GOVERNO E SINDACATI PRONTI AL DOPO QUOTA 100

Pier Paolo Baretta ricorda che il Governo ha deciso “con i sindacati di aprire dopo la sessione di bilancio un confronto, per trovare da subito la soluzione da dare, tra un paio d’anni, alla conclusione della sperimentazione di quota cento”. Secondo il sottosegretario all’Economia, in tema di riforma pensioni bisognerebbe avere “una forte accentuazione della flessibilità in uscita, che consenta a ciascuno – sulla base della propria personale valutazione – di scegliere, in libertà e con consapevolezza, il proprio percorso previdenziale”. Secondo quanto riporta Radiocor, per Baretta “siamo chiamati a un ripensamento culturale e a un nuovo schema di priorità”. Intanto Itinerari Previdenziali, come riporta Gds.it, ha realizzato un nuovo studio dal quale emerge che ci sono 3,5 milioni di pensioni che vengono pagate da oltre 26 anni. Alberto Brambilla evidenzia che “gran parte di queste pensioni non sono state pagate dai contributi. Bisogna stare attenti quando si parla di Quota 100 e di Ape sociale. Si rischia di ritrovarsi davanti a problemi che l’Italia ha già vissuto”.



L’ATTACCO DI FRIEDMAN A QUOTA 100

Intervenendo come ospite a diMartedì, Alan Friedman ha criticato la scelta del Governo di portare avanti la riforma pensioni con Quota 100. Approfittando della presenza in studio di Carla Ruocco, esponente del Movimento 5 Stelle, ha evidenziato che spendere diversi miliardi per una misura che non crea lavoro, ma consente a qualcuno di andare in pensione prima, è sbagliato, soprattutto perché “ruba alle nuove generazioni”. La pentastellata ha ribattuto ricordando come fossero sbagliati provvedimenti come le baby pensioni e spiegando che il turnover nel mercato del lavoro ci sarà. Intanto l’Anap, l’associazione degli anziani e pensionati aderente a Confartigianato, ha visto un cambio della guardia in Friuli – Venezia Giulia, dove Pierino Chiandussi ha preso il posto di Pietro Botti come Presidente. Secondo quanto riporta ilfriuli.it, Chiandussi ha evidenziato che “dobbiamo fare pressing per interventi a favore del potere d’acquisto delle pensioni, poiché oggi 11 milioni di italiani, e molti di questi nella nostra regione, hanno pensioni inferiori a 750 euro al mese”.



IN PENSIONE A 64 ANNI SENZA QUOTA 100

A quanto pare la riforma pensioni con Quota 100 verrà portata a scadenza fino alla fine del 2021. Dopo non è chiaro cosa accadrà al sistema pensionistico italiano. Per chi non potesse accedere nei prossimi due anni a Quota 100, una risposta dell’esperto pensioni del sito di Repubblica, a cura della Fondazione studi consulenti del lavoro, ricorda che “in assenza dei 38 anni di contributi maturati entro il 2021, quota 100 appare preclusa. L’unico accesso prima della pensione di vecchiaia potrebbe essere quello della pensione anticipata contributiva da richiedere in computo in gestione separata all’età di 64 anni a condizione che abbia almeno un mese di contributi in gestione separata, che l’assegno di pensione ricalcolato col sistema contributivo sia pari o superiore a 2.8 volte l’assegno sociale e che eserciti volontariamente la operazione di computo”. È chiaro che non tutti potrebbero rispettare questi criteri o volere un assegno ricalcolato con il sistema contributivo pieno. A quel punto non resterebbe però che attendere la pensione di vecchiaia.



BELLANOVA: QUOTA 100 È SCELTA SBAGLIATA

Teresa Bellanova, in un’intervista a Repubblica esprime soddisfazione per l’accordo che il Governo ha raggiunto sulla manovra, “anche se noi di Italia Viva abbiamo combattuto di più perché si rispettasse quello che era il primo punto dell’accordo di governo, cioè bloccare l’aumento dell’Iva con un risparmio stimato di 540 euro a famiglia”. Dunque, “portiamo a casa un risultato, anche se ci sono punti aperti e presenteremo emendamenti in Parlamento. Per noi quota 100 è una scelta sbagliata. Dà risposte a chi ha un reddito e ha avuto un percorso di lavoro stabile. Taglia fuori le donne, chi ha avuto rapporti di lavoro precari e i lavori usuranti”. Sulla misura di riforma pensioni varata lo scorso anno, la ministra delle Politiche agricole evidenzia che si tratta di “una battaglia politica. Nella riunione di maggioranza abbiamo anche detto che non volevamo la tassa sulle bevande zuccherate che colpisce i produttori di agrumi e piccole imprese. Non ci piace la cedolare secca che passa dal 10 al 12,5%. Ma Italia Viva non si è mai messa a giocare a più uno. Qualcuno invece pensa di potere nascondere ultimatum addossando agli altri il sospetto di volere rompere”.

