RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA

Una delle richieste dei sindacati al tavolo di confronto con il Governo sulla riforma pensioni è quella di arrivare a una separazione tra spesa previdenziale e assistenziale, tema tornata a galla con la presentazione della Nadef in cui si parla di spesa pensionistica sul Pil sopra il 17% quest’anno. Un dato che secondo la Uil, e anche Cesare Damiano, sarebbe appunto falsato dal fatto che all’interno di questa voce viene considerata anche la spesa assistenziale. Giuliano Cazzola, dalle pagine del Quotidiano del Sud, evidenzia però che la separazione tra spese previdenziali e assistenziali è già stata fatta prima dell’ingresso nell’euro e “la spesa pensionistica è una sola”, finanziata “attraverso i contributi e i trasferimenti”.



L’ERRORE DEI SINDACATI

L’ex deputato aggiunge che “pretendere di ‘sterilizzare’ quanto è posto a carico del fisco perché l’ammontare dei contributi non basta a coprire il costo del sistema, più che una partita di giro costituirebbe un falso in bilancio, in stile greco”. Secondo Cazzola, i sindacati sbagliano anche nelle loro proposte per una riforma pensioni post-Quota 100, “perché non ha senso, al cospetto degli scenari demografici attesi e del ritardo delle nuove generazioni nell’ingresso nel mercato del lavoro, premiare la durata della pensione (anticipandone la decorrenza) a scapito dell’adeguatezza del trattamento”. Dal suo punto di vista i sindacati “rimangono prigionieri della condizione dei baby boomers (maschi e settentrionali): i soli che possono continuare a trarre beneficio da siffatti requisiti”.

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