LA BATTAGLIA DELLA FIPAC

Il Presidente della Federazione italiana pensionati attività commerciali, Sergio Ferrari, esprime soddisfazione per la sentenza della Corte Costituzionale sull’importo delle pensioni di invalidità, anche c’è un certo rammarico per il fatto che la Consulta “abbia stabilito che la propria pronuncia non abbia effetto retroattivo”. “Ora ci aspettiamo che l’Inps recepisca quanto prima tali disposizioni, anche in considerazione dell’approvazione di un emendamento al decreto rilancio approvato dalla Commissione Bilancio della Camera. È tempo di passare dalle parole ai fatti”, aggiunge Ferrari, ricordando anche che “più di una volta come Fipac abbiamo ribadito che” una retribuzione di 285,66 euro mensili non sia sufficiente a soddisfare i bisogni primari della vita e “violi il diritto al mantenimento”. “Continueremo a batterci come Fipac per vedere riconosciuto il diritto ad una vita dignitosa, non solo per i pensionati, al fine di contribuire alla realizzazione, nel Paese, di una società inclusiva e con pari opportunità per tutti”, conclude Ferrari.



LE INDICAZIONI DI BRUXELLES

In un articolo pubblicato sulla Verità sono state ricordate le conclusioni di un rapporto, voluto dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, relativo all’impatto dei cambiamenti demografici nell’Ue. Emerge che “l’aspettativa di vita è aumentata di circa dieci anni e nel 2070 dovrebbe essere di 86,1 anni per gli uomini (era di 78,2 nel 2018) e di 90,3 anni per le donne rispetto agli 83,7 dello stesso anno”. Secondo quindi le conclusioni di Bruxelles, “sarebbero necessarie politiche che consentano alle persone di lavorare più a lungo, di rimanere in buona salute e mantenere le loro competenze aggiornate, oltre a riconoscere competenze e qualifiche nuove”. Indicazioni molto chiare quindi con riflessi anche per quel che riguarda i temi di riforma pensioni. Anche perché nel nostro Paese si continua a ragionare su interventi che possano stimolare la cosiddetta staffetta generazionale nel mercato del lavoro, in modo da creare spazi occupazionali per i giovani. Non si andrebbe quindi nella direzione auspicata da Bruxelles.



SINDACATI “ORA TAVOLI RIVALUTAZIONE PENSIONI”

Con una lettera inviata al Premier Giuseppe Conte e ai ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri della Salute Roberto Speranza e del Lavoro Nunzia Catalfo i sindacati chiedono nuovi tavoli sulla rivalutazione delle pensioni in attesa di un possibile riforma previdenziale a partire dalla prossima manovra di bilancio. I segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil, Ivan Pedretti, Piero Ragazzini e Carmelo Barbagallo chiedono con forza al Governo una imminente convocazione sui tre tavoli-cardine di riforma fiscale, non autosufficienza e rivalutazione pensioni. La riforma fiscale viene richiesta dai sindacati con annessi tagli ai pensionati e ai lavoratori dipendenti, auspicando poi anche  Una legge che i sindacati dei pensionati auspicano da tempo «garantiti livelli essenziali di assistenza e sanitari universali in tutto il Paese e che, dopo l’emergenza Covid-19, non più rinviabile». Nella lettera inviata alla Catalfo, i sindacati infine chiedono la riattivazione del confronto sul potere d’acquisto delle pensioni in essere.



SALVINI E LA PROPOSTA SUL SUD “PORTOGALLO ITALIANO”

Come spiega Repubblica, il Governo greco ha “ha inserito nella proposta di legge di bilancio presentata la scorsa settimana in Parlamento una norma che prevede la tassazione secca al 7% per dieci anni dei redditi dei pensionati che trasferiranno nel Paese la loro residenza fiscale”, presentando richiesta entro il 30 settembre di quest’anno. Di fatto la Grecia cerca di imitare quanto fatto dal Portogallo e dall’Italia, seppur limitatamente ai piccoli comuni del Sud in quest’ultimo caso. Intanto, come riporta Agenzia Nova, Matteo Salvini ha proposto di azzerare del tutto per dieci anni la tassazione per i pensionati che si trasferiscono al Sud, per trasformarlo così in un “Portogallo italiano”. L’idea sarebbe quella di stimolare comunque l’economia attraverso i consumi di questi nuovi cittadini che si trasferirebbero per approfittare dei vantaggi fiscali che garantirebbero loro indubbiamente un potere d’acquisto maggiore di quello che potrebbero avere in patria. Vedremo se la proposta del leader della Lega si trasformerà in qualcosa di concreto.

LA RICHIESTA DI COLDIRETTI PUGLIA

Come evidenzia la Coldiretti Puglia, la crisi determinata dal coronavirus ha peggiorato la situazione degli anziani a basso reddito, molti dei quali non possono più pagarsi un pasto completo o le bollette di luce e riscaldamento. Durante il Consiglio direttivo della Coldiretti pensionati, come riporta bitontolive.it, è emersa quindi la necessità “di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse, eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti e autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari, riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza, definire i livelli essenziali di assistenza, potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

In tema di riforma pensioni, stanno facendo ancora discutere i dati della Cgia di Mestre riguardanti il numero di assegni erogati che ha superato quello degli occupati. Alberto Brambilla, intervistato da La Verità, spiega però che “affermare che i pensionati hanno superato i lavoratori attivi è una fake news. I lavoratori dipendenti erano nel 2019 23 milioni e mezzo contro 16 milioni e 200.000 pensionati. È vero che per effetto del Covid i dipendenti sono un po’ scesi e per effetto di Quota 100 i pensionati sono un po’ aumentati, ma siamo a 22 milioni e 400.000 lavoratori contro 16 milioni e 400.000 pensionati. E comunque chi è uscito dal lavoro con Quota 100 con un anticipo di due anni poi non peserà sulle prossime statistiche”.

LE ACCUSE A CATALFO E PD

Secondo il Presidente di Itinerari previdenziali, “il rapporto tra attivi e pensionati si è un po’ deteriorato passando da 1,44 a 1,36, ma da qui a dire che c’è stato il sorpasso ce ne corre”. Per Brambilla la vera spesa per le pensioni è pari a 207 miliardi e, considerando anche le tasse versate dai pensionati, si arriva a un dato di 155 miliardi. Dal suo punto di vista dal Governo non sono arrivate dichiarazioni sui dati della Cgia di Mestre perché si preferisce non fare chiarezza e continuare a buttare “miliardi e miliardi nel più improduttivo assistenzialismo. La spesa per le pensioni non c’entra quasi nulla, ma la ministra Nunzia Catalfo tace e non rassicura l’Europa, mentre il Pd spinge per cancellare ogni traccia dei provvedimenti del governo gialloverde, anche se a dire il vero Quota 100 non è tecnicamente impeccabile”.