RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

Secondo Cesare Damiano, per una riforma pensioni generale, che il Governo vorrebbe introdurre dal 2022, dopo che sarà andata in scadenza Quota 100, oltre a una flessibilità da lui auspicata dai 63 anni di età, occorrerebbe prevedere “una pensione di garanzia per i giovani che contempli una continuità nella erogazione dei contributi previdenziali a fronte della discontinuità del lavoro”, senza dimenticare “i noti problemi relativi a precoci, Opzione Donna e ultimi esodati”. Secondo l’ex ministro del Lavoro, intervistato da pensionipertutti.it, attraverso i dati dell’Inal potrà essere possibile “individuare le mansioni più colpite dal Coronavirus con il maggior dettaglio possibile, con la relativa indicazione dell’età media per ciascuna figura professionale”, così poi da “proporre al Governo e al Parlamento, insieme all’Inps, una misura di allargamento della platea dei fruitori dell’Ape sociale che sia fondata su dati statistici oggettivi” e favorire “l’uscita flessibile dal lavoro alle categorie più esposte”.



DI MAIO DIFENDE IL RDC

Luigi Di Maio torna a difendere il reddito di cittadinanza. Il ministro degli Esteri, in una nota, scrive: “Giornali e non solo criticano il reddito dicendo che c’è bisogno di lavoro; grazie, lo sappiamo tutti che c’è bisogno di lavoro, sono decenni che c’è bisogno di lavoro, allora con questo discorso critichiamo pure le pensioni di invalidità, visto che alle persone invalide non va garantita solo una pensione ma anche l’assistenza dello Stato a 360 gradi. Che ragionamento illogico ed ipocrita… Lo stesso vale per i furbetti, sembra che siano spuntati fuori con il reddito, mentre da sempre ci sono persone disoneste che abusano degli strumenti di sostegno offerti dallo Stato”. Intanto l’edizione modenese del Resto del Carlino fa sapere che “Formigine è” uno dei primi Comuni della provincia ad attivare i progetti di Pubblica utilità per le famiglie che percepiscono il reddito di cittadinanza”. Lavori che vanno “dalla pulizia dei box di cani e gatti al plogging (raccolta puntuale dei rifiuti per terra mentre si cammina) e allo sfalcio dell’erba, passando per l’archiviazione dei libri in biblioteca”.



DAMIANO: SERVE LA FLESSIBILITÀ STRUTTURALE

Nell’intervista esclusiva a “PensioniPerTutti”, Cesare Damiano spiega cosa la riforma pensioni dovrà tendere per poter andare ben oltre le aspettative e i risultati di Quota 100: «L’età pensionabile non è mai stata modificata ed è ancora a 67 anni, fatta la debita eccezione per chi potrà applicare la normativa dei lavori usuranti e dell’APE sociale. Ci auguriamo che dal confronto tra Governo e sindacati emerga finalmente una proposta di flessibilità strutturale». Per l’esponente Pd ed esperto delle politiche del lavoro, occorre partire dai lavori usuranti e gravosi: «La nostra proposta è quella di allargare la platea dell’APE sociale per garantire a questi lavoratori un’uscita flessibile a partire dai 63 anni, con un numero di anni di contributi compreso tra i 30 e i 36. Mentre per questa platea non si devono prevedere penalizzazioni, per tutti gli altri lavoratori si può immaginare una riduzione sulla quota retributiva del 2% per ogni anno di anticipo». (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LA SCADENZA PER I POLIGRAFICI

Come viene ricordato da Avvenire, questa è una “settimana cruciale per i lavoratori poligrafici che possono anticipare il pensionamento grazie a recenti misure di sostegno per l’editoria. Le ultime istruzioni dell’Inps (circolare 126 del 6 novembre) indicano il termine del prossimo 14 dicembre per la domanda di pensione riservata ai poligrafici dipendenti da imprese che stampano o che editano giornali e periodici, e da agenzie di stampa a diffusione nazionale”. In base all’agevolazione prevista tra le norme di riforma pensioni della Legge di bilancio di un anno fa, “è richiesto che i poligrafici interessati siano già stati messi in cassa integrazione straordinaria per la specifica causale e che possiedano almeno 35 anni di contributi versati nel Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti”. C’è però da tener presente che se la disponibilità delle risorse stanziate per l’agevolazione “non fosse sufficiente, l’accoglimento delle nuove pensioni ricadenti nella mancanza di risorse potrebbe subire uno slittamento”.

IL PESO DELL’IRPEF SUI PENSIONATI

In un articolo pubblicato su firenzepost.it vengono riportati alcuni dati contenuti nell’ottavo rapporto Lef (associazione per la legalità e l’equità fiscale) da cui risulta che l’Irpef “si caratterizza ormai sempre più come una imposta che colpisce i redditi da lavoro e da pensione, gli unici sottoposti ad un effettivo prelievo progressivo”. In particolare, dal 2003 al 2018 “il reddito Irpef complessivo è passato da 665 miliardi del 2003 a 864 mld del 2018. Una crescita determinata principalmente dai redditi da lavoro dipendente e da pensione, in parte minore dal lavoro autonomo, mentre il reddito d’impresa e da partecipazione resta sostanzialmente stabile, gli altri redditi (in cui sono ricompresi redditi da patrimonio mobiliare e immobili) calano”. C’è anche da tenere presente che “i redditi da lavoro e da pensione che nel 2003 pesavano rispettivamente il 52,6% e il 27,1% nel 2018 salgono al 53,9% e al 29,9%, con una crescita dell’aggregato di 4,09 punti percentuali” e “nel complesso i redditi da lavoro dipendente, pensione e lavoro autonomo rappresentano l’87,9% dei redditi Irpef”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

In un articolo pubblicato su L’Economia, inserto del Corriere della Sera, Alberto Brambilla ricorda quanto la previdenza complementare sia “importante per il futuro pensionistico soprattutto delle generazioni più giovani che non beneficiano di situazioni di lavoro certe e continuative e di trattamenti pensionistici ‘retributivi’ che hanno consentito a una enorme platea di attuali pensionati, in primis i dipendenti pubblici, seguiti dai lavoratori autonomi e da molti dipendenti privati, di avere prestazioni più elevate rispetto ai contributi versati”. Dal suo punto di vista occorrerebbero quindi degli specifici interventi di riforma pensioni per aiutare il cosiddetto secondo pilastro della previdenza. Anzitutto ripristinando il fondo di garanzia che serviva ad aiutare le imprese a finanziarsi così da causare loro problemi in caso di destinazione del Tfr da parte dei lavoratori a un fondo.

GLI INTERVENTI PER INCENTIVARE LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Secondo il Presidente di Itinerari previdenziali bisognerebbe poi varare una riforma fiscale che elimini la tassazione annuale sui rendimenti dei fondi pensione, che è salita al 20%. Dal suo punto di vista sarebbe anche utile un nuovo semestre di silenzio-assenso sulla destinazione del Tfr, cosa peraltro richiesta anche dai sindacati al tavolo di confronto con il Governo sulla previdenza. Importante sarebbe poi riuscire a facilitare il finanziamento delle posizioni nei fondi pensione dei più giovani da parte di genitori o nonni. Infine, secondo Brambilla, “il tema delle pensioni è complesso quindi meglio evitare proposte tipo Quota 100 e dintorni che mettono a rischio il sistema”.