PER IL POST-QUOTA 100 C’È TEMPO FINO AD APRILE?

In un articolo su La Verità viene evidenziato che “l’esecutivo pare si sia dimenticato dei pensionati. Negli atti di fine anno non si è infatti trovato spazio per il rinnovo di Quota 100, che vede la sua scadenza il 31 dicembre 2021. Il governo Conte, o chi verrà dopo di lui, dovrà dunque decidere in corso d’opera – entro aprile, data di approvazione del Def – se rinnovare la misura, modificarla o lasciarla decadere naturalmente”. C’è però da dire che nelle poche dichiarazioni in tema di riforma pensioni, lo stesso Premier ha fatto capire di non voler rinnovare Quota 100. Se ci dovesse essere un altro esecutivo, a meno di non pensare a uno di cui faccia parte anche la Lega, è difficile immaginare un intervento di proroga della misura. Tra l’altro lo stesso partito di Salvini ha parlato sempre di Quota 41 da far seguire a Quota 100. Sembra quindi certo che la misura non verrà rinnovata a fine anno. Il problema è capire quali strumenti per l’accesso alla pensione anticipata introdurre, dato che andranno anche a scadenza Ape social e Opzione donna.



IL MESSAGGIO INPS SU NONA SALVAGUARDIA ESODATI

Come noto, tra le misure di riforma pensioni inserite nella Legge di bilancio c’è anche la nona salvaguardia degli esodati. Con un messaggio diramato ieri, l’Inps ha fornito le istruzioni per la presentazione delle domande di verifica del diritto alla pensione, che potrà essere effettuata fino al 2 marzo 2021 tramite patronati o direttamente dai cittadini attraverso l’area riservata del sito dell’Inps, utilizzando il servizio “Domanda di Prestazioni pensionistiche: Pensione, Ricostituzione, Ratei maturati e non riscossi, Certificazione del diritto a pensione” e selezionando la voce “Certificazioni” all’interno della sezione “Nuova Prestazione Pensionistica”. Bisognerà poi selezionare il gruppo “Certificazione”, il prodotto “Diritto a pensione”, il tipo “Salvaguardia legge 178/2020” e quindi indicare la tipologia di lavoratore cui si corrisponde. Contestualmente alla domande di verifica, si potrà anche presentare quella di pensione “al fine di assicurare la decorrenza del trattamento pensionistico ai soggetti cessati dal rapporto di lavoro dipendente”.



PENSIONE DI CITTADINANZA, I DATI DELL’INPS

Sono uscite le stime e i dati dell’Inps su Reddito di Cittadinanza e pensioni di cittadinanza nel mese di dicembre: in attesa di una riforma strutturata che collegata al PNRR riduca progressivamente l’uso dei bonus assistenziale, l’Istituto informa «Con il mese di dicembre 2020 si registrano 1,25 milioni di nuclei familiari beneficiari di Reddito-Pensione di Cittadinanza, con 2,9 milioni di persone coinvolte e un importo medio di 528 euro. Si tratta di un incremento del 3,3% sul mese precedente (1.249.809 beneficiari rispetto ai 1.209.381 di novembre)». Il 61% dei nuclei percettori con il 65% degli italiani coinvolti (764.697 nuclei, 1.871.651 persone) al momento risiede al Sud, con importo superiore del 7% sulla media nazionale: Nord e Centro invece hanno importo inferiore alla stessa media (8% e 14%) che vede importo erogato per RdC a 573 euro, 253 euro per Pensione di Cittadinanza. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, IL CHIARIMENTO ENPAF SU QUOTA 100

Come spiega farmascista33.it, l’Ente Nazionale Previdenza Assistenza Farmacisti, rispondendo alle richieste di chiarimento in merito, ha precisato che la riforma pensioni con Quota 100 è “riferita unicamente agli iscritti e alla contribuzione versata all’Inps, alle gestioni sostitutive ed esclusive della medesima, nonché alla Gestione Separata, non coinvolgendo in alcun modo le Casse professionali”. Pertanto, “i contributi versati presso l’Enpaf non possono concorrere al raggiungimento dei requisiti prescritti per l’erogazione della pensione quota 100, né presso l’Enpaf stesso, né utilizzandoli parzialmente per unirli ad una posizione contributiva Inps”. Tuttavia, “gli iscritti che presentano contribuzione presso l’Enpaf ed altro ente di previdenza, principalmente l’Inps, possono utilizzare tutta la loro contribuzione per accedere alla totalizzazione ed al cumulo gratuito”. “Attraverso l’istituto della ricongiunzione onerosa, invece, si potranno trasferire i contributi versati in più casse presso un unico Ente accentratore”.

DALL’ARS VIA LIBERA ALL’ESERCIZIO PROVVISORIO

L’Assemblea regionale siciliana ha approvato il disegno di legge per autorizzare l’esercizio provvisorio per due mesi. Secondo quando spiegato dal capogruppo di DiventeràBellissima, Alessandro Aricò, in questo modo si “dà il via libera allo sblocco della spesa regionale per un importo di circa 221 milioni di euro”. In questo modo, aggiunge Aricò, come riportato dal sito del Quotidiano di Sicilia si consentirà “di finanziare enti pubblici ed enti locali e di garantire le spese di funzionamento della Regione, contributi a parchi, riserve, attività culturali, turistiche e sportive e le pensioni dei regionali e negli enti partecipati. Tutto ciò in dodicesimi, nell’attesa del bilancio di previsione e della legge di stabilità 2021 che saranno approvate entro fine febbraio, proseguendo il piano di risanamento dei conti attuato in questi primi tre anni dal governo Musumeci”. Dopo che il Governo nazionale “ha salvato la Regione siciliana dal default, adesso Musumeci, non ha più alibi per non presentare un Bilancio di previsione che serva a contrastare gli effetti economici negativi della pandemia”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

In un articolo pubblicato su L’Economia, inserto settimanale del Corriere della Sera, Alberto Brambilla evidenzia come uno dei temi ricorrenti tra le preoccupazioni politiche, che si intreccia con la vicenda della riforma pensioni, c’è quella del calo demografico che minaccia di rendere insostenibile il sistema previdenziale. Il Presidente del Centro studi Itinerari previdenziali ritiene però che se anche il saldo annuale demografico continuasse a essere negativo non ci sarebbero grandi problemi, poiché secondo le stime più accreditate nel 2040 “il tasso di disoccupazione sarà inferiore al 4%, con un aumento dell’occupazione femminile (oggi inferiore al 50%), giovanile (meno del 30%) e degli over 55 (50%); saremmo in piena occupazione il che produrrà un incremento della domanda di lavoro e quindi anche dei redditi”.

LA SFIDA DELL’INVECCHIAMENTO ATTIVO

Dal suo punto di vista, quindi, “la vera sfida è di invecchiare attivamente, lavorando anche dopo i 67 anni e facendo molta prevenzione per vivere in buona salute l’ultima parte della nostra vita. Il rapporto attivi pensionati si manterrà su livelli accettabili (1,5) se però la smettiamo di fare Quota 100, salvaguardie, lavoratori fragili e le varie anticipazioni che stanno squassando il nostro sistema pensionistico che nel 2019 aveva toccato il massimo di sostenibilità”. Poi, “a partire dal 2040 il tasso di natalità inizierà ad aumentare, seppure lentamente e inizierà un nuovo ciclo”. Pertanto, secondo Brambilla, la demografia va affrontata “con buon senso, organizzando la società, la produzione, la distribuzione e i consumi”.