LE NOVITÀ SULLA RIFORMA PENSIONI DAL 2023: IL NODO LEGGE FORNERO
Come abbiamo già dibattuto su queste pagine, con la formazione del Governo Meloni – se va tutto bene – che giungerà non prima della seconda parte di ottobre, avere una riforma pensioni stabile già prima dell’inizio 2023 potrebbe essere una speranza prossima all’utopia. I tempi stretti dopo il voto in settembre, la situazione internazionale e una Manovra da incardinare nel giro di un mese vedono il tema della previdenza tutt’altro che in primo piano per essere affrontato subito dal prossimo Governo Meloni. Non per questo le dinamiche interne al Centrodestra lasceranno scoperto il fianco al tema tra i più cari alla coalizione che ha vinto le Elezioni lo scorso 25 settembre.
Intanto c’è tempo fino a venerdì 21 ottobre per fare domanda in merito alla pensione anticipata di Quota 102: finiti questi dieci giorni, il ritorno alla legge prodotta dalla riforma pensioni Fornero-Monti sarà di fatto conclamato. Dal 1 gennaio 2023 poi, senza interventi in extremis del nuovo esecutivo che si insedierà, la riforma Fornero “cancellerà” le leggi di Quota 100 e Quota 102: a quel punto l’unico canale ufficiale per andare in pensione sarà proprio quello della legge Fornero (67 anni e 20 di contributi per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata). Lega-FdI-ForzaItalia intende porre un freno a tale riforma organizzando se non già con la nuova Finanziaria, con un intervento strutturale da lanciare ad inizio 2023: sarà però da monitorare, in questo secondo frangente, il tema dello “scalone” da scongiurare per tutti coloro che andranno in pensione nei primi mesi senza più la possibilità delle Quote da poter esercitare.
RIFORMA PENSIONI APE SOCIALE: COSA SUCCEDE VERSO LA PROROGA
Uno degli elementi che quasi certamente sarà nelle disponibilità dei cittadini anche da gennaio 2023 sul fronte pensioni riguarda la riforma dell’Ape Sociale: proprio per le tempistiche strette che avrà il prossimo Governo Meloni, con la Finanziaria già alle “porte”, sarà alquanto probabile che la riforma pensioni dell’Ape Sociale possa essere prorogata per l’ennesimo anno consecutivo. Il meccanismo è ormai arci-noto: pensionamento anticipato di lavoratori che abbiano 63 anni di età, 30 o 36 anni di contributi, che si trovino in una delle condizioni dettate per legge.
Si tratta, in breve, di: lavoratori di attività gravosi; invalidi civili; caregiver; disoccupati. L’Ape sociale è da considerare un importante strumento anche se non si tratta di una vera e propria pensione: è più un sussidio che può accompagnare il lavoratore dall’anticipo dell’uscita lavoro fino all’età per la pensione di vecchiaia. L’importo complessivo non può superare i 1500 euro lordi mensili e i requisiti dovrebbero essere confermati nella proroga da attuare giocoforza con la prossima Finanziaria, o alla peggio con strumenti simili al Decreto Milleproroghe. La formula dell’Ape Sociale è utilizzabile da lavoratori dipendenti, pubblici e privati, da quelli autonomi e anche dagli iscritti alla Gestione separata dell’Inps.