ADDIO TAGLIO DEI VITALIZI AL SENATO

Il Movimento 5 Stelle a quanto pare non dovrà combattere solo per non far cambiare la riforma pensioni con Quota 100 e il Reddito di cittadinanza. Fabio Massimo Castaldo, sul suo profilo Facebook, ricorda infatti che “il Senato ripristinerà i vitalizi, riconoscendo ai ‘poveri’ senatori anche gli arretrati! Vogliono cancellare la delibera con cui nel 2018, grazie al M5S, il Senato si era dovuto adeguare ai tagli imposti mesi prima dalla Camera: una vera e propria marcia indietro. Io trovo francamente vergognoso che diversi Senatori, persone che hanno rappresentato i cittadini italiani, si siano battuti come dei leoni non per aumentare le pensioni minime, non per aiutare i giovani a trovare un lavoro, non per ridurre le tasse alle imprese, ma per salvare i loro vitalizi”. Per l’esponente pentastellato la Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati “ha nominato a capo dell’organo di giustizia interno del Senato il suo collega di partito Giacomo Caliendo (ex-sottosegretario alla giustizia di Berlusconi), indirizzando così la Commissione verso il ripristino dei vitalizi”.



CATALFO DIFENDE QUOTA 100

Nunzia Catalfo difende il reddito di cittadinanza e la riforma pensioni con Quota 100, misure che il Movimento 5 Stelle ha varato quando condivideva il Governo del Paese con la Lega e che ora i nuovi alleati, in particolare Pd e Italia Viva, chiedono di rivedere. La ministra del Lavoro ha ricordato che “per noi sono misure che abbiamo portato avanti e che non si devono toccare”. Secondo quanto riporta il sito del Fatto Quotidiano, in particolare su Quota 100 Caltafo ha detto che si tratta di “una sperimentazione triennale, lasciamola com’e, intanto abbiamo aperto un tavolo sulle pensioni per una riforma stabile del sistema”. L’idea dunque sembra essere quella di varare, tramite il confronto aperto con i sindacati, una riforma che entri però in vigore dopo il 2021, portando quindi totalmente alla scadenza prevista Quota 100. Sul reddito di cittadinanza, Catalfo ha spiegato che “sulle politiche attive è iniziato un percorso che va completato con le assunzioni delle Regioni”. Vedremo se il “muro” del Movimento 5 Stelle sulle due misure resisterà di fronte al pressing degli alleati.



IL RISCHIO PER I LAVORATORI AUTONOMI

Si è tornati a parlare in questi giorni dell’ipotesi di una riforma pensioni che preveda il ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Se adottata, una misura di questo tipo, segnala Il Messaggero, rischia di pesare molto sui lavoratori autonomi, che avrebbero decurtazioni superiori rispetto ai lavoratori dipendenti. Il quotidiano romano cita l’esempio di Opzione donna, misura che prevede il ricalcolo contributivo dell’assegno. “Nelle varie relazioni tecniche il governo ha indicato nel tempo percentuali diverse, ma con una caratteristica costante: riduzione maggiore per le lavoratrici autonome (si va dal 17 al 27 per cento) rispetto alle dipendenti (8-18 per cento)”, si legge sul Messaggero. Italia Oggi ricorda invece come i dati sulle pensioni liquidate dall’Inps nel 2019 mostrino come gli assegni percepiti dai parasubordinati siano esigui. Infatti, l’importo medio degli assegni (circa 27.000) per questa categoria è stato di 251 euro al mese. Va detto che 163 pensioni da subordinati hanno superato invece i 3.000 euro mensili.



BARBAGALLO: SANIAMO I DANNI DELLA FORNERO

In tema di riforma pensioni, Carmelo Barbagallo è convinto che “nonostante le indicazioni del Fondo monetario internazionale, noi continuiamo a sostenere che la spesa pensionistica nel nostro Paese è decisamente più bassa della media europea. Questa verità sarà palese, per tutti, quando finalmente si separerà la previdenza dall’assistenza”. Il Segretario generale della Uil ricorda che “il confronto avviato con il Governo si pone anche questo obiettivo. Allo stesso tempo, noi puntiamo a rendere più flessibile l’accesso al pensionamento, perché è socialmente ed economicamente sbagliato che tutti vadano in pensione alla stessa età. I lavori non sono tutti uguali, infatti, e l’altra Commissione, quella sui lavori usuranti o gravosi, sancirà questo principio dal punto di vista tecnico e scientifico”. Secondo Barbagallo, “la Fornero ha fatto solo cassa su pensionati e pensionandi. Noi vogliamo introdurre elementi di equità e sanare le sue negative conseguenze sociali”. Il ministro dell’Economia Gualtieri, intanto, fa sapere che per affrontare il tema pensionistico occorre sostenere la natalità.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA

Ignazio Ganga chiarisce che “la Cisl è contraria a scambiare la flessibilità nell’accesso alla pensione con il ricalcolo degli assegni in senso peggiorativo”. Dunque, “lo abbiamo detto al ministro del Lavoro lunedì e lo ripetiamo al Fmi: sulla previdenza e sulle pensioni bisogna smettere di fare cassa sulla pelle di pensionate e pensionati e continuare a schiacciare con regole penalizzanti la generazione di chi si trova oggi intorno ai 60 anni. È necessario aprire una nuova stagione di riforma della previdenza che abbia come punti di riferimento l’equità del sistema, anche tra le generazioni e la stabilità delle regole almeno per un decennio, per poter dare certezze ai lavoratori”, sono le parole del Segretario confederale della Cisl riportate da Adnkronos.

LE PAROLE DI DAMIANO

A proposito di Fmi, per Cesare Damiano “utilizza dati palesemente gonfiati per sostenere che la nostra spesa pensionistica non è allineata alla media europea”. Per l’ex ministro del Lavoro, “quando si separerà previdenza da assistenza risulterà chiaro che la nostra spesa per le pensioni è più bassa. Non solo: quando si smetterà di calcolare la spesa al lordo e non al netto, dimenticando che i pensionati italiani restituiscono al fisco quasi 50 miliardi di euro all’anno, cosa che non capita negli altri Paesi europei, capiremo che l’incidenza sul Pil si abbassa dal 16% al 12%”. Per Damiano, anziché mettere sotto accusa i pensionati, occorre pensare “a una seria riforma che introduca un criterio strutturale di flessibilità per l’accesso alla pensione”.