LA CONTRIBUZIONE MINIMA E I MASSIMALI
In un articolo riportato nello guida “Pensioni 2021” curata dal Sole 24 Ore viene evidenziato che “ci sono dei casi in cui è importante non solo versare i contributi, ma anche il loro ammontare, poiché si applica il minimale reddituale-contributivo. Ciò significa che, affinché a fronte di un anno di lavoro si maturi un anno di contribuzione, si deve pagare un importo di contributi almeno corrispondente a un determinato reddito”. Un problema che riguarda in particolare gli autonomi, dato che per i lavoratori dipendenti di norma i contratti collettivi rispettano il minimale. Il rischio quindi è quello di avere difficoltà a raggiungere la contribuzione minima richiesta per accedere alla pensione di vecchiaia. C’è però anche il problema opposto relativo al massimale di reddito, che per quest’anno è stato fissato a 103.055 euro. La conseguenza pratica è che non si versano contributi sulla parte eccedente tale cifra, potendo quindi portare a casa un maggior reddito. Tuttavia nel lungo termine si arriverà a maturare una pensione che sarò di importo decisamente più basso rispetto alla retribuzione che si è avuta.
LA CRISI E QUOTA 100
Ancora Salvini e ancora crisi di Governo, e ancora pensioni: nell’anno in cui il Recovery Fund e la fine di Quota 100 diranno molto della prossima riforma pensionistica, il leader della Lega prosegue nel ribadire impossibile una coalizione di Governo con cui la riforma gialloverde la vuole cancellare. «Noi proporremo al Capo dello Stato una visione dell’Italia diversa rispetto a quella dei litigi di questi mesi, ripartendo dal taglio delle tasse, flat tax al 15%, pace fiscali, azzeramento delle cartelle esattoriali, azzeramento della burocrazia del codice degli appalti e apertura di tutti i cantieri fermi da Nord a Sud, riforma della giustizia e riapertura delle scuole», ha ribadito Salvini incontrando i giornalisti alla sede dell’Agenzia delle Entrate. Venerdì nelle consultazioni sulla crisi di Governo il leader del Carroccio ci andrà unito al resto del Centrodestra: «il problema non sono i nomi, per fare cosa? Se si mette al centro la riduzione delle tasse e l’apertura dei cantieri, Ponte Messina, salvataggio Ilva, rilancio Alitalia e Mps, noi ci siamo. Certo, mi risulta compicato lavorare con quelli che volgiono cancellare Quota 100. Ma se qualcuno ci dà una mano a tagliare le tasse e ad aiutare le famiglie, noi ci sediamo al tavolo con tutti».
GHISELLI CHIEDE MISURA PIÙ EFFICACE DI QUOTA 100
Roberto Ghiselli contesta alcune dichiarazioni rilasciate da Matteo Salvini durante la puntata della trasmissione diMartedì andata in onda ieri sera. “Le domande di Quota 100 accolte dall’Inps sono ad oggi, dopo due anni di vigenza della norma, solo 267.802, e non 359.000 come sostenuto da Matteo Salvini intervistato a Di Martedì”, sono le parole riportate dall’Agi del Segretario confederale della Cgil, secondo cui si tratta di numeri bassi, “soprattutto se consideriamo le previsioni che allora venivano sbandierate: 973.000 persone nel triennio, una sovrastima di due terzi rispetto a quello che sarà l’esito finale”. Secondo il sindacalista, questa è la dimostrazione “che è necessaria una norma più efficace e complessiva per dare una risposta previdenziale vera al mondo del lavoro”. Una sorta di indicazione per la messa a punto della misura di riforma pensioni che dovrà sostituire Quota 100 dall’anno prossimo. Una messa a punto su cui oggi c’è incertezza stante la situazione politica determinatasi dopo le dimissioni di Conte.
SALVINI CONTRO CONTE SU QUOTA 100
Matteo Salvini ha partecipato ieri sera alla puntata della trasmissione diMartedì e sul suo profilo Twitter sono state riassunte le sue dichiarazioni, tra le quali una riguardante le scelte del Premier Conte in materia di riforma pensioni. “Il potere fine a se stesso ‘alla Conte’ non mi appartiene, pur di mantenere la poltrona ha cambiato idee (su immigrazione, Flat tax, Quota 100) ed alleanze. Ha condiviso i #decretisicurezza per poi ‘mandarmi’ a processo per aver bloccato gli sbarchi…”, recita il tweet in questione. Su informazionescuola.it, invece, si parla della “crisi di governo assurda voluta da Matteo Renzi”, che potrebbe avere ripercussioni pesanti sul Paese e sulla scuola, facendo per sempio “saltare l’organico covid voluto dalla ministra Azzolina e temiamo che dopo 2 anni di serenità e senza tagli alla scuola, la scure potrebbe tornare a colpire alla cieca. Occorre far cassa e quando servono i soldi la vecchia politica ci ha insegnato che a rimetterci è sempre lo stato sociale (scuola, sanità, pensioni…)”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA
In un articolo pubblicato sul Messaggero, Alberto Brambilla ricorda che con la Legge di bilancio c’è una logica di due pesi e due misure in tema di pensioni. Infatti, da un lato, c’è “un lungo elenco di possibilità di pensionamento anticipato rispetto alla tanto difesa (a parole) Legge Fornero”, compreso il fatto che non è stata cancellata Quota 100, mentre dall’altro per chi è in pensione è rimasto in vigore il blocco parziale delle indicizzazione degli assegni. Considerando anche gli interventi assistenziali in questa crisi dovuta al Covid, per il Presidente di Itinerari Previdenziali “abbiamo a che fare con 40 più 20 miliardi di ulteriore nuovo debito, che sommato ai precedenti supererà probabilmente i 160 miliardi, caricandolo sulle spalle delle future generazioni e su quelle di una parte dei pensionati”.
IL PARADOSSO DEL GOVERNO
Brambilla scrive anche che “è pur vero che siamo in presenza di una grave crisi occupazionale, ma scaricare tutto sulle pensioni come negli anni peggiori della Repubblica (fino al 1991 ci furono oltre 600 mila prepensionamenti e altrettante baby pensioni in età inferiori a 55 anni: un macigno che grava ancora oggi sul sistema) è sbagliato: errare è umano, mettere sul groppone delle future generazioni un altro peso altrettanto gravoso è diabolico”. Dal suo punto di vista, infine, “è paradossale dover assistere a un Governo che, a fronte dell’invecchiamento della popolazione che indurrebbe saggiamente a un incremento dell’età pensionabile, prevede una montagna di prepensionamenti e poi, appena uno va in pensione, si trova a dover fare i conti con tagli non preventivati”.