LA NOTA DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

Il ministero dell’Istruzione ha diffuso una nota contenente “le indicazioni operative sulle cessazioni dal servizio del personale scolastico dal 1° settembre 2022” a seguito delle novità di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio 2022: proroga di Opzione donna, estensione dell’Ape sociale e introduzione di Quota 102. Ci sarà quindi tempo fino al 28 febbraio per presentare domanda di cessazione dal servizio tenendo presente che “le lavoratrici che hanno presentato domanda di cessazione Polis per Opzione donna con esito positivo circa la verifica del diritto a pensione, e che presenteranno anche la domanda di riconoscimento delle condizioni per l’accesso all’Ape sociale esclusivamente entro e non oltre il 31 marzo 2022 (cosiddetto 1° scrutinio 2022), potranno – dopo aver ricevuto la comunicazione dall’Inps dell’esito positivo dell’istruttoria a seguito dell’espletamento delle attività di monitoraggio della Conferenza di servizi per l’Ape sociale indetta da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e dell’Inps la rinuncia alla domanda di pensionamento Opzione donna eventualmente già presentata”.



IPOTESI RIFORMA PENSIONI DOPO IL 2023

Il ministero dell’Istruzione ha diffuso una nota contenente “le indicazioni operative sulle cessazioni dal servizio del personale scolastico dal 1° settembre 2022” a seguito delle novità di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio 2022: proroga di Opzione donna, estensione dell’Ape sociale e introduzione di Quota 102. Ci sarà quindi tempo fino al 28 febbraio per presentare domanda di cessazione dal servizio tenendo presente che “le lavoratrici che hanno presentato domanda di cessazione Polis per Opzione donna con esito positivo circa la verifica del diritto a pensione, e che presenteranno anche la domanda di riconoscimento delle condizioni per l’accesso all’Ape sociale esclusivamente entro e non oltre il 31 marzo 2022 (cosiddetto 1° scrutinio 2022), potranno – dopo aver ricevuto la comunicazione dall’Inps dell’esito positivo dell’istruttoria a seguito dell’espletamento delle attività di monitoraggio della Conferenza di servizi per l’Ape sociale indetta da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e dell’Inps la rinuncia alla domanda di pensionamento Opzione donna eventualmente già presentata”.



IPOTESI RIFORMA PENSIONI DOPO IL 2023

In attesa del prossimo incontro del Governo con i sindacati per tornare a discutere di riforma pensioni, oltre alle già predette opzioni sul tavolo della previdenza emergono altre ipotesi da lanciare sul “cantiere” pensionistico dopo il 2023, ovvero alla scadenza della Quota 102.

Le sigle sindacali chiedono una forte virata sulla flessibilità in uscita per tutti, da partire dai 62 anni di età oppure con 41 anni di contributi: il Governo per ora su questo “non ci sente”, impegnato sì a modificare la legge Fornero ma aprendo a più “eccezioni” senza modificare l’impianto di base del contributivo. I sindacati chiedono anche una pensione di garanzia che possa permettere ai giovani con “buchi” contributivi di avere pensioni in futuro il più possibile dignitose: serve dunque o un’integrazione del metodo di calcolo contributivo all’assegno, oppure un trattamento con importo commisurato agli anni di contribuzione effettivi o “valorizzati”. Per il momento si valutano al MEF solo gli allargamenti dell’Ape Sociale ma già dal tavolo di febbraio sulla riforma si cercherà di ampliare il più possibile le ipotesi da portare in discussione nel prossimo Def. (agg. di Niccolò Magnani)



