CGIL: UTILE DOSSIER SU SEPARAZIONE PREVIDENZA-ASSISTENZA
Roberto Ghiselli ritene utile il dossier realizzato dalla Commissione tecnica per la separazione tra previdenza e assistenza perché “propone elementi per determinare una maggior chiarezza nella rappresentazione dei dati, anche in rapporto alle fonti di finanziamento che per la spesa pensionistica, per quanto ci riguarda, non possono che avere anche una componente derivante dalla fiscalità generale, come sta già avvenendo. In tal senso è importante la proposta di rideterminare la natura di alcune spese che, in quanto soggette alla prova dei mezzi, come l’integrazione al minimo della pensione, sono prestazioni che hanno una natura assistenziale, ed è importante l’intendimento dell’Inps di muoversi in questa direzione”. Il Segretario confederale della Cgil ritiene che il lavoro della Commissione offra spunti importanti a supporto del previsto confronto con il Governo sulla riforma delle pensioni “e per quanto ci riguarda conferma le ragioni di compatibilità e di equità contenute nelle richieste di riforma presentate del sindacato”.
AUMENTI PENSIONI NEL 2022, COSA SUCCEDE
Secondo gli ultimi dati inseriti dal MEF in Manovra di Bilancio, il nuovo anno oltre a dover trovare una “quadra” per la prossima riforma pensioni, vedrà i primi aumenti per alcune categorie dovute al peso dell’inflazione.
Nei prossimi 12 mesi, chi prende ad oggi 1.000 euro lordi vedrà aumentare il proprio assegno di 17 euro in più al mese: da 1.500 euro lordi mensili si vedrà l’incremento di 25,50 euro al mese, salgono a 34 euro per chi invece prende 2mila euro mensili, 41,76 euro per chi ne riceve 2.500, 48,33 euro a 3mila di pensione e 61 euro per coloro che ne percepiscono 4mila. Gli importi sono tutti lordi e ad essi saranno poi applicate le nuove aliquote Irpef decise dalla Finanziaria con il taglio delle tasse. (agg. di Niccolò Magnani)
LA DOPPIA CATEGORIA DI LAVORI GRAVOSI NELL’APE SOCIAL
Come noto, tra le misure di riforma pensioni inserite nella Legge di bilancio c’è la proroga di Opzione donna. Il Sole 24 Ore sottolinea che “le lavoratrici interessate all’opzione, e che vogliono anche riscattare il corso di studi universitari a costo agevolato (attualmente poco meno di 5.300 euro per ogni anno), devono fare attenzione a scegliere contestualmente opzione donna e chiedere il riscatto. Infatti Inps con il recente messaggio 4560/2021 ha ricordato che se si effettua prima il passaggio al metodo contributivo per riscattare alcuni anni, poi non si può accedere a Opzione donna”. Il quotidiano di Confindustria specifica che l’Inps ha consentito una deroga a tale regola, ma solo per il 2021. Per quanto riguarda l’Ape social, viene invece ricordato che le nuove attività gravose resteranno “separate” dalle attuali mansioni gravose che rientrano anche nella Quota 41 e nel pensionamento anticipato a 66 anni e 7 mesi con almeno 30 anni di contributi, “creando ulteriore eterogeneità nel nostro già stratificato sistema pensionistico”.
IL “COMPROMESSO” PROPOSTO DA TRIDICO
Secondo Pasquale Tridico, Quota 102, la misura di riforma pensioni che ha sostituito Quota 100, farà uscire dal lavoro “poche migliaia di persone”. Intervistato dal Messaggero, il Presidente dell’Inps spiega che “la flessibilità è possibile all’interno del modello contributivo. Io propongo un compromesso: si può anticipare l’uscita a 64 anni ottenendo solo la quota contributiva dell’assegno. Poi dai 67 anni si riceverebbe anche la parte retributiva. Credo che sia una soluzione accettabile anche per i sindacati”. Tridico ricorda anche che “la sostenibilità del nostro sistema è fortemente connessa al fatto che ci sono troppe poche persone che lavorano, soprattutto giovani. Da decenni siamo inchiodati a un numero: 23 milioni di lavoratori”. Per aumentare l’occupazione, il Presidente dell’Inps suggerisce investimenti, un salario minimo di almeno 9 euro all’ora la gratuità del riscatto della laurea, poiché “spingerebbe i giovani a studiare e laurearsi. E introdurrebbe un’anticipazione implicita del pensionamento per le future generazioni”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA
Ignazio Ganga spiega che “la Cisl non condivide le conclusioni del Rapporto della Commissione di studio su previdenza e assistenza che negano la possibilità di utilizzare il sistema di finanziamento, contributi e fiscalità, per distinguere tra le prestazioni di natura previdenziale, da quelle di natura assistenziale”. Secondo il Segretario confederale della Cisl, “la Commissione, attivata su richiesta dei Sindacati, avrebbe dovuto svolgere un lavoro di approfondimento più analitico. Tale lavoro di approfondimento avrebbe dovuto quantificare quali sono le prestazioni pagate dai contributi versati da lavoratori e imprese e quali invece in carico alla fiscalità generale, e non limitarsi, come avviene nelle conclusioni, di fatto a confermare lo status quo dove questa distinzione non è chiara e si continua a far pesare sull’aggregato della spesa per pensioni costi impropri”.
LA POSIZIONE DELLA CISL
“La Cisl ritiene che, purtroppo, questo risultato non soddisfacente sia anche stato determinato da un metodo di lavoro che di fatto ha esautorato, negli ultimi sei mesi, una parte del sindacato nella redazione del Rapporto finale. Inoltre, anche la richiesta sindacale di procedere ad una comparazione dei costi della spesa sociale, in particolare quella per pensioni al netto invece che al lordo, non viene adeguatamente riscontrata nelle conclusioni del rapporto”, aggiunge Ganga, specificando che la Cisl “continua a essere disponibile a continuare il confronto in considerazione della delicatezza dei temi trattati e del fatto che la spesa sociale è destinata ad aumentare ponendo il problema del suo finanziamento”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.