I GIOVANI E LA PREVIDENZA COMPLENTARE
In un articolo riportato su ilpuntopensionielavoro.it, Michaela Camilleri del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali analizza i dati dell’ultima relazione della Covip da cui emerge che “la fascia dei giovani costituisce solo una piccola fetta degli iscritti alla previdenza complementare. Probabilmente perché, da un lato, la retribuzione percepita all’inizio dell’attività lavorativa è considerata troppo modesta per immaginare di destinarne anche solo una piccola parte al fondo pensione e, dall’altro, il momento del pensionamento appare così lontano nel tempo da passare in secondo piano rispetto ad altre priorità”. Tuttavia, “i soggetti che hanno maggiore necessità di una pensione complementare sono proprio le generazioni più giovani”. Per Camilleri occorrerebbe “intraprendere adeguate campagne informative al fine di incentivare le adesioni specialmente dei soggetti più scoperti”. Nei sindacati non manca anche la richiesta di un nuovo semestre di silenzio-assenso per destinare il Tfr alla previdenza complementare.
I CONTI SUL RISCATTO DELLA LAUREA
In un articolo pubblicato sul sito del Corriere della Sera viene ricordato che il riscatto di laurea agevolato è una delle misure di riforma pensioni che fa più gola, ma occorre fare bene i conti per valutarne la convenienza. Per esempio, chi ha iniziato a lavorare a 30 anni “raggiungerà il requisito di pensione anticipata (cioè i 42 anni e 10 mesi di contribuzione) a quasi 73 anni e riscattando quattro anni di corso di laurea potrebbe anticipare il pensionamento a quasi 69 anni, ben oltre quindi il requisito dei 67 anni (o 64), da incrementare con le speranze di vita. In questo caso, quindi, come unico vantaggio si otterrebbe un aumento dell’assegno pensionistico, che sarà parametrato all’importo versato (quindi più basso con il riscatto in forma light)”. Chi ha invece iniziato a lavorare presto, “dopo essersi laureato in corso potrebbe avere convenienza a riscattare gli anni di studi. Senza dimenticare che in alcuni casi il riscatto può servire ad entrare in Quota 100 o in opzione donna, come accade ad alcune lavoratrici 60enni: con tre o cinque anni riscattati potrebbero complessivamente anticipare la pensione di quasi sette”.
DL AGOSTO, BLOCCO PIGNORAMENTI PENSIONI FINO AL 15 OTTOBRE
Secondo quanto stabilito dalle norme di riscossione coattiva presenti nel Decreto Agosto, fino al 15 ottobre viene prorogata la sospensione dei pagamenti all’agente della riscossione per quanto riguarda pensioni e stipendi. Come sottolinea il Sole 24 ore stamane, il blocco dei pignoramenti vale per la totalità dei debiti verso l’Agenzia delle Entrate anche se si tratta di debiti scaduti, ovvero rivenienti da dilazioni decadute. La modifica sul pignoramento viene prevista dall’articolo 152 del Dl Agosto mentre i pignoramenti «presso terzi diversi da questi (ad esempio, pignoramenti dei conti bancari), se azionati prima dell’8 marzo scorso (data di entrata in vigore del Dl 18/2020), seguono il loro corso». In attesa di novità in campo previdenziale, con la riforma pensioni tutta ancora da “costruire” per poterla presentare in punti principali forse già nel prossimo Recovery Plan da consegnare entro ottobre in Europa, il tema dei pignoramenti aveva agitato nelle scorse settimane il settore salvo poi arrivare al Dl Agosto e alla sospensione prorogata per il momento fino al 15 ottobre 2020.
DAMIANO CONTRO SALVINI
Cesare Damiano va all’attacco di Matteo Salvini sulla riforma pensioni. Per l’ex ministro del Lavoro, infatti, il leader della Lega “fa una affermazione infondata e puramente propagandistica: Quota 100, purtroppo, non ha smontato la ‘riforma Fornero’”. Dal suo punto di vista Salvini “‘dimentica’ di dire che questa misura scade a dicembre del 2021, non è strutturale e riguarda una platea anagraficamente circoscritta di lavoratori che abbiano maturato almeno 38 anni di contributi. Traguardo non facile da raggiungere, soprattutto per le donne. Scaduta Quota 100 torna la legge Fornero: il leader della Lega lo sa benissimo. Quello che servirebbe, invece, è un criterio di flessibilità che sia strutturale e universale, a partire dai 63 anni di età, come nel caso dell’Ape sociale, che agevoli soprattutto chi svolge lavori usuranti, gravosi e, dopo la pandemia, anche classificati come esposti e pericolosi”. Damiano si auguri che il confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza porti a questo risultato, insieme a Quota 41.
LE PAROLE DI NANNICINI
Intervenendo a una tavola rotonda virtuale, organizzata da Albania News, l’associazione Volare e Shqiptari i Italise, Tommaso Nanncini ha ricordato che in tema di riforma pensioni sarebbe importante arrivare alla stipula di un accordo bilaterale tra Italia e Albania in tema di riconoscimento dei contributi versati. Attualmente, infatti, in mancanza di questa convenzione, ci sono “molti diritti negati per molti albanesi che hanno dato il loro contributo con il loro lavoro al nostro Paese e anche molti italiani, che hanno lavorato e lavorano in Albania e che non vedono riconosciuto i propri contributi,” ha spiegato il Senatore dem secondo quanto riportato da albanianews.it. “È da un po’ di anni che cerchiamo di portare questo problema ad una soluzione. Io mi auguro che, continuando con la pressione della comunità italo-albanese, possiamo ravvivarla per risolvere questo problema che ha bisogno soltanto di un accordo bilaterale. I fondi già ci sono, sono nel bilancio previdenziale. Manca un po’ di volontà politica”, ha aggiunto Nannicini.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI RECINTO
Con il Decreto agosto il Governo interviene sulle pensioni di invalidità, dando così anche seguito alla sentenza della Corte Costituzionale in materia. Intervistato da notizienazionali.it, Giuseppe Recinto, Consigliere di palazzo Chigi, spiega che “le pensioni spettanti agli invalidi civili al 100%, a partire già dai 18 anni, così come agli inabili, ai sordi e ai ciechi civili assoluti aumenteranno considerevolmente, grazie ad un intervento fortemente voluto dalla Presidenza del Consiglio, con il supporto del Ministero del Lavoro. Si passerà infatti dai circa 285 euro attuali fino a 648 euro al mese per tredici mensilità. Era un impegno che avevamo preso con le associazioni e con i cittadini, come emerso anche dalla consultazione nazionale a Villa Pamphilj, e che va oltre la pronuncia della Corte costituzionale. Una misura molto importante che, ci tengo a chiarire, ha carattere strutturale”.
L’IMPEGNO DEL GOVERNO
Recinto evidenzia anche che l’esecutivo è al lavoro per l’approvazione del Codice delle Disabilità. “Come avevamo annunciato alle associazioni Fand e Fish agli Stati Generali, abbiamo privilegiato in questo decreto l’aumento delle pensioni per porre al più presto fine a una situazione insostenibile. Solo il primo passo, ci tengo a ribadirlo, nell’ambito di una più vasta riforma alla quale stiamo lavorando con abnegazione”, aggiunge il Professore di Diritto privato all’Università di Napoli. Dal suo punto di vista, l’intervento sulle pensioni di invalidità è prova che il Governo ha affrontato la crisi “senza mai perdere di vista nessuno”.