LA POLEMICA SULLE RIVALUTAZIONI

Sta facendo discutere l’apertura del Governo, in tema di riforma pensioni, a una rivalutazione piena degli assegni che porterebbe diversi pensionati a percepire circa 50 centesimi lordi in mese in più rispetto alla situazione attuale. Francesco Storace è molto duro: Avvoltoi, banditi, delinquenti: come dobbiamo chiamarli? Questi mestieranti che stanno al governo grazie al lasciapassare del Colle, da quant’è che non parlano con un pensionato? O con un lavoratore normale? Sapere che la lunga notte della manovra finanziaria porta con sé una rivalutazione delle pensioni pari a cinquanta centesimi al mese fa gridare vendetta senza sconti. Meriterebbero di essere chiusi e asserragliati dentro Palazzo Chigi per non farli uscire mai se non con le manette ai polsi. Perché sono ladri della povera gente, altro che guerra agli evasori”, scrive l’ex Presidente della Regione Lazio sul Secolo d’Italia, che aggiunge: “Litigano, litigano tutta la notte per poi partorire le iniquità più devastanti per le famiglie italiane. Altro che aumento dei consumi: dove dovranno investire i pensionati italiani, in quale Borsa con 50 centesimi ogni trenta giorni?”.



IL COLPO DI PICCONE SULLA LEGGE FORNERO

In tema di riforma pensioni, Giuliano Cazzola non ha dubbi. “Se l’attuale governo riuscirà a durare, dovrà cimentarsi – attraverso un confronto con i sindacati – nell’individuazione di una soluzione finale per il trattamento anticipato di pensione. Per questo motivo è stato sbagliato non fare nulla adesso. Se ad un certo punto ci si imbatte in uno ‘scalone’ troppo elevato, la soluzione non può essere solo quella di abbassarlo. Sarebbe più virtuoso creare un percorso di salita armonico, alzando del necessario gli scalini precedenti”, scrive l’ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera in un articolo pubblicato su starmag.it, dove ricorda come più di Quota 100 rappresenti un “colpo di piccone” sulla Legge Fornero il “blocco a 42 e 10 mesi per gli uomini (un anno in meno per le donne) fino a tutto il 2026 dei requisiti per il trattamento anticipato ordinario, a prescindere dall’età anagrafica”. Per Cazzola, quindi, “non avrebbe avuto senso chiudere la finestra (quota 100) lasciando aperta la porta”.



LE PAROLE DI TERESA BELLANOVA

Italia Viva è ancora convinta che sarebbe stato meglio cancellare la riforma pensioni con Quota 100. Intervistata dal Corriere della Sera, Teresa Bellanova spiega di aver sempre considerato Quota 100 “una misura inopportuna, senza togliere a nessuno il diritto alla pensione. Non è strutturale, è a tempo e per pochi. Non considera i lavori usuranti, discrimina i lavoratori e sottrae, in una situazione in cui la coperta è stretta, risorse a migliaia di giovani e famiglie. Per questo abbiamo proposto di investire quelle risorse su famiglie, giovani, chi il lavoro lo cerca e se fossero destinate alla crescita lo potrebbero trovare, chi difficilmente avrà una pensione perché non l’ha maturata nonostante anni di lavoro”. La ministra per le Politiche agricole, in merito alla possibilità che Italia Viva presenti degli emendamenti alla manovra, spiega anche che “i nostri gruppi parlamentari sicuramente saranno in grado di avanzare proposte di qualità”. Vedremo quindi se lo scontro su Quota 100 nella maggioranza si riavvierà in Parlamento.



ELSA FORNERO TORNA SU QUOTA 100

Dalle pagine di Italia Oggi, Elsa Fornero torna a parlare di riforma pensioni, criticando Quota 100, che pure ritiene meglio non cancellare. “Quota 100 non è una riforma delle pensioni, è una piccola controriforma a fini elettorali con cui per tre anni si prevedono eccezioni rispetto alla riforma del 2011. Del resto la corsa ad usufruirne di cui parlava Matteo Salvini non c’è stata perché le persone sono più sagge dei ministri e dopo che hanno fatto i calcoli hanno capito che non gli conveniva. È stato un grosso errore che ha drenato risorse che invece avrebbero dovuto essere più utilmente impiegate altrove ma ritengo sarebbe sbagliato da un punto di vista sociale smantellarla del tutto. Con Quota 100 si è voluto alzare lo scalpo, peccato che a rimetterci per questo storture del sistema pensionistico saranno i giovani”. L’ex ministro del Lavoro aggiunge che “Salvini nei suoi comizi esalta Quota 100 e attacca la mia riforma ma non nomina mai la parola: demografia. Così alletta le classi più anziane, che sono quelle ormai più numerose e che più votano, e poco gli importa se ne usciranno penalizzate le classi più giovani”.

