LE PAROLE DI BOERI
Di fronte a una spesa pensionistica che continua a salire in rapporto al Pil nel nostro Paese, secondo Tito Boeri, “bisogna alzare una volta per tutte l’età pensionabile”. L’ex Presidente dell’Inps, interpellato da Affari & Finanza, l’inserto di Repubblica, avanza anche una proposta che guardi ai giovani, dimenticati troppo spesso nel dibattito relativo alla riforma delle pensioni, ma che invece saranno chiamati a farsi carico della sostenibilità del sistema previdenziale che andrà a favore dei più anziani nei prossimi anni, stante la situazione demografica del Paese. “Si potrebbe introdurre una norma per mettere a carico della fiscalità generale, che comprende naturalmente i contribuenti pensionati, i contributi dei neoassunti, diciamo fino a 35 anni: si otterrebbe così una certa redistribuzione fiscale, si alzerebbe almeno un po’ la busta paga dei giovani, insomma si ridurrebbe il disallineamento derivante da anni di provvedimenti ossessivamente rivolti agli anziani dimenticando i ragazzi”, evidenzia l’economista.
NESSUNA MISURA PER GLI ESODATI
Tra le misure di riforma pensioni inserite nella Legge di bilancio, approvata poche ore fa dal Senato, non c’è nulla che riguardi gli esodati rimasti esclusi anche dalla nona salvaguardia. Come segnala Gabriella Stojan sulla pagina Facebook del Comitato 6.000 esodati esclusi, infatti, in attesa del verbale della seduta della commissione Bilancio di palazzo Madama si può desumere che siano stati bocciati gli emendamenti che miravano alla sanatoria della nona salvaguardia o a consentire quanto mano alle donne esodato con almeno 25 anni di contributi di accedere alla pensione con l’Ape social. “Chi ha lasciato gli ultimi esodati sul lastrico con le solite ignominiose scuse – stile “mancanza di fondi” (e i fondi avanzati della Nona?), mancanza dei “numeri degli esodati” (hanno anche nomi e cognomi di quelli che hanno presentato domanda per la Nona Salvaguardia e sono stati respinti!) – si prenda la responsabilità della propria vergogna. E ci auguriamo che la coscienza, se ce l’ha, gli faccia passare un pessimo Natale, come quello che peraltro passano gli Esodati ancora esclusi da tanti anni”, aggiunge Stojan.
LE PAROLE DI BRAMBILLA
Chiamato a dare un parere su Quota 102, Alberto Brambilla risponde: “Non mi piace parlare di quote: all’estero si parla di età e anzianità contributiva. Tuttavia, 64 anni di età e 38 di contributi sono numeri ragionevoli. Ovviamente se cresce l’aspettativa di vita dovrà aumentare anche l’età pensionabile, e questo punto di flessibilità è apprezzabile. E poi il costo rispetto a Quota 100 è decisamente inferiore”. Il Presidente di Itinerari Previdenziali, intervistato da assinews.it, spiega anche che un giovane, per costruire il proprio futuro pensionistico, se già lavora, potrebbe destinare 50-60 euro al mese a un fondo pensione. “Anziché sottoscrivere un abbonamento alle piattaforme di streaming potrebbe versare quella stessa quota in un fondo: poi il sacrificio tornerà indietro in futuro, nei momenti di bisogno”. Infine, secondo Brambilla, le regole sugli assegni pensionistici funzionano, “quello che non va bene è il tasso di occupazione e, al contempo, redditi e salari, che negli ultimi 20 anni si sono ridotti”.
L’ANALISI DI MARINO
Secondo Mauro Marino, il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni nel 2022 “non sarà per nulla facile. L’esecutivo ha già fatto trapelare di volere accelerare il passaggio al contributivo e che la flessibilità in uscita sarà a carico dei lavoratori tanto che qualcuno, addirittura, quasi spera che non venga toccata la legge Fornero perché teme che un cambiamento possa portare ad un peggioramento della situazione attuale”. “Quello che mi auguro- evidenzia l’esperto previdenziale in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it – è che si faccia fronte comune e non si ceda al ricatto di una flessibilità in uscita in cambio di un calcolo pensionistico effettuato totalmente col sistema contributivo. Sarebbe l’ennesimo modo di fare cassa alle spalle dei lavoratori privandoli di diritti faticosamente acquisiti. Staremo a vedere cosa succederà anche perché è probabile che Draghi si dimetta sedotto dalla possibilità di salire al Colle”.
RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELLA CGIL SULLA SOSTENIBILITÀ
Mario Draghi ha chiarito ancora una volta che in tema di riforma pensioni vuole che venga salvaguardata la sostenibilità del sistema previdenziale. Ed è per questo che si parla della possibilità che gli anticipi pensionistici vengano consentiti solo con il ricalcolo contributivo dell’assegno. La Cgil, come spiega Roberto Ghiselli, non crede “vi sia bisogno di ricalcoli o penalizzazioni e poi aspettiamo le risposte del Governo. Poi siamo anche noi convinti che il sistema debba essere sostenibile nel medio lungo periodo dal punto di vista economico però lo siamo ancor più convinti che un sistema pensionistico lo debba essere anche da un punto di vista sociale, quindi attenzione alle persone, alla possibilità che devono avere per andare in pensione e il tipo di trattamento economico che dovranno maturare”.
LE PAROLE DI GHISELLI
Il Segretario confederale della Cgil, come riporta pensionipertutti.it, prima dell’incontro di lunedì scorso tra Governo e sindacati ha spiegato a TgCom24 che serve quindi “un intervento nella cornice del sistema contributivo che punti sulla flessibilità ma che introduca anche elementi di solidarietà”, anche “perché andare in pensione con delle pensioni povere non sarebbe un gran lavoro per nessuno”. “Ci auguriamo che vi siano le condizioni di un punto di sintesi che non si allontani più di tanto dalle piattaforma sindacale, siamo anche disposti a fare accordi con questo Governo se emergono risposte positive, ed in parallelo se le risposte non arriveranno siamo pronti alla mobilitazione”, ha aggiunto Ghiselli.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.