RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI PIGNATONE (M5S)

La sentenza della Corte Costituzionale sul contributo di solidarietà varato dal Governo Conte-1 insieme ad altre misure di riforma pensioni come Quota 100 viene commentata anche da Dedalo Pignatone che, in un post su Facebook, ricorda che la Consulta ha di fatto stabilito “che è possibile chiedere – per tempi definiti ed esigenze specifiche – un contributo particolare a chi ha pensioni particolarmente elevate”. Dato il momento particolare di crisi che vive il Paese, il deputato del Movimento 5 Stelle si dice quindi d’accordo “a uno specifico contributo di solidarietà versato eccezionalmente da chi percepisce pensioni molto alte, o anche redditi elevati. Tanti lavoratori e imprese stanno soffrendo e solo con un forte senso di comunità potremo andare avanti. Nessuno si salva da solo. Per questo è importante che chi ne ha la possibilità aiuti chi è più in difficoltà. Noi del MoVimento 5 Stelle devolviamo mensilmente parte dello stipendio. Mi rivolgo agli altri colleghi di ogni partito: perché anche voi non fate lo stesso?”.



I DATI COVIP SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

La Covip ha diffuso oggi i principali dati relativi alla previdenza complementare aggiornati al terzo trimestre dell’anno. Emerge quindi che “alla fine di settembre 2020 le forme pensionistiche complementari contano 9,289 milioni di posizioni in essere; la crescita rispetto alla fine del 2019, pari a 172.000 unità (1,9 per cento), continua a essere inferiore rispetto ai periodi precedenti all’emergere dalla crisi epidemiologica. A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,420 milioni di individui. Rispetto alla fine del 2019, nei fondi negoziali si registrano circa 90.000 posizioni in più (2,8 per cento), portandone il totale a 3,250 milioni”. La Covip evidenzia anche  che il flusso dei contributi del secondo trimestre appare aver avuto un calo, seppure di ammontare limitato, per lo specifico effetto dell’emergenza pandemica. Nel complesso, la differenza del flusso incassato nei nove mesi del 2020 rispetto al corrispondente periodo del 2019 è tornata positiva, nell’ordine dell’1 per cento”.



QUOTA 100 SCUOLA: GLI SCENARI

Dovrebbe essere il 30 novembre la data preposta dal Ministero dell’Istruzione per presentare domanda di pensione Quota 100 nel mondo scuola – che ricordiamo varrà per l’ultimo anno per le domande di cessazione da lavoro dal 1 settembre 2021: nella circolare presentata dal Miur ai sindacati del mondo scuola, la riforma pensioni del Governo Lega-M5s trova l’ultimo colpo di coda prima della scadenza naturale (e del mancato rinnovo da parte dell’esecutivo giallorosso). I sindacati però propongono una scadenza più dilatata nel tempo – almeno metà dicembre se non addirittura gennaio – per consentire ai pensionati futuri una maggior presa in considerazione della norma: la domanda potrà essere presentata tramite “Istanze online” e potrà comunque prevedere una duplice richiesta. O la pensione anticipata-vecchiaia-Opzione Donna, oppure la stessa riforma Quota 100. (agg. di Niccolò Magnani)



THIBAULT (USB) CONTRO PREVIDENZA INTEGRATIVA

In tema di riforma pensioni val la pena segnalare il bilancio delle recenti agitazioni dei lavoratori diffuso con una nota dal sindacalista dell’Usb-Lavoro privato Luc Thibault, riportata da vicenzapiu.com. “Serve un contratto vero che ristabilisca il criterio che la ricchezza prodotta dai nostri salari e sottoposta a fiscalità, vada ai servizi pubblici, alle pensioni, alle infrastrutture e soprattutto alla sanità pubblica. Basta sanità e previdenza integrativa che ingrassano solo i privati. È tema di contratto anche la salute dei lavoratori, di come si sta in fabbrica e di come la fabbrica, si riflette nelle società. In questi giorni, come nella prima fase della pandemia, Confindustria ha preteso e brigato affinché le fabbriche rimanessero aperte, oggi di nuovo come nella prima fase, la concentrazione dei contagi è nelle aree produttive del paese. Sempre più lavoratori, entrano in contatto con il virus, in azienda, o nei mezzi pubblici per andare a lavoro, mentre nelle ditte sta saltando il tracciamento e il distanziamento sociale”.

VISCO E IL RISCHIO DI TAGLIO DELLE PENSIONI

La scorsa settimana, come noto, Ignazio Visco ha partecipato agli Stati generali delle pensioni, evento organizzato dall’Università Bocconi e da Deutsche Bank. Il discorso del Governatore della Banca d’Italia, secondo investireoggi.it, rappresenta un allarme sul fatto che “le pensioni vanno tagliate. Non solo quelle future, ma anche quelle presenti”. Il fatto è che “nel 1965 il rapporto fra lavoratori e pensionati era di 5 a 1. Oggi questo rapporto è di 1 a 1. In pratica, ogni lavoratore sostiene un pensionato. E fin qui andrebbe anche bene – fanno notare gli esperti -, ma il problema è che i versamenti contributivi di chi lavora, magari in forma precaria o discontinua, non sono in grado di sostenere le pensioni presenti e future. Per ogni euro di contributi versati da un lavoratore, l’Inps ne paga di più in pensione”. Eliminare una misura di riforma pensioni come Quota 100 aiuta a migliorare la situazione, ma in realtà “quello che serve è un taglio degli assegni esistenti”. C’è da evidenziare che Visco non ha però fatto nessun riferimento alla necessità di misure per ridurre i trattamenti pensionistici in essere.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

In un articolo pubblicato su L’Economia, inserto del Corriere della Sera, Alberto Brambilla commenta la recente sentenza con cui la Corte Costituzionale ha di fatto “promosso”, seppur accorciandone la durata, il contributo di solidarietà sugli assegni superiori ai 100.000 euro l’anno varato insieme alla riforma pensioni del Governo Conte-1 a fine 2018. Per l’ex sottosegretario al Welfare, la pronuncia della Consulta “ha prodotto un grave vulnus sia alla certezza del diritto sia all’uguaglianza tra i vari soggetti nei confronti della legge, accreditando per giunta una falsa comunicazione sociale del precedente governo gialloverde”. Brambilla aggiunge: “Ci si potrebbe chiedere cosa c’è di ragionevole nel decurtare le pensioni a pochissimi soggetti e per così tanto tempo”.

IL RISCHIO DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA

Infatti, dal suo punto di vista “non si tratta certamente né di super ricchi ma di persone che hanno lavorato 40 anni e più e oggi sono per lo più ultra 70enni. Possibile che l’unica censura non riguardi la sostanza del provvedimento ma solo la sua durata?”. Per il Presidente del centro studi Itinerari previdenziali, “lo stupore aumenta soprattutto leggendo le precedenti sentenze della Corte che aveva sì avvallato misure simili, ma affermando categoricamente che dovevano essere di durata limitata nel tempo e non ripetitive”. La conclusione di Brambilla è che esiste il rischio che “in futuro si potrebbero tagliare anche le pensioni da 35/50 mila euro che già oggi non beneficiano di deduzioni e detrazioni aumentando a dismisura la progressività e cosa potrebbe dire la Consulta dopo questa pronuncia?”.