LA CONVENIENZA DELL’APE CONTRIBUTIVA
Come noto, è stata fissata al 31 ottobre la scadenza per presentare la domanda di cessazione dal servizio del personale della scuola per accedere alla pensione dal 1° settembre 2022. La Flc-Cgil, come riporta tecnicadellascuola.it, ha chiesto, “visti i tempi strettissimi e notevolmente anticipati rispetto al passato, considerata l’importanza di una scelta che richiede ponderazione e la complessità delle procedure”, “di prorogare il termine per la presentazione delle domande stesse almeno al 30 novembre 2021”. Si continua intanto a discutere della proposta di riforma pensioni avanzata da Tridico, che va ormai sotto il nome di Ape contributiva. La Repubblica riporta in merito le parole di Andrea Carbone, economista e fondatore di smileconomy, secondo cui “l’ipotesi di Tridico sembra più attrattiva per chi è a rischio disoccupazione o per chi, per motivi personali o di salute, non desidera più lavorare” stante l’importo basso dell’assegno pensionistico che si percepirebbe in attesa di maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia a 67 anni.
LA DIFFICOLTÀ A RISPARMIARE PER LA PENSIONE
Secondo quanto riporta il sito del Sole 24 Ore, da un sondaggio condotto da CoreData Research per Invesco, “risparmiare per la pensione è l’obiettivo principale per il 57% degli investitori italiani”. Questo perché “al termine del periodo lavorativo gli investitori desiderano infatti che il loro portafoglio fornisca un reddito sufficiente per avere un buono stile di vita, senza stress. In linea di principio è semplice, ma in pratica spesso non lo è”. Ciò, viene spiegato nell’articolo, “a causa di numerose variabili. Una delle principali è la possibilità di necessitare di ammontari di reddito diversi nelle diverse fasi del pensionamento. Ad esempio, nei primi anni in genere si ha bisogno di più soldi per viaggi o svago, più avanti nel tempo è spesso necessaria una maggiore spesa per costi legati alla salute. Pertanto, gli investitori dovranno quasi certamente considerare di adattare all’occorrenza i tassi di prelievo da un portafoglio di investimenti o di assumersi maggiori rischi nelle diverse fasi per generare reddito sufficiente a coprire i costi”.
ELSA FORNERO CONTRO QUOTA 102 E QUOTA 41
Intervistata dalla Stampa, Elsa Fornero torna a parlare di Quota 100, spiegando che dal suo punto di vista “non è una riforma pensionistica ma semmai una controriforma, parziale, limitata nel tempo. Di fatto una specie di trappola a scapito di quelli che maturano i requisiti poco dopo la sua scadenza. È chiaro che serviva uno scivolo prima, forse bisognava intervenire già l’anno scorso”. Secondo l’ex ministra del Lavoro, Quota 102 e Quota 41 “riprodurrebbero quella ingiustizia nei confronti delle nuove generazioni rispetto alle quali noi stiamo sempre a piangere salvo poi non essere mai conseguenti. Non solo non sarebbe saggio, ma sarebbe ripetere politiche del passato che non mi pare abbiamo fatto bene al Paese”. Sarebbe quindi meglio “far leva sugli strumenti che ci sono come Opzione donna, l’Ape sociale, l’Ape volontaria, la Rita, le misure per precoci e lavori usuranti”. Fornero evidenzia però che “quello delle pensioni è un terreno dove tutti alzano la loro bandierina, dai diritti acquisiti alle aspettative da non rinnegare, dimenticandosi tendenzialmente quelli che verranno, cioè i giovani”.
LE PAROLE DI BOMBARDIERI
Come noto, nella manifestazione unitaria sindacale di sabato scorso a Roma si è parlato anche di riforma delle pensioni. Come riporta rainews, in merito Pierpaolo Bombardieri ha detto: “Costruiamo una società più equa, combattiamo l’evasione fiscale e al presidente del Consiglio dico: basta con condoni fiscali che sono uno schiaffo alla gente che paga le tasse. A chi dice togliamo l’Irap diciamo basta soldi pubblici ad aziende senza alcuna condizionalità. Rimoduliamo l’Irpef e rivalutiamo la 14esima dei pensionati oltre a una legge sull’autosufficienza. Non siamo più disponibili a sopportare riforma delle pensioni a ogni tornata elettorale. Basta! Diamo certezze ai nostri pensionati”. Il Segretario generale della Uil ha poi aggiunto: “Continuiamo a sostenere che chi ha 42 anni di contributi deve andare subito in pensione al di là di età anagrafica. Cgil, Uil e Cisl uniti, da qui parte la nostra nuova resistenza”.
RIFORMA PENSIONI, IL DOCUMENTO DELLA CIDA
In un documento sulla riforma delle pensioni consegnato alla commissione Lavoro della Camera, la Cida evidenzia la necessità di una maggior flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, che “per essere efficace deve corrispondere a determinati requisiti: ‘stabile’ per dare certezze a chi deve andare in pensione nel medio-lungo periodo; ‘razionale’ con penalizzazioni non punitive in caso di anticipo pensionistico; ‘sostenibile’ per mantenere il sistema in equilibrio ed essere utilizzabile anche dalle future generazioni”. In questo senso una Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) appare adatta, insieme alla “possibilità di pensionamento anticipato con il solo requisito contributivo, a 41 anni, senza prevederne l’adeguamento alla speranza di vita”.
IL PROBLEMA DEI GIOVANI DA AFFRONTARE
Secondo il Presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, Mario Mantovani, “qualsiasi sarà la formula che si andrà a proporre occorrerà tenere in seria considerazione il fatto che i giovani non hanno la certezza di retribuzioni continuative e dinamiche, come le generazioni precedenti. Un problema sociale che va risolto: se la loro contribuzione venisse ‘spalmata’ su un numero consistente di anni, potrebbe essere sufficiente a garantire un dignitoso futuro previdenziale. Specialmente se integrata da una sempre più opportuna previdenza complementare che avrebbe una funzione non solo di supporto retributivo, ma anche di strumento in grado di colmare i vuoti contributivi”. Vedremo se questi suggerimenti della Cida verranno ascoltati o meno.
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