TINAGLI CONTRO QUOTA 100

Continua il dibattito sulla possibile abolizione di Quota 100. “Il Pd e il ministro Gualtieri hanno ritenuto di non cambiare nuovamente la riforma delle pensioni all’ultimo minuto, per evitare di continuare a cambiare la normativa ogni anno. Ritengo che sia molto rispettoso dei cittadini, ma ritengo si poteva toglierla, visto che andava a poche persone. Capisco chi dice che si poteva togliere per destinare le risorse alle famiglie”, ha detto Irene Tinagli, ospite della trasmissione Agorà in onda su Rai Tre. Secondo quanto riporta notizieoggi24.it, la presidente della Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo ritiene giusto “non mettere in contrapposizione le generazioni, ma la Lega l’aveva venduta come un modo per portare i giovani al lavoro: si parlava di tre giovani per ogni persona che andava in pensione. Non ha creato il boom dei posti di lavoro”. Parole evidentemente riferite a Quota 100 e all’effetto che, secondo il Governo Lega-M5s, avrebbe avuto nel ricambio generazionale sul mercato del lavoro.

SPERANZA DIFENDE QUOTA 100

Durante la puntata di Otto e mezzo in onda ieri sera si è parlato della manovra approvata dal Governo e Massimo Giannini, ospite di Lilli Gruber ha definito la riforma con Quota 100 “un provvedimento feticcio che Salvini ha voluto a ogni costo con il sostegno di Di Maio. Ha tirato poco dal punto di vista della platea dei beneficiari che si attendavano. E tuttavia costa molto nell’arco del triennio. E non parliamo poi dei suoi effetti nel corso dei prossimi 15 anni”. Il giornalista ha quindi chiesto a Roberto Speranza, presente in studio, perché il Governo ha scelto di “non chiudere i rubinetti di Quota 100 e non concentrare tutte le risorse sul cuneo fiscale?”. Il ministro della Salute ha spiegato che “ci sono tante persone che stanno per andare in pensione e che hanno pianificato un pezzo di vita pensando che c’è Quota 100. È lo Stato che assume un impegno e io penso che lo Stato deve essere serio e credibile: non può cambiare una legge così ogni anno, perché altrimenti si produce uno spiazzamento e si producono nuovi esodati”.

L’APPELLO DI BOCCUZZI PER GLI ESODATI

Antonio Boccuzzi, dalla sua pagina Facebook, manda un messaggio chiaro in tema di riforma pensioni, ricordando che parlare di abolizione di Quota 100 vuol dire non avere imparato la lezione della Legge Fornero sugli esodati. Per l’ex deputato del Partito democratico, in ogni caso, “se si vuole essere davvero propositivi e non strabordare solo fuori dalla tazza si faccia una proposta vera per far entrare in questa legge di bilancio la nona e speriamo definitiva salvaguardia che faccia rientrare i 6000 esodati esclusi. Non regalate spot gratuiti alla Lega. Di voti ne hanno già abbastanza e non è il caso offrirgli su un piatto d’argento una critica all’operato sul nuovo esecutivo (che non ho condiviso dal primo momento ma da italiano mi auguro possa fare gli interessi dei cittadini e non quelli di chi si affeziona facilmente alle poltrone)”. Parole che ricordano l’importanza di una misura che appare indispensabile a otto anni dal varo della Legge Fornero e che non avrebbe certo dei costi proibitivi.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Per Alberto Brambilla sarebbe stato sbagliato cancellare la riforma pensioni con Quota 100, “perché numerose aziende hanno già fatto gli accordi per mandare in pensione i lavoratori e si creerebbe quindi una nuova ondata di esodati”. E anche allungare le finestre per il pensionamento di tre mesi non “risolve il problema aperto da questa misura temporanea”. Il Presidente del Centro studi Itinerari previdenziali, in un’intervista al Corriere della Sera, propone quindi, per il dopo Quota 100, “di predisporre un canale anticipato di uscita dal lavoro strutturale, che sia accessibile in particolare ai giovani per i quali la riforma Fornero è troppo rigida, perché consente l’accesso alla pensione a 64 anni solo a patto di aver maturato un assegno pari a 2,8 il minimo, oggi circa 1.300 euro, una soglia che taglia fuori il 65-70% dei giovani, viste le basse retribuzioni”.

LA PROPOSTA DI QUOTA 103

In questo modo “si potrebbe lasciare il lavoro a 64 anni avendo almeno 39 anni di contributi. Oppure se si sono raggiunti 42 anni e mezzo di contributi (un anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età”. Questa Quota 103 potrebbe secondo Brambilla partire anche nel 2021 e “a regime il costo sarebbe inferiore a quello di quota 100. Infatti, se nei primi anni si spende un po’ di più, alla fine, trattandosi di pensioni prevalentemente contributive, si restituirà quanto versato”. Dal suo punto di vista è invece più utile un’educazione finanziaria mirata ai giovani di un fondo di previdenza complementare gestito dall’Inps. Oltre a taglio delle imposte che gravano sui fondi pensione.