I CONTI SUI COSTI DI QUOTA 100

Con un post sulla propria pagina Facebook, Antonio Boccuzzi torna a parlare della riforma pensioni con Quota 100. “Ho già detto più volte nei giorni scorsi quanto il provvedimento non mi abbia convinto appieno. Non è la controriforma Fornero e non la supera di certo. Sostenere la cancellazione così come proposto in questi giorni è profondamente sbagliato”, scrive l’ex deputato del Pd, secondo cui “bisogna studiare un po’ di più e fare quel salto di qualità che permette di essere meglio degli altri. Altrimenti è tutta propaganda elettorale e nulla di più”. In questo senso Boccuzzi ricorda che “uno dei punti su cui si è concentrato il dibattito è il costo. Si è parlato di 20 miliardi. Sbagliato. In realtà erano stati stanziati dal precedente governo 20.988.000.000, ma il costo effettivo, secondo i dati dell’Inps e quelli del Mef, nel triennio 2019/2021, relativamente alle domande presentate e poi accettate ammonta a 11.372.656.000. Con un risparmio di ben 9.615.342.000.Ricordatevelo quindi, quando proporrete emendamenti per cancellare il provvedimento. Ricordatevi che potreste creare una nuova categoria analoga agli esodati. E ricordatevi che più di un quarto di questi è priva di reddito. Così per dire”.

I DUE NODI DA AFFRONTARE

In un intervento su formiche.net, Giuseppe Pennisi parla di riforma pensioni evidenziando che ci sono “due nodi da sciogliere al più presto”. Il primo è “la netta separazione tra assistenza e previdenza. Al netto delle spese assistenziali (da invalidità a integrazioni al minimo e quant’altro) la vera spesa previdenziale italiana è poco più del 12% del Pil. Idealmente, la spesa assistenziale dovrebbe essere scorporata dall’Inps e gestita da un apposito Istituto Nazionale di Assistenza e Beneficenza. Se, per comodità operativa, viene mantenuta all’Inps occorre che venga chiaramente identificata e presentata. Pure al fine di evitare fraintendimenti nei confronti internazionali”. C’è poi il tema del “vesting, ossia il numero di anni e di versamenti richiesti per andare in pensione. In gran parte dei Paesi Ocse è tra i 10 e i 15 anni. In Italia, è stato portato a 20 anni durante la crisi del 1991-92. Allora si disse che si sarebbe trattato di una misura emergenziale di breve periodo. Non è stato più cambiato. È una ingiusta discriminazione nei confronti di chi comincia a lavorare tardi ed ancora di più nei confronti dei ‘superstiti’ di chi muore giovane”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BOERI

In un articolo pubblicato su Repubblica, Tito Boeri definisce la riforma pensioni con Quota 100 “la classica polpetta avvelenata cortesemente servita da Salvini ai suoi vecchi commensali di Palazzo Chigi”. Infatti, spiega l’ex Presidente dell’Inps, non la si può cancellare senza creare degli esodati, né lasciare scadere senza prevedere delle nuove misure per evitare lo “scalone” che ci sarà dopo il 2021. Secondo Boeri c’è comunque un modo “per evitare di mangiare la polpetta all’arsenico. Consiste nel fare una riforma che estenda la libertà di scelta su quando andare in pensione, a partire da 63 anni, a tutte le generazioni che verranno, non solo a quelle oggi coinvolte da quota 100, imponendo le riduzioni attuariali, che oggi si applicano alla sola quota contributiva delle pensioni, sull’intero importo della pensione”.

COME CAMBIARE QUOTA 100

Per l’economista “una riforma di questo tipo darebbe risparmi immediati, dato che potrebbe dissuadere alcuni di coloro che pensavano di andare in pensione con Quota 100 dal farlo nei prossimi due anni e, in ogni caso, gli importi di chi volesse comunque uscire prima sarebbero più bassi”. Certo ci sarebbero “costi aggiuntivi dal 2022 in poi rispetto a uno scenario in cui Quota 100 venisse davvero interrotta nel 2021. Sarebbero, comunque, costi che non aumentano il debito pubblico, dato che sono pienamente compensati da importi pensionistici più bassi”. Non va poi dimenticato che “non ci sarebbero esodati dato che la possibilità di uscire rimane” e le imprese “potrebbero compensare i lavoratori coinvolti in piani di esuberi versando ai lavoratori coinvolti la differenza fra la pensione Quota 100 e la pensione anticipata con l’intera riduzione attuariale”.