IL PENSIONAMENTO ANTICIPATO PER I MARITTIMI

Rispondendo alla domanda posta da un lettore del sito di Repubblica, la Fondazione Studi Consulenti del lavoro ricorda che “il pensionamento anticipato per lavoratori marittimi è riservato a chi era adibito al servizio di macchina o di stazione radiotelegrafica di bordo. Tali soggetti possono chiedere una pensione anticipata di vecchiaia al compimento di 59 anni fino al 2024 (dal 2025 il requisito si incrementa), purché si siano maturate 1040 settimane di contribuzione, esclusi i periodi non corrispondenti ad attività di navigazione, di cui almeno 520 settimane di effettiva navigazione al servizio di macchina o di stazione radiotelegrafica di bordo. I piloti di pilotaggio marittimo e i marittimi abilitati al pilotaggio maturano il diritto alla pensione di vecchiaia al raggiungimento del requisito anagrafico ridotto di 5 anni rispetto a quello tempo per tempo in vigore nel regime generale obbligatorio, dunque 62 anni a oggi”. Viene inoltre evidenziato che, nel caso di cumulo contributivo, “di prassi non si applicano i requisiti specifici di una singola tipologia speciale di lavoratori”.

L’INCOGNITA SUL POST-QUOTA 102

Il Sole 24 Ore evidenzia che in tema di riforma pensioni “palazzo Chigi punterebbe a definire un primo memorandum d’intesa con i sindacati in tempo utile per il Def da presentare entro il 10 aprile, con l’obiettivo di rendere più flessibile la legge Fornero una volta che a fine 2022 si sarà esaurita Quota 102, ma rimanendo rigidamente all’interno del solco del metodo contributivo, a differenza di quanto auspicato dai sindacati e da alcuni partiti, con in testa la Lega. Che spinge per lasciare la soglia minima di pensionamento a 62-63 anni”. Questo, come riporta il sito del Giornale, potrebbe aprire le porte alla proposta di Michele Reitano relativa a un taglio del 3% dell’importo dell’assegno pensionistico per ogni anno di anticipo rispetto al requisito fissato per le pensioni di vecchiaia. Anche perché l’alternativa di un totale ricalcolo contributivo degli assegni in caso di uscita anticipata non sembra percorribile, né accettabile da parte dei sindacati. Non resta che attendere il nuovo confronto tra esecutivo e Cgil, Cisl e Uil in programma giovedì.

RIFORMA PENSIONI, I DATI ADEPP

In un articolo pubblicato su ilpuntopensionielavoro.it in cui analizza i dati dell’ultimo Rapporto Adepp relativo alle casse previdenziali dei liberi professionisti, Michaela Camilleri evidenzia che “tra il 2005 e il 2020, il numero di pensionati che continuano a esercitare l’attività professionale è più che raddoppiato e la relativa crescita è risultata nettamente superiore a quella degli iscritti attivi (130% rispetto al 23%)”. Inoltre, “un altro fenomeno che ha assunto sempre più importanza nel tempo per il mondo delle Casse privatizzate è la cosiddetta femminilizzazione della professione, un trend che peraltro non si riscontra nelle altre categorie lavorative in cui la componente femminile è rimasta pressoché costante”.

IL NUMERO CRESCENTE DI ISCRITTE

Infatti, “negli ultimi 14 anni la percentuale di iscritte donne è cresciuta notevolmente, passando dal 30% del 2007 al 41% del 2020, seppure con importanti differenze per fasce d’età”. Basti pensare che “per i professionisti sotto i 40 anni vi sia una prevalenza della componente femminile (circa il 54% del totale), ma le proporzioni si invertono con l’aumentare dell’età degli iscritti. Infatti, le donne tra i 50 e 60 anni rappresentano solo il 34% degli iscritti e la quota si riduce ulteriormente all’aumentare dell’età anagrafica”. “Con riguardo all’age pay-gap, i professionisti sotto i 30 anni dichiarano circa un quarto dei loro colleghi con età compresa tra i 50 e i 60 anni. Tale differenza decresce con l’età del professionista, com’è naturale immaginare per effetto dell’esperienza via via maturata sul campo, ma resta comunque marcata fino ai 50 anni”, aggiunge Camilleri.

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