I CONTI SULLA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ
Rispondendo a una domanda di un lettore del sito di Repubblica posta all’“Esperto Pensioni”, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ricorda che “la pensione per i superstiti (sia indiretta sia di reversibilità) prevede un meccanismo di mera percentuale rispetto al trattamento pensionistico del de cuius”. Nel caso specifico sottoposto da lettore, che desiderava sapere a quanto sarebbe ammontata la pensione di reversibilità, “trattandosi di pensione già liquidata, la prestazione ai superstiti è un di cui, come ricordato, del suo attuale trattamento pensionistico. Questa decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del pensionato o dell’assicurato e spetta in una quota percentuale della pensione già liquidata o che sarebbe spettata all’assicurato. L’aliquota del trattamento nel caso di coniuge solo è pari al 60% e subisce eventuali ulteriori trattenute a seconda dei redditi percepiti, secondo le indicazioni della circolare Inps n. 195/2015 con le fasce reddituali annualmente rivalutate”.
LA PAROLE DI BARONE (UILP)
Durante il Consiglio regionale della Uilp Sicilia, il Segretario generale Claudio Barone, come riporta blogsicilia.it, ha ricordato che “la guerra sta creando problemi lutti e problemi alla nostra nazione soprattutto per quanto riguarda l’economia”. Pe questo motivo, “dobbiamo batterci per isolare la Russia che sta facendo cose vergognose. Dobbiamo pensare a una capacità di approvvigionamento europeo”. Un problema da non trascurare, inoltre, secondo il sindacalista, è che “se non aumenta il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, si corre il rischio che i pensionati rischiano di avere grossi problemi. Oggi i pensionati danno una mano alle famiglie, serve l’estensione delle quattordicesima, l’adeguamento delle pensioni, i contratti per i lavoratori di pendenti e lavoro per i giovani”. “Siamo preoccupati i pensionati devono essere una risorsa e serve una legge sulla non autosufficienza, serve una sanità di prossimità che ridia potere economico alle categorie che riguardano la sanità”.
IL NODO PENSIONI PER DRAGHI
In un articolo pubblicato su linkiesta.it, Valerio Federico ricorda che presto il Governo dovrà affrontare il nodo della riforma delle pensioni. “Oggi va sventato da parte di Draghi il tentativo conservatore dei sindacati di introdurre flessibilità in uscita senza legarla al ricalcolo contributivo, in sostanza facendola pagare a tutti i contribuenti e non solo a chi opterà per andare prima in pensione, sulla base, come dovrebbe essere, dei contributi che ha realmente versato”, scrive il tesoriere nazionale di +Europa, secondo cui ogni misura non finalizzata “a ridurre la spesa a carico della fiscalità generale a integrazione dei contributi versati dai lavoratori e non volta a ridurre il divario tra la retribuzione media dei lavoratori e l’importo medio delle pensioni, corrisponde a un attentato ai diritti dei giovani, dei lavoratori attuali e dei pensionati di domani”. Dal suo punto di vista “la fermezza del Governo sul punto sarà centrale affinché la riforma del sistema pensionistico proceda nel suo carattere riformatore: equità senza privilegi, riduzione dei costi con conseguenti maggiori investimenti in produttività, quindi occupazione e crescita dei salari”.
LA FLESSIBILITÀ CHIESTA DALLA FIM-CISL
Ieri la Fim-Cisl ha presentato il “Manifesto sindacale per le transizioni lavorative”, “un documento articolato secondo delle concrete linee d’ intervento per accompagnare le persone nelle transizioni lavorative che tra rivoluzione digitale ed energetica stanno mettendo in discussione migliaia di posti di lavoro”. Nel Manifesto si parla anche di riforma delle pensioni. “Crediamo che bisogna inserire una flessibilità pensionistica che dia alle persone la possibilità a ridosso della pensione di ridurre di 4/5 la propria attività lavorativa, e per i giovani il diritto alla previdenza complementare incoraggiato fiscalmente con quote obbligatorie a carico della contrattazione, con la possibilità di tramutarla in riduzione oraria futura”, si legge in un comunicato della federazione dei metalmeccanici Cisl. “Le riforme vanno fatte non solo con i soldi pubblici, come Fim pensiamo che la contrattazione e la bilateralità possano dare un grande contributo in termini di politiche contrattuali”, ha aggiunto il Segretario generale Roberto Benaglia.
RIFORMA PENSIONI, LE IPOTESI SUL TAVOLO GOVERNO-SINDACATI
In un articolo su MoltoEconomia, inserto economico del Messaggero, viene ricordato che “in una situazione interna e internazionale ancora difficilissima il governo prova a chiudere una volta per tutte la partita” relativa alla riforma delle pensioni “delineando un assetto che si vorrebbe definitivo”. Le ipotesi sul tavolo del confronto tra Governo e sindacati sono al momento tre. La prima è la cosiddetta Opzione Tutti, che prevede il “ricalcolo contributivo dell’intera pensione, sul modello di quanto è ora possibile (per le sole lavoratrici) con la formula di Opzione donna”, con la possibilità di lasciare il lavoro a 64 anni. I sindacati sono contrari, anche perché “la decurtazione complessiva dell’assegno oscillerebbe tra il 6 e il 13 per cento”.
IL NODO DELLE PENALIZZAZIONI
La seconda ipotesi, sostenuta da Michele Raitano, prevede l’anticipo pensionistico a 64 anni con una decurtazione relativa alla sola “quota retributiva della pensione in proporzione agli anni di anticipo; l’idea è usare come parametro i coefficienti di trasformazione del sistema contributivo, che sono più favorevoli quanto più l’età a cui si lascia il lavoro è avanzata”. In questo caso si stima una penalizzazione del 3% per ogni anno di anticipo. C’è infine la proposta del Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, ribattezzata Ape contributiva: “Per i lavoratori che rientrano nel sistema misto scatterebbe la possibilità di andare in pensione a 63 anni di età (con almeno 20 di contribuzione) ottenendo però subito solo la ‘porzione’ contributiva della pensione, mentre la restante quota calcolata con il contributivo si aggiungerebbe solo al raggiungimento del requisito per la vecchiaia che al momento è fissato a 67 anni”.
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