievo forzoso effettuato ai danni dei già pensionati, non ha rispettato i desiderata di chi li ha votati”. Ciò nonostante, è la conclusione di Armiliato, che in precedenti post ha ricordato quanto sarebbe importante la valorizzazione dei lavori di cura delle donne ai fini previdenziali, “gli artefici di questo provvedimento, vogliono vendercelo come un successone!”.



L’ANTICIPO TFR LIQUIDAZIONE PER GLI STATALI

La riforma con Quota 100 ha previsto anche la possibilità di ottenere un anticipo sul trattamento di fine rapporto per i dipendenti pubblici fino alla somma di 45.000 euro, mediante un prestito bancario. Tuttavia questa misura è al momento “lettera morta”, visto che manca il decreto attuativo necessario a stabilire le modalità con cui richiedere l’anticipo presso le banche convenzionate. Come per l’Ape volontario, difatti, ci sarà una convenzione con l’Abi per stabilire tutte le condizioni specifiche del prestito, i cui interessi, secondo quanto era stato detto da esponenti della maggioranza, verranno di fatto “neutralizzati” dalle agevolazioni fiscali cui si avrà diritto. Negli ultimi giorni sul tema della liquidazione dei dipendenti pubblici va registrata la sentenza della Corte Costituzionale, che ha ritenuto legittimo il versamento a rate del Tfs nel caso si vada in pensione anticipata. Si spera che presto arrivi il decreto attuativo previsto di modo che si possa dare la possibilità ai dipendenti pubblici che intendono andare in pensione di non aspettare troppo tempo per la liquidazione.

I DATI SUI PENSIONAMENTI NELLA SCUOLA

È arrivato anche il comunicato del Miur a dare ufficialità ai numeri relativi alle domande lavorate per Quota 100, la novità della riforma pensioni, nel mondo della scuola. Al 24 giugno, quindi, risulta “lavorato il 79,77% delle domande relative alla cosiddetta seconda platea, quella che ha presentato domanda entro il 28 febbraio, dopo l’introduzione di ‘quota 100’”. Più alta (99,12%) la percentuale di domande lavorate tra quelle “presentate entro il 12 dicembre scorso, secondo le regole di pensionamento vigenti prima dell’introduzione della cosiddetta ‘quota 100’”. Il ministro dell’Istruzione Bussetti si è detto soddisfatto “dell’andamento delle operazioni. Grazie al lavoro di squadra svolto da Miur e Inps, sia attraverso gli uffici centrali che territoriali, stiamo procedendo molto rapidamente con le certificazioni. L’obiettivo finale è quello di consentire a coloro che nella scuola hanno diritto alla pensione di poterne usufruire da settembre, senza soluzione di continuità con lo stipendio. Anche a quelli che hanno presentato domanda nell’ambito della finestra che si è aperta a seguito dell’introduzione di ‘quota 100’ e dell’‘Opzione donna’”.

GLI EFFETTI DI QUOTA 100 SUL SSN

La riforma pensioni con Quota 100 rischia di creare delle difficoltà importanti per il sistema sanitario nazionale. “Un’emergenza che non ci lascia per niente sorpresi, dal momento che sono tanti anni che denunciamo la mancanza di medici specialisti all’interno del Ssn e il rischio che il nostro Paese sta correndo a causa del combinato disposto tra l’accelerazione del loro pensionamento della precedente generazione e l’imbuto formativo, che tanti, troppi, anni di numero chiuso hanno creato”, spiega Enrico Gulluni, coordinatore dell’Udu, Unione degli universitari. Dal suo punto di vista per risolvere questa situazione occorre “pensare a una seria riforma del Sistema sanitario nazionale. Una riforma che non può assolutamente prescindere dalla risoluzione dei due imbuti formativi; occorre trovare definitivamente una soluzione che porti al superamento del numero chiuso per i corsi di laurea dell’area medica e bisogna adeguare il numero di posti e di borse di specialità al numero di laureati dell’area medica nell’anno precedente, in modo da poter garantire un ricambio generazionale completo e di qualità”.

RIFORMA PENSIONI, IL PROVVEDIMENTO DELL’ARS

Si continua a parlare della misura di riforma pensioni adottata dall’Assemblea regionale siciliana. In una diretta su Facebook Giancarlo Cancelleri ha detto: “Non ci crederete, ieri ero incredulo anche io, ma con voto unanime del consiglio di presidenza abbiamo tagliato le pensioni d’oro. Voi direte si sono rinsaviti Miccichè e compagnia varia? No. Il M5S con una legge nazionale ha obbligato le Regioni a farlo, per cui ieri in una decina di secondi è stato votato all’unanimità”. Il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, secondo quanto riporta Adnkronos, ha anche specificato che si tratta di “un taglio importante: 4,3 milioni di euro ogni anno, con tagli fino al 40% per le pensioni più alte. Si tagliano le pensioni degli ex dipendenti Ars da 100mila euro in più. Un grande risultato, ma non ci dobbiamo fermare”.

I DUBBI SUI TAGLI

Cancelleri ha poi spiegato che “questo era il primo gradino. Sono soldi che, dall’anno prossimo in poi, Musumeci si troverà nel bilancio e che, con l’attività di opposizione, dovremmo monitorare per farglieli spendere al meglio”. C’è però da registrare la dichiarazione del Presidente dell’Ars Gianfranco Micciché: “Il legislatore, avendo alcuni dubbi sulla costituzionalità della norma, ha previsto che gli enti erogatori delle pensioni creassero un apposito fondo dove trasferire i risparmi che, nella fattispecie, verranno accantonati in un capitolo del bilancio dell’Assemblea regionale. Pertanto, la Regione dovrà continuare a versare all’Ars le somme per i pensionati. Non ci sarà nessun risparmio per i cittadini, perché sono accantonamenti che per qualche anno rimarranno improduttivi”.