LA SCADENZA PER IL VERSAMENTO DEI CONTRIBUTI SOSPESI

Come ricorda pensionioggi.it, tra circa una decina di giorni per imprese e lavoratori autonomi ci sarà una scadenza importante, dato che è stato sancito il “via libera al versamento dei contributi sospesi dal decreto ristori nei mesi di novembre e/o dicembre 2020”, tramite un messaggio dell’Inps in cui si “conferma che il versamento dovrà avvenire entro il 16 marzo 2021 in unica soluzione, senza pagamento di interessi o sanzioni, oppure mediante rateizzazione, fino ad un massimo di quattro rate mensili di pari importo, senza applicazione di sanzioni e interessi, con il versamento della prima rata entro il 16 marzo 2021. Le rate sospese dei piani di ammortamento già emessi, la cui scadenza ricade a novembre e/o a dicembre 2020, dovranno essere versate invece, in unica soluzione, entro il 16 marzo 2021”. In un articolo su Libero viene invece ricordato che un accesso anticipato alla pensione, per esempio con Quota 100, comporta l’incasso di un assegno pensionistico più basso e conviene quindi fare bene i propri conti prima di decidere.



IL “CASSETTO PREVIDENZIALE” PER LE PENSIONI

Sistemare il piano vaccini, incardinare il Recovery Plan e poi concentrare gli sforzi per la riforma fiscale e del mondo pensioni: il piano del Governo Draghi sarà tutt’altro che semplice ma sul fronte previdenziale vede già allo studio determinate ipotesi per ovviare al nodo più grande, lo “scalone” che si genererebbe con la fine di Quota 100 a fine 2021. Secondo quanto già affrontato nel recente report di Itinerari Previdenziali, una delle possibili soluzioni è rappresentata dal cosiddetto “cassetto previdenziale”. Si tratta in sostanza di uno “scivolo” che permetterebbe a tutti i lavoratori in uscita e prossimi all’età della pensione (da valutare il range degli anni, se 1 o 2) in caso di particolari crisi aziendali o accordi specifici con i datori di lavoro. Non è ancora escluso del tutto il progetto cui lavorava il precedente Governo per il capitolo “flessibilità in uscita”: in piedi rimane infatti il meccanismo di uscita a 62-63 anni con una penalizzazione economica vicina al 3% per ogni anno di anticipo rispetto al traguardo dei 67 previsti dalla Legge Fornero. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI

A margine della presentazione della ricerca “Distribuzione e disuguaglianza retributiva in Italia” curata dalla Fondazione Di Vittorio, Maurizio Landini ha risposto ad alcune domande del fattoquotidiano.it, una delle quali specifiche sulla riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cgil ha ricordato che Quota 100 non ha cambiato l’impianto della Legge Fornero e per questo occorre una riforma complessiva del sistema con una flessibilità a partire dai 62 anni e Quota 41. Dal suo punto di vista occorre anche introdurre una pensione di garanzia a carico della fiscalità generale per coprire i periodi di disoccupazione involontaria che riguarda in particolare i giovani e le donne ed evitare che il sistema contributivo generi disuguaglianze e non garantisca assegni dignitosi a chi ha discontinuità lavorativa o contratti precari. Per Landini occorre arrivare anche ad aspettative di vita differenziate a seconda dei lavori svolti e al riconoscimento dei lavori di cura non solo delle donne, prevedendo anche sconti contributivi per le madri.



LE PAROLE DI MASTRAPASQUA

In un’intervista a Libero, l’ex Presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua evidenzia come l’Istituto nazionale di previdenza sociale sia “una grande risorsa del Paese. Ci sono tante lavoratrici e lavoratori che fanno benissimo il loro lavoro. Quando si hanno 40 milioni di clienti (più o meno tanti sono gli italiani che ricevono prestazioni dall’Inps) è facile avere dei punti di criticità. E il momento è difficile per tutti”. A Mastrapasqua viene anche rivolta una domanda relativa alle pensioni: “Quindi possiamo stare tranquilli per le pensioni?”. “Le ripeto, non ho più titolo per parlarne. Ma è giusto ripetere che le pensioni sono il frutto del lavoro. Il problema è il lavoro, è far ripartire l’economia del Paese. Senza ricchezza non c’è welfare. Le pensioni sono come un’obbligazione. Se lo Stato non garantisce le pensioni, è perché è uno Stato fallito. Non credo che l’Italia fallisca”, è la risposta di Mastrapasqua, che ricorda quindi come per la previdenza non contino solo le misure di riforma pensioni, ma anche quelle che portano alla crescita dell’economia.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

In un articolo pubblicato sul Messaggero, Alberto Brambilla spiega che “la questione di ‘Quota 100’ va risolta una volta per tutte entro la scadenza di fine anno, altrimenti si produrrebbe uno scalone di oltre 5 anni. In altre parole, sarebbe necessaria una Fornero bis con tanto di nuove salvaguardie e una pletora di anticipazioni per sopperire allo scalone; è quindi necessario uscire da ‘Quota 100’ con una revisione definitiva della Fornero valida per almeno 10 anni”. Il Presidente di Itinerari Previdenziali spiega che per arrivare a un progetto di riforma pensioni tanto ambizioso occorrono “quattro passaggi essenziali”. “Anzitutto una totale equiparazione delle regole generali per i modelli retributivi, misti e contributivi”, prevedendo anche “un ‘fondo di equità’ per i contributivi” (da alimentare con 500 milioni di euro l’anno), che servirebbe a finanziare “le tutele pensionistiche per i giovani, a partire dal 2036”.

COME SUPERARE LO SCALONE POST-QUOTA 100

Secondo Brambilla va poi bloccato il requisito contributivo per l’accesso alla pensione di anzianità prevedendo riduzioni per i lavoratori precoci e le donne madri. Dal suo punto di vista si dovrebbe poi introdurre una flessibilità pensionistica dai 64 anni con 38 di contributi e diminuire il cuneo fiscale e contributivo “attraverso strumenti mirati come il welfare aziendale”. L’ex sottosegretario al Welfare evidenzia che i costi di tale operazione “sarebbero di gran lunga inferiori a quelli accantonati per ‘Quota 100’ e per le pensioni di cittadinanza”. Vedremo se questa sua idea di riforma pensioni verrà accolta dal nuovo Governo.