LE RICHIESTE DI SPI, FNP E UILP
Come riporta rovigoindiretta.it, Spi-Cgil Rovigo, Fnp-Cisl Pensionati Padova e Rovigo e Uil Pensionati Padova hanno elaborato un manifesto in cui, in tema di riforma pensioni, evidenziano la necessità di “una pensione di garanzia per i giovani, più sostegno a donne, ai lavori da relatori disoccupati, discontinui e precoci e forti incentivi per la previdenza complementare; per la pensione, possibilità di pensione da 62 anni di età o con 41 anni di contributi senza limiti di età; sostenere il potere di acquisto delle pensioni e l’allargamento della platea dei beneficiari della 14esima nonché un sistema più equo di rivalutazione”. Rifondazione Comunista, invece, come riporta moliseweb.it, propone, mediante la sua campagna nazionale contro la Legge di bilancio “di cassare l’imbroglio di quota 102; per gli uomini la pensione a 60 anni o con 40 di contributi; per le donne la pensione a 55 anni o 35 di contributi; che si metta fine alle pensioni sotto i mille euro e l’adeguamento integrale delle pensioni all’inflazione”.
SCIOPERO E PENSIONI: IL PUNTO DI MAURO MARINO
Nel suo recente editoriale su “Pensioni per tutti” Mauro Marino ha esposto i motivi secondo cui lo sciopero generale di Cgil e Uil contro la riforma pensioni (e in generale contro la Manovra) è giunto tardivo e insufficiente.
In primis, la “rottura” della “Triplice” – con l’assenza della Cisl – ha di certo indebolito il fronte sindacale: «Questa proclamazione di sciopero generale, a mio parere, è stata sbagliata nei tempi e nei troppi argomenti messi sul tappeto. Nei tempi perché non doveva essere procrastinato di mese in mese quando c’erano già a settembre o ottobre tutti i presupposti e tutte le motivazioni per proclamarlo». Nello specifico sulla riforma pensioni, l’editoriale punta il dito ancora sulla mancanza di incisività delle sigle sindacali: «il tema pensioni avrebbe dovuto avere da parte sindacale più rilevanza perché con la scadenza di quota cento tra una quindicina di giorni era indispensabile evitare lo scalone di cinque anni da 62 a 67 anni il 1/1/2022. L’imposizione di “quota 102” da parte del governo, a cui non ha fatto seguito alcuna opposizione da parte dei partiti né da parte dei sindacati crea, comunque, una situazione di sconcerto ai lavoratori che saranno costretti ad aspettare i 64 anni di età per accedere al pensionamento». Marino auspica che quantomeno con lo sciopero generale si possa ottenere al più presto una riforma previdenziale, «che non si rinvii la riforma all’anno prossimo col rischio di elezioni anticipate che potrebbe portarla verso un binario morto». (agg. di Niccolò Magnani)
ARRIVA QUOTA 93 PER GLI OPERAI EDILI
Mentre si continua a dibattere di future misure di riforma delle pensioni, con Cgil e Uil che hanno proclamato uno sciopero generale anche su questo tema, “con un emendamento alla legge di Bilancio – si legge sul Messaggero – dovrebbe essere ridotto da 36 a 30 anni il requisito contributivo richiesto a questa categoria per poter lasciare il lavoro a 63 anni con la formula dell’Ape sociale. In pratica si creerebbe una sorta di Quota 93, proprio mentre per la generalità dei lavoratori (al momento solo per il 2022) vengono aggiunti due anni al meccanismo di Quota 100”, scrive affaritaliani.it. Quello che sembra avere convinto anche il Governo (spinto soprattutto dal Pd e da Cesare Damiano) della necessità di questo intervento per gli operai edili è la difficoltà che molti di loro anno a raggiungere, vista la discontinuità lavorativa che contraddistingue la la loro attività, i requisiti contributivi necessari ad accedere alla quiescenza. A meno di non rimanere in attività a lungo, con tutti i rischi per la loro salute che ciò comporta.
RADDOPPIO QUOTA PREVIDENZA COMPLEMENTARE AI VIGILI DI PISTOIA
Come riporta l’edizione locale del Tirreno, a Pistoia i vigili urbani avranno per Natale “una bella sorpresa: il raddoppio della quota di previdenza complementare che Palazzo di Giano versa loro ogni anno. Anzi, più che raddoppio: il contributo era finora di 400 euro a testa, ora passerà a 1.000 euro. Non solo: in base all’accordo triennale raggiunto tra amministrazione Tomasi e sindacati, nel 2022 la quota pro capite sarà portata a 1.500 euro e nel 2023 a 2.000 tondi. Unica condizione necessaria, che il servizio riesca ogni anno a raggiungere almeno il 70 per cento degli obiettivi fissati o dall’amministrazione. Obiettivi riguardanti – ad esempio – il numero di controlli da effettuare, i tempi di attesa per il rilascio dei permessi e così via”. Il quotidiano spiega anche che i fondi necessari arriveranno anche “dagli introiti delle multe: il Codice della strada prevede per queste una serie di destinazioni ammesse (manutenzione stradale, segnaletica, ecc.) e tra queste c’è anche la previdenza complementare”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BOMBARDIERI
Questa settimana si terrà lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. Pierpaolo Bombardieri, intervistato da La notizia, spiega che tra le ragioni della mobilitazione ci sono anche le scelte del Governo in tema di riforma delle pensioni. “Avevamo fatto un incontro con Draghi che si era preso un impegno per capire se dentro la Manovra ci fossero spazi aggiuntivi rispetto ai 600 milioni previsti per le pensioni. E poi c’era la parola per far partire un altro tavolo che avrebbe affrontato la riforma strutturale della Fornero. Il primo non si è mai riunito. Laddove avremmo voluto parlare di Ape social, di lavori usuranti concedendo a chi li svolge di andare prima in pensione, delle donne e del loro diritto a vedersi riconoscere il lavoro di cura che spesso fanno”.
LE PAROLE DI LANDINI
“E poi le pensioni dei giovani: come creare una pensione di garanzia. E ancora: lavoratori precoci, dando la possibilità a chi ha 41 anni di contributi di andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica, e previdenza integrativa. Anche l’altro tavolo non è mai partito”, aggiunge il Segretario generale della Uil. Il Fatto Quotidiano riporta invece le parole di Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil, che evidenzia con con lo sciopero “stiamo chiedendo che ci sia una vera riforma delle pensioni e stiamo chiedendo di rilanciare gli investimenti a partire dal Mezzogiorno, per creare lavoro e per essere in grado di avere un’idea di gestione dei processi di riorganizzazione che stanno invece determinando chiusure e licenziamenti”.
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