L’ANZIANITÀ CONVENZIONALE NEGATA AI MORTI DI COVID-19
Repubblica dedica oggi un articolo agli italiani giovani deceduti per coronavirus, visto che molti dei 295 morti con età inferiore ai 50 anni potrebbero ricadere nel sistema pensionistico contributivo pieno, cosa che comporterebbe una pensione di reversibilità intorno ai 200-300 euro senza neanche la possibilità di un’integrazione al minimo. “In questo caso non si può neppure applicare l’anzianità convenzionale, introdotta dalla legge 222 del 1984: se hai lavorato pochi anni, ad esempio 5, ti ammali e diventi inabile al lavoro, alla tua morte la pensione di reversibilità viene calcolata con una maggiorazione contributiva. Come se avessi lavorato non 5 ma 40 anni. Per attivare questa maggiorazione devi fare domanda di inabilità all’Inps, un ispettore ti deve visitare e riconoscere l’inabilità. Come farlo se sei precipitato nel vortice del coronavirus?”, scrive Valentina Conte. Mauro Paris, Segretario organizzativo dello Spi-Cgil Lombardia, propone quindi di “applicare l’anzianità convenzionale a tutti i lavoratori morti per Covid, basta una semplice modifica alla legge 222, si può fare nel prossimo decreto di maggio”.
I RISCHI DEL DIVARIO GENERAZIONALE
In un articolo pubblicato su formiche.net viene ricordato che il divario generazionale presente in Italia “mina alla base la sostenibilità del sistema di protezione sociale. Un Paese con pochi giovani che entrano nel mercato del lavoro, e che pagano tasse e contributi, è un Paese che non potrà mantenere le promesse fatte su pensioni, sanità e tutte le altre politiche sociali, e di cui le generazioni più anziane sono le maggiori beneficiarie. In Italia i giovani sono stati i più colpiti dalla crisi anche a causa delle politiche sociali non sufficientemente orientate verso di loro, ma fortemente sbilanciate sulle pensioni”. Un tema già affrontato più volte nel dibattito sulla riforma pensioni, ma, evidenzia l’autore Mauro Pisu, “in altri Paesi la politica si è già resa conto di questo problema e tende a improntare le politiche economiche e sociali sulle reali necessità dei giovani, che sono visti come una risorsa per il Paese”. Cosa che in Italia dovrebbe tradursi nell’abolizione di Quota 100 per dirottare le risorse in tale direzione.
SINISTRA ITALIANA CONTRO PIANO DE LUCA
Il Coordinamento campano di Sinistra italiana contesta le misure adottate dalla Giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca. “Non può essere contrabbandato per aumento delle pensioni l’erogazione per due mesi dell’importo a concorrenza dei 1000 euro mensili, che certamente non cambierà la vita dei pensionati né avrà effetti rinvigorenti sulla economia regionale”, si legge in una nota riportata da salernosera.it. Il coordinamento regionale di Sinistra italiana non nasconde che un intervento reale di riforma pensioni per aumentare gli importi degli assegni al minimo “sarebbe cosa buona e giusta se fatto con un provvedimento organico e definitivo dello Stato e con risorse specifiche che non siano state sottratte al sostegno delle attività produttive. Tantomeno possono essere condivisi i provvedimenti che, sempre attingendo alle stesse risorse, reiterano in chiave regionale misure di sostegno ai professionisti e alle partite Iva. Si va determinando, così, un effetto cumulo che stride con l’assenza di interventi verso altre categorie di cittadini campani assolutamente privi di ogni sostegno”.
IL DIBATTITO RIAPERTO SUL RUOLO DEGLI IMMIGRATI
Si sta dibattendo non poco nella maggioranza sull’ipotesi di una sanatoria per gli immigrati irregolari presenti nel nostro Paese. Un tema che si ricollega a quello della riforma pensioni, come ha ricordato Silvia Fregolent, intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” in su Radio Cusano Campus. Come riporta urbanpost.it, la deputata di Italia Viva ha evidenziato che in “una fase così delicata e complicata, invece di slogan politici vuoti si dovrebbe andare sulla concretezza delle cose. Se non sono d’accordo facciano una proposta alternativa, ma non mi aspetto degli slogan. Mi fa piacere che il presidente dell’Inps dica quello che noi abbiamo sempre detto. Parte delle nostre pensioni vengono pagate dagli stranieri regolari quindi c’è anche un interesse degli italiani ad avere lavoratori stranieri regolari, che pagano le nostre tasse, le nostre pensioni”, rivolgendosi evidentemente anche ai partiti che si oppongono alla sanatoria, in particolare il Movimento 5 Stelle.
UIL VS CAMPANIA: “TAGLIATI 350MILA PENSIONATI”
Si alza forte la polemica contro la Regione Campania dopo l’introduzione della “riforma” regionale sulle pensioni minime alza a 1000 euro: non solo i ritardi ammessi dalla stessa Presidente del Consiglio Regionale campano (come potete vedere qui sotto), ma anche un problema di “esclusione” di alcune categorie. Secondo il segretario regionale Uil Biagio Ciccone, ci sarebbero almeno «350mila pensionati tagliati fuori dai 1000 euro». La critica non è feroce contro De Luca, visto che la stessa Uil riconoscere «ha affrontato le criticità di questi mesi con gran senso di responsabilità e con tempestività»; ma resta il nodo degli assegni ancora esclusi e su quello i sindacati chiedono migliorie immediate «secondo la Regione i destinatari della misura in questione dovrebbero essere circa 250mila, ma i dati ISTAT indicano in 600mila unità circa i campani con pensione inferiore ai mille euro al mese. Se fosse così, beneficerebbero del contributo previsto dalla Regione meno della metà degli aventi diritto». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, L’INTERVENTO IN CAMPANIA
In Campania, spiega Il Mattino, stanno già arrivando ai beneficiari le risorse stanziate con il piano d’emergenza messo a punto dalla Regione per far fronte alla crisi da coronavirus. Come noto, parte dei 900 milioni di euro è stata impegnata per aumentare a mille euro le pensioni minime per i mesi di maggio e giugno. Non ci sarà alcuna domanda da presentare, come quando occorre beneficiare di alcune delle misure di riforma pensioni varate a livello nazionale, ma l’accredito sarà automatico e riguarderà circa 250.000 pensionati. Rosa D’Amelio, Presidente del Consiglio regionale campano, intervistata da orticalab.it non nasconde che ci sia stato un ritardo “sull’adeguamento a 1.000 euro delle pensioni minime, ma abbiamo stipulato un accordo con l’Inps e saranno erogati a maggio e giugno”.
LE PAROLE DI ROSA D’AMELIO
D’Amelio, interrogata sulla possibilità che l’integrazione possa essere estesa anche alle pensioni di reversibilità, attualmente escluse, spiega che “questa è una richiesta giunta all’esecutivo da tutto il gruppo del Pd. Onestamente, abbiamo stanziato oltre 900 milioni e non penso si possano aggiungere altri fondi. Se possibile, la richiesta sarà presa in considerazione. Ma sempre nell’ambito degli stessi fondi”. Di fatto, quindi, se ci saranno minori richieste per altre misure, dai bonus per gli autonomi, gli studenti, le imprese e le famiglie, potrebbero esserci dei risparmi di spesa da destinare alle pensioni di reversibilità. Il che vuol dire che nel caso l’intervento sarà attuato in un secondo tempo.